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Ieri a Roma convegno di Confagricoltura sul lavoro nel settore agricolo

Mario Guidi: Il caporalato? Esiste, ma non esageriamo

"L'agricoltura non è caporalato, né voucher. Il nostro settore è l'unico ad aver mantenuto l'occupazione in questi 8 anni di crisi. Però l'immagine esterna che scaturisce è solo quella dello sfruttamento. Una criminalizzazione del settore ingiusta, che getta discredito sulle centinaia di migliaia di imprese agricole che operano in modo trasparente e creano occupazione e ricchezza. E poi non è nemmeno corretto che operatori commerciali chiedano come requisito l'iscrizione alla Rete del lavoro agricolo". Lo ha dichiarato Mario Guidi, presidente nazionale Confagricoltura, nel suo intervento ieri mattina 14 luglio 2016 a Roma, nel corso dell'Academy 2016 "Impresa e lavoro in agricoltura".



Un aspetto che il presidente ha stigmatizzato, è quello delle cifre. "Quando si parla di caporalato, ho sentito numeri relativi a 400mila lavoratori che sarebbero sfruttati. Il che sta a significare la totalità, dato che gli occupati mediamente denunciati ogni mese in agricoltura sono circa 450.000. Impossibile".

"Con questo non vogliamo certamente sminuire la gravità del fenomeno – ha ribadito Guidi - ma vogliamo solo ricondurlo nelle giuste dimensioni, anche al fine di combatterlo più efficacemente".


(Foto tratta da twitter Cgil)

Incisivo, seppur di altro tenore, l'intervento di Luigi Sbarra, segretario nazionale Fai-Cisl. "Il settore primario – ha detto Sbarra - è un volano economico, sociale e culturale irrinunciabile. E' però anche vero che, accanto alle filiere solide, ben integrate e connesse, che sono la maggioranza, c'è una costellazione di realtà disarticolate, secondarie, in cui lavorare la terra comporta ancora margini negativi di redditività".

"Dobbiamo portare queste realtà - ha concluso Sbarra - su produzioni a più alto valore aggiunto, connettere e integrare le filiere, contrastare la frammentazione delle aziende, incentivare reti d'impresa che formino sistemi produttivi ben integrati con l'industria e la trasformazione". Ma prima di ogni cosa, Fai-Cisl vuole innalzare la qualità del lavoro agricolo, elevare il livello dell'attenzione, fronteggiare meglio le dinamiche che portano ad abusi, sfruttamento, caporalato.

Susanna Camusso, segretario nazionale Cgil, ha ricordato che "il caporalato è un problema di civiltà e di immagine per tutto il Paese e non solo per le imprese. Abbiamo bisogno di più legalità e certezza nelle norme. E' indispensabile non confondere la semplificazione con l'abolizione delle norme. Anche nel settore agricolo, vale lo stesso che per gli altri comparti: La concorrenza non si può fare tagliando diritti ai lavoratori e spingendo salari e tutele al ribasso".

Un concetto che Guidi ha ribadito è che la lotta all'illegalità e all'irregolarità non può essere condotta introducendo ulteriori adempimenti a carico dei datori di lavoro. Occorre piuttosto alleggerire la pressione fiscale sul lavoro; migliorando la qualità dei controlli, utilizzando al meglio le informazioni già nella disponibilità delle diverse amministrazioni, facendo finalmente dialogare in modo efficace le banche dati".


(Foto per gentile concessione di Fai-Cisl)

Occorre che "la Rete del lavoro agricolo di qualità - ha precisato Guidi - sia ricondotta alla sua funzione originaria di promozione della regolarità sul lavoro e favorire la selezione delle aziende agricole da controllare da parte degli organi di vigilanza, al fine di concentrare l'azione ispettiva su quelle non iscritte. Invece alcuni importanti operatori commerciali stanno attribuendo all'iscrizione alla Rete del lavoro agricolo di qualità un valore diverso, considerandola come condizione indispensabile per la fornitura dei prodotti agricoli. E ciò non è corretto in quanto la legge nega l'iscrizione anche in presenza di violazioni amministrative lievi e meramente formali che, in alcuni casi, nulla hanno a che vedere con la regolarità del lavoro. Senza trascurare - ha concluso - che per ottenere l'iscrizione occorre aspettare parecchi mesi, a causa delle inefficienze delle pubbliche amministrazioni competenti".