A Bronte (Catania) non solo pistacchi ma anche pere
Abbiamo intervistato il produttore Carmelo Catania (foto a lato), 30 anni, di Bronte (Catania), paese famoso per il pistacchio. Ma lui, per diversificare, ha aggiunto alla coltura tradizionale del luogo anche quella delle pere. E in questi giorni sta raccogliendo la Coscia.
"Il prodotto è ottimo – esordisce Catania – almeno nella mia azienda. Forse perché ho innestato su cotogno, oppure perché sto molto attento con l'irrigazione; a ogni modo il calibro è buono e anche la qualità organolettica dei frutti è molto più che positiva. I prezzi, da quello che sappiamo, sono soddisfacenti e speriamo che si mantengano tali".
Carmelo aveva piantato anche un'altra pera estiva, la Carmen, ma dopo pochi mesi ha dovuto estirpare tutto. "Le piante erano colpite dal colpo di fuoco batterico. Sono arrivate così dal vivaio. Per me si è trattato di un grosso danno che, onestamente, mi ha anche demoralizzato".
Dal punto di vista della coltivazione, nella sua zona la Psilla (Cacopsylla pyri) è uno degli insetti più temuti. "Non possiamo abbassare la guardia – dice il frutticoltore – e occorre un continuo monitoraggio. Se non stiamo attenti, l'insetto colpisce i frutti e a quel punto resta poco da fare".
Carmelo ha deciso di diversificare rispetto alle coltivazioni locali, incentrate solo sul pistacchio. E le pere estive, in genere, danno una buona risposta. Poi però c'è tutto il lato della commercializzazione e dell'organizzazione che lascia a desiderare.
"Quando leggo articoli su FreshPlaza – commenta il giovane agricoltore – vedo che al nord, al di là dei problemi di mercato, vi è comunque una forte organizzazione. Grazie alle cooperative, ai consorzi cooperativi o privati, gli agricoltori non sono mai soli. C'è assistenza tecnica, ci sono svariate possibilità per collocare il prodotto. Da noi no. Da noi tutto questo manca. Da noi si è soli, ognuno è solo e procede da solo. Questo mi rattrista, vorrei avere una collaborazione e un confronto con altri agricoltori, ma è quasi impossibile. Nella mia zona i giovani sono pochi e ancor meno quelli che coltivano frutta come le pere. Ci vorrebbe davvero un cambiamento".