La rimozione delle spine da cactus destinato al consumo umano può essere eseguita applicando impulsi laser alle areole. E' quanto riportato in uno studio pubblicato sul Journal of Food Engineering. Noi siamo abituati a consumare fichi d'india (Opuntia ficus-indica), ma in alcune parti del mondo si consumano anche le pale (o cladodi) cotte come verdura ed è il caso dell'Opuntia cacti in Messico.
Il trattamento laser applicato per la rimozione delle spine dalle pale si è dimostrata una tecnica vantaggiosa per aumentare la shelf-life del prodotto e ridurre le perdite di volume di prodotto utile.
Questo lavoro presenta l'analisi bromatologica e microbiologica delle pale prima e dopo la rimozione delle spine e un'analisi della morfologia della zona irradiata mediante tomografia ottica computerizzata (OCT).
L'azione del laser produce uno strato disidratato di 1 mm sotto la superficie, che sigilla la zona irradiata dopo la rimozione della spina impedendo il passaggio di acqua e microorganismi. Con questo trattamento, si è osservata una diminuzione di batteri mesofili aerobi, muffe, lieviti e coliformi totali, indicando così che il processo laser favorisce la qualità del prodotto. Nell'immagine a destra si può osservare la pala prima e dopo il trattamento laser.
Inoltre, nessuna differenza nella composizione minerale prima e dopo irraggiamento laser è stata rilevata dall'analisi bromatologica. Il laser durante l'estrazione della spina provoca una leggera diminuzione di calcio e magnesio in quanto sono contenuti in elevate quantità nelle areole che vengono eliminate. Tuttavia questa perdita può essere considerata irrilevante poiché l'areola non viene utilizzata come alimento.
L'utilizzo della tecnologia laser consente quindi la rimozione efficace di spine dalle pale, senza causare perdite di prodotto durante la lavorazione e aumenta la shelf-life.
Fonte: L. Ponce Cabrera, T. Flores Reyes, A. Pena Delgado, R. Espinosa Ornela, D.A. Perez Caro, E. de Posada, M. Arronte, 'Removal of Opuntia thorns by pulsed laser ablation: Bromatological and microbiological analysis', 2016, Journal of Food Engineering, Vol. 169, pag. 38-43.
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