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Continua l'iter del DDL

Lotta al caporalato: servono non solo le leggi ma anche un cambio di mentalita'

Nei primi giorni di agosto 2016, al Senato è stato approvato il disegno di legge (DDL) per il contrasto al caporalato e al lavoro nero in agricoltura. Sono anni che si parla di questo problema, particolarmente diffuso in alcune Regioni del Sud (ma pure il Nord non fa eccezione). Uno dei casi emblematici è quello in provincia di Foggia: il cosiddetto ghetto di Rignano, dove alloggiano in baracche improvvisate più di duemila persone, immigrati; un bacino di manovalanza dove i "caporali" assoldano per pochi euro al giorno stranieri disperati.


Il ghetto di Rignano (foto bari.repubblica.it)

C'è comunque un aspetto che sfugge ed è quello di quanti facciano lavorare nelle proprie aziende questi immigrati, specie per la raccolta a mano dei pomodori. Un paio di giorni fa, proprio a Foggia, si è svolta la visita del Ministro della Giustizia Andrea Orlando e, in piazza, vi è stata una manifestazione per sensibilizzare sulla piaga del "caporalato".

Fra i più attivi a guidare la manifestazione era presente (come riporta l'Ansa) Veronica Padoan, figlia del ministro dell'Economia Carlo Padoan, da qualche tempo paladina dei braccianti-schiavi del ghetto di Rignano. Il suo ragionamento, urlato anche al megafono, è semplice: se non si organizza effettivamente il lavoro nei campi è inutile parlare di smantellare i ghetti.

In Italia, in effetti, ormai vi è la convinzione che da un lato vi siano gli sfruttati (buoni), dall'altro gli imprenditori-gestore di aziende (buoni) e nel mezzo i "caporali-reclutatori (cattivi). Forse è un po' riduttivo scaricare tutta la colpa solo su queste figure di "intermediari", mentre meglio sarebbe ampliare le vedute e capire chi sta dietro a loro e come mai debba servire una legge (una in più, oltre a tutte quelle sul lavoro e sulla dignità della persona già esistenti) affinché sia smantellata una procedura che in qualsiasi altra parte d'Europa sarebbe inconcepibile, almeno in maniera così diffusa.


Foto Barletta news

Tornando alla legge, il provvedimento ha l'obiettivo di rafforzare l'azione di contrasto alla diffusione del fenomeno criminale dello sfruttamento dei lavoratori con un intervento organico e coordinato delle Istituzioni. Ora la norma passerà all'esame della Camera dei deputati.

"E' una legge cruciale - ha affermato il ministro Maurizio Martina - per sradicare una piaga inaccettabile come il caporalato. Con l'approvazione in Senato del disegno di legge avanziamo in questa battaglia che non è solo di civiltà, ma di giustizia. Ora mi auguro che la Camera faccia presto e renda definitivo il provvedimento. La nuova legge rafforza gli strumenti di contrasto civili e penali, colpendo i patrimoni con la confisca e rendendo più forte la Rete del lavoro agricolo di qualità. E' una battaglia che ci riguarda tutti, a partire dal mondo agricolo che si mette alla guida del cambiamento".

Con l'intervento normativo si stabiliscono nuovi strumenti penali per la lotta al caporalato come la confisca dei beni (analoga a quella contro le organizzazioni criminali mafiose), l'arresto in flagranza, l'estensione della responsabilità degli enti. In Senato è stato introdotto l'allargamento del reato anche attraverso l'eliminazione della violenza come elemento necessario e che rendeva più complessa l'applicazione effettiva della norma. La nuova legge prevede anche la responsabilità del datore di lavoro, il controllo giudiziario sull'azienda - che consentirà di non interrompere l'attività agricola - e la semplificazione degli indici di sfruttamento.