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Visita al mercato all'ingrosso di Pechino: anche i Cinesi cercano frutta di qualita', packaging attraente e merce estera

Un mercato all'ingrosso che deve rifornire 20 milioni di consumatori non può che avere dimensioni e numeri colossali. E così è per la struttura esistente a Pechino, in Cina: 6 kmq di superficie, 1.799 dipendenti diretti, 36mila tonnellate di frutta e verdura movimentate ogni giorno per un totale di 15 milioni di tonnellate l'anno. Qui arrivano frutta e verdura da tutta la Cina e da tutto il mondo.

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Lo scorso sabato 14 gennaio 2017, una delegazione della fiera Macfrut ha visitato la struttura e incontrato il vice presidente Gu Zhaoxue. I prezzi? sono liberi, decisi dal mercato, ma non del tutto. Il governo li controlla - e in minima parte può condizionarli - specie per non far scendere troppo le quotazioni e mettere in difficoltà i produttori.

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La visita è stata guidata in tutti i sensi: caricati a bordo di micro-mezzi e accompagnati direttamente presso lo stand di un importatore. 25 le persone mobilitate per la scorta, posizionate lungo tutto il percorso.

L'importatore aveva frutta da tutto il mondo, ma per lo più dal Cile. Da questa nazione provenivano ciliege e nettarine confezionate in atmosfera modificata. Le mele erano statunitensi, in confezioni da 4 pezzi. Le nettarine erano a pasta bianca della varietà Super Queen.

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A un certo punto, il gruppo è stato incrociato da un carrello che trasportava una pedana di kiwi italiano Sweeki, e lo stesso importatore aveva del prodotto italiano a marchio Kiwi Uno.

"In futuro speriamo di collaborare di più con voi Italiani" ha detto l'impassibile vice presidente Zhaoxue, facendo intendere che di prodotto del nostro paese se ne vende ben poco. E così sarà fino a che non saranno firmati gli accordi per altri tipi di frutta oltre al kiwi, il solo che può essere al momento esportato in Cina.

"Siamo il secondo mercato agroalimentare all'ingrosso del mondo - ha detto il vice presidente - dopo il Rungis di Parigi (cfr. FreshPlaza del 06/06/2016). Ma entro pochi anni, quando avremo completato l'ampliamento, credo che saremo al primo posto. La media di transito di frutta e verdura è di 36mila tonnellate al giorno. Ieri però (venerdì 13 gennaio 2017, ndr), abbiamo toccato il picco di 21mila tonnellate di verdura e 22mila di frutta. Questo perché siamo in prossimità del Capodanno cinese (28 gennaio 2017, NdR)".

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Il vice presidente del mercato agroalimentare di Pechino, Gu Zhaoxue.

Zhaoxue ha spiegato che negli ultimi tempi ci sono due tendenze in crescita: la ricerca di packaging attraente, oltre che funzionale, e la frutta importata che, attualmente, arriva da 40 diverse nazioni.

Al Mercato, che è in rete con altri 14 altri sparsi per tutta la Cina, fanno riferimento 3 milioni di ettari coltivati. L'80% dell'ortofrutta consumata a Pechino passa da questo canale. Sono 5.558 le aziende di commercio che lavorano all'interno della struttura. Il Mercato è stato fondato nel 1988 e all'inizio vi lavoravano solo 15 persone. Oggi il fatturato supera i 520 milioni di euro. Il Mercato possiede 270 mezzi propri per distribuire in proprio l'ortofrutta e ha pure cominciato la vendita online.

"Cerchiamo sempre di più la qualità - ha aggiunto il vice presidente - e qui coloro che vengono a vendere devono avere una certificazione. Ogni camion che entra deve mostrare i certificati di provenienza. La sicurezza alimentare è molto importante. Effettuiamo delle verifiche a campione specie per le merci in ingresso".

Nel tratto dagli uffici allo stand visitato, abbiamo visto uno spaccato a due facce. La merce di importazione è tal quale quella che si può trovare nei mercati all'ingresso in Italia, cioè ben confezionata e con tutte le informazioni su origine, raccolta, calibro, varietà. Per la merce nazionale, invece, abbiamo visto un'agricoltura ancora piuttosto arcaica, che deve pensare più alla massa che al packaging o alla qualità. Sfamare 20 milioni di persone, contenute in un anello di 950 chilometri (questa la lunghezza del Grande raccordo anulare più esterno di Pechino) non è facile.

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Siamo rimasti colpiti da enormi quantitativi di cavolo verza, protetti dal gelo (-8°C la temperatura di sabato mattina) con pagliericci e confezionati in grandi sacchi di plastica. Abbiamo visto caricare interi camion a mano, cataste di casse che superavano di un paio di metri l'altezza della cabina del mezzo stesso.

Di qualità ne abbiamo vista poca, nel senso che tutto è sembrato parecchio disordinato, rispetto ai nostri canoni, poco pulito e molto caotico.
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