Radicchio di Treviso: solo il 10% e' IGP
Domenica 15 gennaio c'erano proprio tutti, radunati per volontà dell'amministrazione comunale di Mirco Feston e della Pro Loco zerotina, presieduta da Renzo Benozzi, alla ricerca di un nuovo inizio per l'ortaggio che porta – o dovrebbe portare – Treviso e la Marca nel mondo. Già, porta o dovrebbe portare. Perché i punti deboli, specie dal punto di vista della commercializzazione, ci sono. E i relatori di ieri a Zero Branco non se lo sono nascosto. Da una parte le necessità dei produttori, dall'altra la qualità da certificare e garantire al consumatore. Da una parte il bisogno di allargare gli orizzonti del commercio, in Italia e all'estero, dall'altro la concorrenza del "finto tardivo" delle vicine province venete.
Molti i punti di vista emersi nella prima parte della tavola rotonda con la presentazione delle attività e dello stato di fatto del comparto, visto dagli occhi dei singoli. Le migliorie attuate negli ultimi anni, compresi i vent'anni con la denominazione di "tardivo IGP", le nuove tecnologie inserite nella filiera, il packaging, il lavoro del consorzio, unito agli obbiettivi per il futuro. Ma tutto ciò sembra non bastare. Perché i numeri parlano chiaro. Meno del 10% della produzione totale è certificata come IGP e di questa solo il 10% è esportata sui mercati esteri. Di strada, insomma, ce n'è ancora molta da fare se si intende portare realmente la pregiata cicoria trevigiana al posto che merita.
"L'obiettivo dev'essere comune a tutte le parti coinvolte", spiega, a margine dell'incontro, Antonio Cazzaro, assessore all'agricoltura di Zero Branco nonché produttore, "consideriamo questo confronto un punto di partenza importante e positivo, ma ora serve davvero cambiare prospettiva, tutti assieme". Una considerazione condivisa, quella di Cazzaro, che poi spiega: "Quest'anno non abbiamo avuto problemi di prezzo, come lo scorso anno, bensì di quantità. Serve quindi trovare il modo di rispondere a questa problematica, pensando, ad esempio, di immagazzinare una certa quantità di prodotto".
Perché si sa, è sempre il clima a metterci l'ultima parola. E quest'anno le temperature gelide raggiunte nella Marca hanno spesso e volentieri impedito la raccolta, a causa dei terreni ghiacciati.
"Al termine del dibattito è emersa la volontà di ritrovarsi a breve per continuare a lavorare assieme", conclude Cazzaro, "chissà possa essere la volta buona". Un cambio di passo, insomma, è auspicato ed atteso. Forse anche dal "fiore d'inverno" che tanto, forse, avrebbe da dire e raccontare.