Rese maggiori tra le patate precoci dell'Emilia-Romagna
"Il Sud Italia ha terminato e, da una decina di giorni, è iniziata la raccolta delle precoci nella zona di Castel San Pietro (BO). Notiamo una resa maggiore dell'anno scorso, anche dell'ordine del 30%. La qualità è molto buona e i calibri sostenuti", spiega a FreshPlaza Claudio Brintazzoli, direttore della cooperativa con sede a Medicina (BO).
Le similitudini tra la stagione delle cipolle e quella delle patate si fermano però qui, perché se per le prime i prezzi del momento sono bassi, anche inferiori ai costi di produzione, per le seconde "i prezzi sono più soddisfacenti, sia per i produttori che per i confezionatori", riprende Brintazzoli.
Attività di lavorazione delle patate alla CESAC.
Prezzi tuttavia diminuiti rispetto a qualche giorno fa. "In due settimane – spiega il direttore del CESAC – i prezzi al produttore sono calati da 30 eurocent/kg a 25/26; una fluttuazione causata dalle realtà meno strutturate presenti sul mercato, ad esempio senza celle frigo o non attrezzate per la conservazione, che hanno buttato sul mercato il loro prodotto. Se avessimo una gestione più concentrata dell'offerta, allora potremmo spuntare qualche centesimo di euro al chilo in più e la pataticoltura sarebbe un'attività più soddisfacente". Delle patate italiane qualcuna prende la via dell'estero, verso la Francia e l'Olanda, due paesi che quest'anno hanno finito prima del tempo le loro scorte.
Ancora, c'è da notare un ulteriore elemento, proprio nella culla della produzione italiana di patate, cioè l'Emilia-Romagna. "Ci sono – riprende Brintazzoli – delle zone di produzione che stanno crescendo molto e si stanno espandendo, specie verso la Romagna, perché in 10/15 anni diversi produttori sono passati dalla produzione di mais da impiegare per i biodigestori che ci sono in regione a colture più redditizie", come appunto le patate.
Da ultimo c'è da registrare, negli ultimi 20 anni, "un crescente accorpamento delle aziende produttrici di patate, che sono passate dal coltivare pochi ettari a qualcosa di più: oggi – conclude il direttore della cooperativa di Medicina - è diventato normale avere aziende produttrici di patate che coltivano a patate 50, anche 100 ettari", con tutto quello che ne consegue: concentrazione dell'offerta, economie di scala, innovazione.