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Se ne e' parlato a Veria durante il primo convegno nazionale sul pesco

Grecia ed Egitto unite per esportare frutta in Medioriente

Fra Grecia ed Egitto prove tecniche di alleanza per esportare frutta verso il ricco Medioriente. E' uno degli aspetti emersi durante il primo convegno nazionale della pesca a Veria, città della Grecia non lontana da Salonicco.

Qui sono convenuti, dal 27 al 29 maggio 2016 non solo i maggiori esperti locali, ma anche numerosi ospiti e relatori da tutta Europa.

Fra questi Davide Neri, direttore del Centro di ricerca per la frutticoltura di Roma (CREA-FRU).

"Al convegno – spiega Neri – era presente anche il presidente della Camera di Commercio di Alessandria d'Egitto, Mohamed Rostom. Dalla relazione è emerso che si stanno muovendo affinché la Grecia scelga il porto di Alessandria d'Egitto come piattaforma per l'approdo della frutta e della verdura greca in un'ottica di esportazione verso il Medioriente. La sua relazione è stata incentrata proprio su questo argomento".



Le pesche greche hanno risentito in maniera pesante dell'embargo russo, in quanto verso la Russia ne venivano esportate ingenti quantità. In più, negli ultimi mesi sono aumentati i costi di produzione in quanto il Governo ha portato l'imposta aggiuntiva al 23 per cento.

L'evento greco, il primo del genere a Veria, ha toccato diversi argomenti, anche tecnici e non solo commerciali.



Neri sottolinea che "il paese ellenico produce circa 800mila tonnellate di pesche ogni anno, contro 1,5 milioni dell'Italia. Di queste 800mila tonnellate, il 50% sono percoche destinate alla trasformazione, ad esempio in mezzene sciroppate.



"Non bisogna pensare che in Grecia siano arretrati, anzi: la ricerca ha fatto molti progressi. A volte può capitare che la base produttiva sia più lenta a recepire i cambiamenti, però il sistema ha notevoli conoscenze".



Rispetto alla parte tecnica, Neri ha tenuto una relazione spiegando come la tendenza sia quella di impianti di pesco che permettano l'entrata in produzione già al secondo anno e la piena produzione fin dal terzo. Poi, è chiaro, la durata complessiva di questi impianti raramente supera i dieci anni ma, considerate le mutabili esigenze di mercato, è positivo avere la possibilità di rinnovare il pescheto avendone già sfruttate le potenzialità.