Lo standard GlobalGAP: il giusto biglietto da visita per approcciare i mercati internazionali
E' quanto emerge dall'intervista rilasciataci dal dott. Stefano Migliorini, Globalgap Scheme Manager per DNV GL – Business Assurance.
"La necessità di uno standard condiviso tra fornitori e distributori nasce storicamente dalla necessità di questi ultimi di autotutelarsi e ridurre i controlli diretti sui propri fornitori".
Il primo passo venne infatti mosso dai retailer europei nel 1997 e portò alla formulazione dell'EurepGAP (Eurep = Euro-Retailer Produce Working Group), divenuto poi GlobalGAP.
"Inizialmente - racconta Migliorini - fu vissuto dalle imprese produttrici come una sorta di imposizione e anche gli Enti di Certificazione come il nostro sembravano solo coloro che chiedono carte a chi lavora".
Ma la percezione nei confronti dello standard GlobalGAP è mutata nel corso del tempo, di pari passo con la crescita di consapevolezza circa i vantaggi che l'adesione allo standard comportava e comporta tuttora: "A livello esterno, sicuramente il primo vantaggio sta nel poter approcciare anche ad altri mercati; il che significa essere in grado di restarci, sul mercato. A livello interno, diventano misurabili gli impatti aziendali in termini ambientali, lavorativi e di rispondenza alle normative vigenti. Ciò consente di rispondere meglio ad eventuali controlli o a possibili reclami e attiva un processo di formazione continua, molto importante per mantenere competitive ed efficienti le imprese".
Le tempistiche per la certificazione e per il processo di registrazione possono richiedere 5-6 mesi. "Al momento della prima ispezione - precisa Migliorini - l'ente certificatore deve trovare l'impresa già nelle condizioni per poter aderire allo standard. Noi non forniamo una consulenza preliminare; anzi, ciò è proibito dal ruolo di terzietà che l'Ente di Certificazione deve mantenere nei confronti delle imprese".
Tendenze in atto
Riconosciuto che l'Italia si distingue positivamente nell'adesione al GlobalGAP, con un fenomeno trasversale che riguarda svariati settori dell'agroalimentare e aziende di ogni dimensione, DNV GL segnala che anche altri paesi stanno crescendo molto nel processo di certificazione: è il caso dell'Africa (in specie il Kenya), ma anche dell'Europa dell'est (es. Ungheria e Polonia).
Cresce inoltre l'interesse per lo schema aggiuntivo del GRASP (GlobalGAP Risk Assessment on Social Practice) relativo appunto alle pratiche sociali (già previsto nel settore ittico) e che va a sommarsi a una preesistente certificazione GlobalGAP.
Cresce anche la cosiddetta "catena di custodia" GlobalGAP (CoC), che mira a mantenere e garantire lo status delle Buone Pratiche Agricole in tutti i passaggi di una filiera, dal produttore al distributore, senza interruzioni o "anelli mancanti". Ciò costituisce un'ulteriore certezza di coerenza dei processi non solo produttivi, ma anche di lavorazione, trasporto, trasformazione e commercializzazione.
In conclusione, GlobalGAP costituisce il giusto biglietto da visita per approcciare il mercato, intendendo con ciò i partner B2B, perché queste certificazioni non sono, e volutamente, visibili fino allo step finale del consumatore.