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Droni: non e' difficile pilotarli. Basta capire a cosa servono

Adesso è un argomento di moda. Se ne parla spesso sulla stampa specializzata e a volte anche da gente che propone corsi di formazione, come se potessero costituire la soluzione a molti mali dell'agricoltura. Molto più onesto è stato l'esperto Andrea Fanelli che sabato 18 febbraio 2017, durante un convegno a Cesena presso l'Istituto tecnico agrario, ha spiegato che "non è difficile ottenere l'abilitazione al pilotaggio, ma occorre avere le idee chiare sullo scopo a cui destinarli".



Il problema non è il velivolo in sé, il Sapr (Sistema aereo a pilotaggio remoto), ma il software e i sensori che reca. Un drone, infatti, non è altro che una "piattaforma volante per strumenti di rilevazione e misura". Ma ciò che conta è l'elettronica necessaria, a seconda dello scopo agricolo che ci si prefigge.

E a cosa possono servire dei droni in frutticoltura? Di certo possono avere effetti pratici: valutare con scansioni aeree lo stato idrico della coltura, oppure lo stato sanitario o nutrizionale. Si può avere uno strumento in più per valutare le conseguenze di una grandinata. Un'altra applicazione potrebbe essere quella della distribuzione di uova di insetti utili attraverso speciali dispenser. La distribuzione può essere programmata con estrema precisione.



"Capite che il drone in sé - ha spiegato Fanelli - non è determinante; lo sono piuttosto i software, gli spettri d'azione e le risoluzioni in gioco nelle strumentazioni presenti sul velivolo. Per questo non credo sia sempre conveniente per un'impresa agricola dotarsi di un drone. Meglio rivolgersi a un "contoterzista" abilitato professionalmente e che soprattutto sia pratico non solo della tecnica di volo, ma della lettura dei dati".