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Intervista con Rossella Gigli, direttrice FreshPlaza Italia

Solo un manager su tre e' donna nell'UE

Quasi 7,3 milioni di persone occupa posizioni manageriali in imprese che abbiano sede nell'Unione europea e con 10 impiegati o più: 4,7 milioni di uomini (65% di tutti i manager) e 2,6 milioni di donne (35%). In altre parole, sebbene rappresentino approssimativamente la metà degli occupati presenti nell'UE, le donne continuano a non ricoprire ruoli importanti.



In aggiunta, le donne manager nell'UE guadagnano il 23,4% in meno rispetto agli uomini: 0,77 euro/ora contro 1,00 euro. Il dato è stato reso noto dall'Eurostat in base a un'indagine strutturata in quattro anni, in occasione della Giornata mondiale della Donna (8 marzo 2017).

Insieme alle donne di Germania e Cipro, quelle manager italiane rappresentano il 22%. Anche lo stipendio medio riflette la situazione: una manager italiana guadagna il 33,5% in meno rispetto alla controparte maschile.

A tal proposito, è di qualche giorno fa l'exploit dell'europarlamentare polacco Korwin-Mikke, che ha mandato su tutte le furie in primis le eurodeputate, come la spagnola Iraxte Garcìa Perez.

Clicca sul tasto Play per far partire il video.


Dopo averlo ascoltato, la Garcìa Perez è sbottata: "Ascolti signor deputato, secondo lei e le sue teorie io non avrei il diritto di essere seduta qui tra i deputati? So che questo la fa infuriare, lei è spaventato dal fatto che le donne oggi possano rappresentare i cittadini così come fa lei. Io sono qui per difendere le donne d'Europa da uomini come lei".

In Italia
Le quote rosa nell'imprenditoria agricola stanno acquistando sempre più rilievo già da qualche decennio, tanto che le aziende gestite da donne, in linea generale, sono una tipologia imprenditoriale che impatta in maniera importante nell'area metropolitana milanese: sono 51.404 le attive, pari al 17,5% del totale. In Lombardia sono in totale 154.265 mentre in Italia se ne registrano 1.153.435 (dati 2015). E se al Nord la motivazione dello sviluppo delle imprese al femminile rappresenta evidentemente una risposta alla mancanza di soluzioni occupazionali nonché una strategia per conciliare lavoro e famiglia, al sud spesso si tratta di proseguire una tradizione familiare.

"L'aumento delle imprese agricole condotte da donne è ormai un fatto consolidato - dichiara Giuseppe Santoianni, presidente di AIC-Associazione Italiana Coltivatori - Campania e Sicilia in particolare sono le due regioni che presentano un numero considerevole di aziende agricole gestite da donne. Mentre in Italia la media è del 34-35%, in Campania e Sicilia oltrepassiamo il 40%. Dall'ultimo censimento del 2010 a oggi si evince un aumento di circa il 5%, e proprio in chiave femminile".

Le imprese rosa nel 2015 hanno registrato un'ottima prestazione, con un aumento della propria base del 2,1%. Sono in aumento anche le giovani imprenditrici con una formazione rilevante, laureate o diplomate nel settore agrario, o addirittura diplomate in altri settori ma che ritornano alla terra.

"Sarebbe poi certamente interessante verificare se il potere decisionale nelle aziende gestite dalle donne nel sud Italia sia effettivamente nelle mani delle donne - prosegue Santoianni - Ci si arriva un po' per deduzione: in molti paesi spesso il marito ha un impiego statale e la moglie, a partita IVA, gestisce la piccola azienda agricola familiare, che altrimenti verrebbe lasciata andare, in veste di venditore agricolo professionale o titolare di azienda. In quest'ultimo caso si tratta certamente di aziende più strutturate".

Il successo imprenditoriale femminile negli ultimi anni ha evidenziato una connessione molto forte con aziende legate alla natura: "In generale le donne, dal nord al sud, hanno una particolare tendenza a rischiare di più rispetto agli uomini, non da un punto di vista finanziario ma di iniziativa. Molte diventano imprenditrici agrituristiche, aprono piccoli laboratori per trattare i loro prodotti, dalle marmellate, al piccolo salumificio, al pastificio. Le nuove produzioni contemplano anche lo yogurt e le erbe aromatiche".

L'intervista
In occasione di questa Festa della Donna, cadendo nell'anno del decennale di FreshPlaza Italia (che si celebrerà il prossimo 2 aprile 2017), abbiamo posto alcune domande alla manager/direttrice Rossella Gigli.

FreshPlaza (FP): Se fossi stata spettatrice dell'uscita infelice - per usare un eufemismo - dell'europarlamentare polacco Korwin-Mikke, quale sarebbe stata la tua reazione? Condividi la risposta diretta dell'eurodeputata spagnola Garcìa Perez?
Rossella Gigli (RG): "Ho visto il filmato quando è stato trasmesso al telegiornale e sono rimasta attonita. Personalmente non so se avrei avuto la signorilità e il contegno dell'eurodeputata spagnola. Non pensiate che una donna non sia in grado di provare rabbia esplosiva".

FP: E' oltre un decennio che lavori con FreshPlaza, gruppo editoriale specializzato nel settore, e a breve festeggeremo i 10 anni dell'edizione italiana. Quali, nel corso del tempo, gli sviluppi registrati nel ruolo delle donne in Italia?
RG: "Non vedo purtroppo molti cambiamenti per il ruolo delle donne, in Italia. O, per dire meglio, le vedo farsi strada solo a costo di un grande sforzo aggiuntivo, e solo se talune circostanze contingenti le favoriscono. Una legislazione che imponga le cosiddette quote rosa, per esempio; o un leader politico che decida volontariamente di ripartire ruoli e responsabilità in modo più equo. Ma appena le cose si lasciano andare di nuovo alla loro inerzia sociale, senza interventi mirati, le donne subito spariscono dagli organigrammi e dai ruoli di responsabilità. E' più facile trovare uomini che assommano su di sé più incarichi contemporaneamente, che non una donna in un unico ruolo chiave".

FP: Nel settore dell'ortofrutta la presenza femminile è molto ridotta. In questi 10 anni che idea ti sei fatta a tal proposito?
RG: "In realtà, anche se quasi invisibile, la presenza femminile è preponderante, in ortofrutta. Ma solo se parliamo di manodopera qualificata ed esperta. In ogni campo, in ogni magazzino di lavorazione e confezionamento che io abbia visitato in questi - per esattezza - 12 anni, ho sempre visto una schiacciante prevalenza di manodopera femminile. Poi, appena si sale la scala gerarchica, a meno che non si sia parente di qualcuno, le donne scompaiono. Evidentemente vanno bene solo per i ruoli più accurati e delicati della filiera, quando serve precisione, attenzione e competenza".

FP: Da donna e manager, quali tabù/cliché sono stati e sono tuttora difficili da spazzar via?
RG: "Sarebbe un elenco troppo lungo. La donna è spesso considerata un soggetto dipendente da altri, più che una persona autonoma e in grado di autodeterminarsi. Direi che il tragico fenomeno dei delitti in famiglia costituisca un campanello d'allarme. Esistono poi, almeno in Italia, mansioni domestiche che vengono ancora considerate quali appannaggio esclusivo della donna; come se un uomo non fosse fisicamente in grado di rifare un letto, separare il bucato o pulire i pavimenti".

FP: FreshPlaza ha una componente femminile preponderante rispetto a quella maschile: è un caso?
RG: "Sono una persona che dimostra nei fatti, non solo a chiacchiere, le proprie convinzioni. La scelta di dare precedenza alle donne, anche nel mio staff di collaboratrici e collaboratori, è coerente con la mia visione. Le donne troppo spesso si sentono inadeguate, senza averne motivo: io credo di aver contribuito, nel mio piccolissimo, alla crescita professionale di alcune di loro. Il che non significa, ovviamente, che io non apprezzi e non dia il giusto valore a chiunque dei miei collaboratori, a prescindere dal genere di appartenenza".