Mollano i software per mango e papaya: i fratelli ingegneri che vendono frutta a Tenerife
Una pazzia, potrebbe pensare qualcuno. E invece loro ne parlano con soddisfazione e grande entusiasmo. "Sono innamoratissimo del mio lavoro - racconta Michele - mi diverto tantissimo e poi incontro tanta gente e viaggio moltissimo".
La loro è un'azienda strutturata che prevede responsabili del commercio, responsabili della logistica e un gran numero di altri incarichi per viaggiare sulle isole e commercializzare i loro prodotti con cui nelle grandi catene alberghiere, nelle caffetterie e nelle pasticcerie nascono gelati, frappè, dolci e frullati.
Negli anni di studio lontano dall'Italia, quel richiamo alla frutta dell'America del Sud c'era. "Io ho vissuto per un periodo di tempo in Cile – racconta Michele – mentre mio fratello in Colombia e lì ci siamo innamorati della frutta esotica, la produzione è superiore al consumo e perciò ciò che è in eccesso viene lavorato. Si trasforma in polpa che viene congelata e usata per preparati di frutta e gelati".
Quel pensiero di intraprendere una attività lavorativa così diversa non li ha abbandonati e poco dopo è nata la loro prima società a Capoverde. "In Europa queste imprese mancano, allora abbiamo dato inizio ad una prima attività, ma quel territorio non era adatto a questo tipo di commercio, mancava l'elettricità e c'erano tasse elevatissime, così ci siamo trasferiti alle Canarie".
Così quell'isola in mezzo all'Atlantico, conosciuta grazie al matrimonio di un amico è diventata la loro nuova casa tre anni fa, quando nel 2013 hanno aperto Calemifruit, che con un gioco di parole e di abbreviazioni richiama i nomi dei tre soci e la loro attività. "Prima con noi c'era anche Alessandro, l'ex socio, ora invece, da un anno si è trasferito qui Luca, nostro cugino che ha deciso di unirsi a noi dopo la laurea in lettere".
Nessuna rinuncia per loro, "aver lasciato il lavoro per cui ho studiato non è un problema, meglio svolgere questo tipo di attività che lavorare male in Italia come ingegnere, voglio dire che lì sono pochi quelli che svolgono la loro attività e sono ripagati. Noi stiamo bene qui. Se torniamo in Italia? Ogni tanto, per qualche grande evento in famiglia".