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Fare massa critica e migliorare la competitivita' sono gli obiettivi principali

Nasce il distretto della Cipolla Borettana

La Cipolla Borettana vuole fare massa critica e migliorare la qualità e questo è possibile solo creando un distretto produttivo. L'idea è venuta a Matteo Freddi, dell'azienda Freddi di Sant'Iliario (Reggio Emilia) e ieri pomeriggio, giovedì 2 marzo 2017, lo ha illustrato ad alcuni produttori fra i maggiori del territorio. Coltivatori che producono, ognuno, da 10 a 60 ettari di cipolla l'anno, tanto per capirci.


A destra Matteo Freddi, a sinistra Alessio Costanzo durante il convegno di ieri pomeriggio

L'idea è di un'apertura a tutti i produttori interessati, coinvolgendo anche tutte quelle aziende di ritiro/lavorazione e commercializzazione che vedono nel progetto un'opportunità per far conoscere la Cipolla Borettana a una platea di consumatori più vasta.

"Il progetto 'Borettana zero difetti', nato quattro anni fa, si evolve - ha spiegato Freddi - e fa dei passi avanti. La nuova idea prende il nome di Cipollina Borettana dell'Emilia. Se diventiamo distretto abbiamo maggiori possibilità di fare massa critica. Possiamo collaborare fra aziende e migliorare le pratiche agronomiche utilizzate dei nostri agricoltori. Negli ultimi anni, in media, la resa di cipolla che abbiamo potuto mettere in commercio è stata pari al 65%. Il restante 35% è stato scarto (difetti di raccolta, sottomisura ecc.) e questo determina delle inefficienze. L'obiettivo è arrivare almeno all'80% in resa commerciabile".


Cipolla Borettana fresca e trasformata

Il morale a Sant'Ilario, ieri pomeriggio, non era dei migliori, nel senso che aleggiava la pesantezza del mercato. Freddi è partito descrivendo gli attuali limiti delle produzioni emiliane: "Non siamo in grado di fornire una qualità costante al cliente intermedio e al consumatore finale. Non siamo in grado di competere sul prezzo con i competitor produttori, in quanto il costo di produzione per loro si attesta a 12/15 cent/kg. Abbiamo ancora troppe fasi inefficienti".


Solo il 65% del conferito viene commercializzato come prima qualità. Il resto diventa scarto

Ma ci sono anche dei punti a favore del distretto. "Il mercato richiede sempre di più i prodotti legati a un territorio e il consumatore apprezza e compra un prodotto che mantenga le promesse, pagando di più. La Gdo fa sue queste richieste e chiede ai fornitori di aiutarli. I clienti esteri che abbiamo fidelizzato dando qualità costante nel tempo tornano, ma comprano ancora troppo poco. Abbiamo notato quanta sia la curiosità dei consumatori sulle storie e gli esempi di integrità lavorativa: assecondiamo questo desiderio".


Scalogno

E' poi intervenuto Alessandro Costanzo, esperto agronomo di Sata Srl, il quale ha fornito alcuni consigli ai produttori. Ad esempio, ha dato alcune indicazioni per un piano di concimazione per avere come obiettivo 40 tonnellate ad ettaro. "In pre-semina distribuire azoto e potassio in prossimità della semina. Procedere poi con concimazione azotata con cipolla alla seconda foglia. Si possono poi fare altri due apporti sempre in concomitanza di irrigazioni o piogge. Ad ogni modo, interrompere le concimazione almeno a 50 giorni dalla presunta raccolta. Ogni concimazione deve partire dall'analisi del terreno da ripetersi come minimo ogni 5 anni".

"Il piano di concimazione - ha detto l'esperto - è dinamico e può variare a seconda dell'andamento del clima (caldo-freddo), ma soprattutto dello stato della coltura. Non esiste una formula che vada sempre bene; in particole quando le condizioni climatiche sono particolari. Attenzione a usare solo azoto: il prodotto si presenta bene alla raccolta, ma poi in magazzino perde consistenza".