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Dazi australiani contro il pomodoro italiano: la querelle potrebbe pesare sui negoziati UE-Australia

AGGIORNAMENTO DEL 10 AGOSTO 2016 -

Una contestazione relativa alla decisione dell'Australia di assoggettare i pomodori trasformati italiani al pagamento di dazi anti-dumping (cfr. FreshPlaza del 15/02/2016) potrebbe mettere a rischio un futuro accordo commerciale tra l'UE e l'Australia e portare a una causa di fronte al WTO (Organizzazione mondiale del commercio), secondo quanto dichiarato dalla commissaria al commercio europeo Cecilia Malmström (in foto).
 
La commissaria ha affrontato la questione lo scorso 4 agosto 2016, in risposta a una richiesta scritta sull'argomento presentata dall'europarlamentare On. Paolo De Castro, il quale ha spiegato che, nonostante le dettagliate investigazioni australiane abbiano fallito nel fornire qualunque evidenza di dumping, il risultato è stata l'imposizione di tariffe a scapito di due aziende italiane di trasformazione del pomodoro - La Doria e Leger - lo scorso 11 febbraio.

L'autorità australiana contro le pratiche commerciali scorrette ha preso in considerazione la "particolare situazione di mercato" creata in Europa dalle sovvenzioni comunitarie ai produttori di pomodoro. La decisione - secondo De Castro - è quindi stata basata sul presunto impatto che il sostegno europeo "disaccoppiato" alla produzione potrebbe avere sui prezzi del pomodoro trasformato esportato in Australia.

De Castro ha argomentato: "Questo approccio è chiaramente in contrasto con le norme del WTO e costituisce un pericoloso precedente per le industrie di trasformazione della materia prima agricola nella UE". Egli ha proseguito chiedendo se la Commissione europea riferirà la questione al WTO, in considerazione del fatto che i sussidi presi in considerazione nella decisione australiana sono stati calcolati in modo non corretto; inoltre De Castro ha richiesto se la Commissione solleverà la questione nelle negoziazioni tra UE e Australia, in modo da assicurarsi che tale approccio scorretto non venga utilizzato ancora in futuro.

Nella sua risposta a De Castro, la Malmström ha riconosciuto: "La commissione è molto preoccupata circa le investigazioni anti-dumping che l'Australia ha avviato contro i trasformatori italiani di pomodoro negli ultimi anni e, in particolare, circa la discutibile metodologia recentemente utilizzata per stabilire i margini di dumping".

Malmström ha dichiarato che la Commissione sta seguendo le indagini "molto da vicino, in pieno supporto alle compagnie italiane coinvolte e in stretta cooperazione con il governo italiano". Inoltre ha confermato il supporto alla questione se stabilire un Panel di revisione, per chiedere alle autorità australiane di rimettere in discussione le risultanze delle ultime investigazioni sulle esportazioni di pomodoro in scatola dall'Italia all'Australia.

La commissaria ha dichiarato: "Saranno effettuati tutti gli sforzi necessari per assicurarci che gli esportatori italiani vengano trattati equamente e che le norme antidumping siano applicate nel pieno rispetto delle regole dell'Organizzazione mondiale del commercio".

Paolo De Castro, a sua volta, ha commentato: "L'Australia dovrà rivedere la sua politica protezionista sul pomodoro se non vorrà mettere a rischio un futuro accordo di libero scambio con l'UE".

"Si tratta di misure pretestuose e la sostanza della risposta della commissaria ci dà ragione", continua il coordinatore S&D in Commissione agricoltura dell'Europarlamento, aggiungendo: "Le misure antidumping applicate da Canberra si basano sul presunto impatto che il regime di sostegno della PAC – disaccoppiato dalle coltivazioni – avrebbe sul prezzo di acquisto del pomodoro fresco. Si tratta di un pericoloso precedente. Per questo è importante che la Commissione europea abbia preso una posizione chiara al fianco del nostro governo e dei produttori italiani".