Brexit: cosa cambiera' per gli esportatori di prodotti biologici?
Dal momento che l'agricoltura bio è un metodo di produzione e un mercato normato da regolamenti comunitari, come organismo di certificazione lavoriamo ogni giorno con le istituzioni e le norme dell'Unione. Da questo osservatorio privilegiato possiamo dire per prima cosa che ci vorrà molto tempo.
Secondo lo Statuto della UE l'uscita del Regno Unito diventerà operativa non prima di due anni, ma sono in tanti a ipotizzare che la discussione di tutti gli accordi politici e commerciali potrebbe impiegare molto tempo. Tanti fanno previsioni, sui media, sui social, nelle conversazioni quotidiani, ma è molto difficile avere un'idea precisa.
A questa incertezza è però possibile affiancare uno scenario più probabile, proprio sul biologico. Il Regno Unito verosimilmente stringerà con l'Unione Europea un accordo di equivalenza: prodotti bio certificati nel Regno Unito potranno essere commercializzati nell'Unione Europea e viceversa. Accordi simili sono già in vigore tra Europa e Stati Uniti, Giappone, Canada, Svizzera e molti altri paesi.
Per i consumatori italiani non cambierà molto: nelle etichette dei prodotti britannici che arriveranno nei supermercati e negozi italiani, non sono molti ad essere sinceri, si potrà leggere la provenienza, esattamente come già accade ora.
Allo stesso modo alle aziende, soprattutto quelle che esportano prodotti bio italiani nel Regno Unito, che sono tante, si ipotizza non verranno richiesti particolari adempimenti in più rispetto ad oggi. Anche Soil Association, la principale organizzazione di certificazione delle produzioni biologiche del Regno Unito, si è dichiarata "very disappointed" nei confronti della Brexit, e ha assicurato che lavorerà con il Governo perché quelle garanzie espresse nel regolamento europeo sia mantenute anche in futuro.
Se la vita di milioni di persone cambierà dopo il 23 giugno, per il mondo del biologico le novità saranno minime.