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Agricoltura: il Giappone punta sulla tecnologia

Da qualche anno il Giappone si trova a fare i conti con un problema. Il declino demografico delle regioni con un'economia prevalentemente basata sull'agricoltura e l'aumento del consumo di prodotti d'importazione, hanno portato il paese del Sol Levante a fronteggiare una crescente riduzione di autosufficienza alimentare. Fattori che vanno ad aggiungersi a una svantaggiosa situazione di base dovuta alla scarsità di terreni nel Paese destinati all'agricoltura – solo il 13% della superficie totale – che non permette di soddisfare il fabbisogno nazionale. Dal mais al grano, si stima che circa il 60% dei prodotti alimentari venga importato da altri paesi.

Tra gli elementi che più preoccupano il governo giapponese c'è la media di età elevata dei lavoratori agricoli: circa il 70% ha più di 55 anni, con un'età media che si aggira intorno ai 65 anni.

Per cercare di porre rimedio alla situazione, nel 1999 il governo ha introdotto la "Legge Fondamentale sull'Alimentazione, l'Agricoltura e le Zone rurali", delineando una politica volta al maggior sviluppo rurale e garantendo degli incentivi fiscali ai contadini delle zone più svantaggiate agevolandoli a continuare a coltivare le terre. Il tentativo però non ha portato i risultati sperati: secondo i dati diffusi dal Ministero dell'Agricoltura giapponese infatti, negli ultimi 20 anni il numero dei terreni non coltivati è raddoppiato, raggiungendo i 420mila ettari nel 2015.

Più recente è invece il provvedimento di quest'anno che stanzia circa 36 milioni di dollari per contribuire allo sviluppo di 20 robot da utilizzare in campo agricolo. "Non ci sono altre soluzioni per il governo giapponese che investire in nuove tecnologie che sostituiscano la carenza di mano d'opera – ha affermato Makiko Tsugata, analista della Mizuho Securities di Tokyo".

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Data di pubblicazione: