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Kiwi in Agro Pontino: irrigazione, consumi idrici e falda freatica

Il kiwi (Actinidia deliciosa C.F. Liang e A.R. Ferguson), di origine cinese, è stato valorizzato, a livello internazionale, dalla Nuova Zelanda che iniziò coltivarlo nel 1906. In Italia si inizia a coltivare la suddetta specie nel 1971: a San Felice Circeo con due piantagioni sperimentali realizzate da Ottavio Cacioppo e nel Trentino Alto Adige, presso l'Istituto Agrario di San Michele all'Adige.

Oggi, con 25.000 ettari e una produzione annua di 450mila tonnellate, l'Italia è leader nel mondo, dopo la Cina, e occupa questa posizione da molti anni. In provincia di Latina si stimano 8.000 ettari e una produzione di 140mila tonnellate; il territorio è stato battezzato "la terra del kiwi" e il 21 agosto 2004, assieme ad alcuni comuni della provincia di Roma ha ottenuto, dall'UE, il marchio IGP Kiwi Latina.

A partire dagli anni Settanta, il kiwi si è esteso su un terreno della pianura pontina destinato in precedenza alla viticoltura di uva da tavola o da vino e di altre specie frutticole di scarsa redditività.

Lo scorso 3 febbraio 2017, a Nettuno si è tenuto l'incontro sull'irrigazione del kiwi in Agro Pontino, organizzato dall'ARMA (Casa editrice di Kiwi Informa) e dalla Società Toro Ag Irrigation di Fiano Romano (Roma).
Pubblico che segue con interessel'incontro.

Le acque irrigue per il kiwi hanno un grado di salinità di 06-09 mS/cm; oltrepassando 1mS/cm si hanno fenomeni di tossicità dell'apparato radicale. Il contenuto di cloro solubile in acqua nel terreno non dovrebbe superare 9-10 ppm. Nell'acqua irrigua i sali solubili totali non devono superare concentrazioni di 400-500 ppm. La quantità dei sali nella massa di terreno in cui si sviluppano le radici non deve superare 0,9 g/l. L'accumulo abnorme di calcio nel terreno risulta dannoso alla pianta.


Radice di actinidia severamente danneggiata eccessi di sali nel terreno.

L'actinidicoltura della provincia di Latina consuma mediamente per ogni stagione irrigua (marzo-ottobre) 8.000 mc/ha con impianti sotto chioma ed erogazione dell'acqua nebulizzata e 6.000 mc/ha con impianti a goccia. Se si paragona al consumo idrico di acqua irrigua dell'insalata o degli ortaggi in genere con 2-3 cicli annuali i consumi non sono inferiori a quelli del kiwi. Quindi, colpevolizzare l'actinidicoltura, la quale costituisce il fiore all'occhiello dell'agricoltura della provincia di Latina, è un grosso errore.


Clicca qui per un ingrandimento della tabella.

Sopra e sotto: tabelle in cui sono riportati i parametri dell'irrigazione del kiwi in Agro Pontino.


Clicca qui per un ingrandimento della tabella.



Adriano Marchetto, titolare dell'ARMA, con la sua notevole esperienza nel campo irriguo è intervenuto frequentemente durante il convegno soffermandosi sugli aspetti legati alla salinità del suolo e dell'acqua irrigua.

Gianni Tacconi
si è intrattenuto sulla perdita di circa 1.000 ettari di kiwi nel Veneto dovuta a una combinazione di fattori, compresa l'acqua irrigua, che hanno danneggiato severamente le radici del kiwi.


Gianni Tacconi durante la relazione sulla moria delle piante di kiwi in Veneto.

Infine Renato Padulazzi (nella foto sotto) della Società Toro ha descritto egregiamente i vari sistemi irrigui per il kiwi, come si calcolano i quantitativi di acqua irrigua in relazione al tipo di terreno e al sesto d'impianto.



Per il fenomeno dell'impoverimento delle falde acquifere, durante la stagione irrigua (marzo-ottobre) in un territorio agricolo di circa 150mila ettari viene praticata un'agricoltura intensiva e di pregio. Pertanto è normale che si possano avere problemi di abbassamento delle falde freatiche.

Negli anni Settanta in alcune aree dell'Agro Pontino, come quella compresa tra i comuni di San Felice Circeo, Sabaudia e Terracina, operavano due Consorzi di Bonifica, i quali gestivano la distribuzione delle acque per l'irrigazione per mezzo d'impianti di sollevamento delle acque dei fiumi, immessi nel vasto sistema di canali che scorrevano lungo i campi. Dal 1970 in poi si sono realizzati numerosi pozzi artesiani per irrigazione, a profondità variabile da 50 metri e oltre, per cui è caduto in disuso il sistema suddetto.

In agricoltura le scelte colturali scaturiscono dalle richieste di un mercato internazionale: sono infatti 380mila le tonnellate di kiwi esportate in vari paesi del mondo. Il ricavo degli actinidicoltori dalla vendita dei frutti alle cooperative è di 0,50-0,60 euro al chilogrammo, mentre il ricavo dalla vendita dei frutti da parte delle cooperative è di 1 euro per chilogrammo. Negli anni Ottanta la redditività del kiwi era di oltre 60 milioni di lire/ha, dal 1988 è diminuita con gli anni per il kiwi a polpa verde, mentre per quello a polpa gialla, Gold G3 (neozelandese), che in Provincia di Latina conta 1.500 ettari, la produzione lorda vendibile è di oltre 1,50 euro/kg.

Il problema dell'impoverimento delle falde acquifere a causa del consumo irriguo non può essere quindi risolto non coltivando il kiwi, che nell'Agro Pontino ha trovato le condizioni pedoclimatiche migliori d'Italia e che ha consentito e consente agli actinidicoltori di ottenere redditi superiori alle altre specie frutticole.

Contatti:
Ottavio Cacioppo
Email: ottaviocacioppo@gmail.com
Data di pubblicazione: