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L'importanza dell'irrigazione a goccia nell'actinidia

L'actinidia rientra tra le specie molto sensibili alla carenza idrica, sebbene dotata di meccanismi di traslocazione molto rapidi ed efficienti, dato che non possiede adeguati meccanismi di difesa dalla siccità. La coltura sotto stress idrico risulta inoltre indebolita e maggiormente soggetta a problemi di carattere fitosanitario.

E' necessario, quindi, utilizzare attentamente le disponibilità idriche per intervenire, con metodi irrigui localizzati a goccia, nelle fasi più sensibili alla carenza idrica prolungata, al fine di contenere i danni sulla produzione in atto e sulla preparazione delle piante per l'anno successivo. Il ruolo dell'irrigazione, e quindi la dinamica fisiologica legata all'acqua, fa da cardine a tutte le altre pratiche agronomiche.

Sebbene l'actinidia sia caratterizzata da una superficie totale delle foglie media, ha un fabbisogno irriguo elevato. Diventa determinante conoscere l'evoluzione negli anni del volume di terreno esplorato dalle radici. Dal volume di terreno esplorato dalle radici dipende la riserva idrica a disposizione delle piante.



Il volume di terreno interessato dalle radici dell'actinidia nei primi 4 anni dall'impianto è più scarso, per esempio, di quello di una drupacea allevata in condizioni idriche ottimali (1,5 m3 per pianta, contro 3,5). Impiega circa 10 anni a raggiungere il massimo sviluppo e in condizioni idriche ottimali l'assorbimento idrico è migliore nella specie con elevata densità radicale perché aumenta l'efficienza di assorbimento dell'acqua in quel volume di terreno.

Nello stesso tempo però tale pianta, proprio a causa del limitato volume di terreno esplorato, risulta molto sensibile alla carenza idrica o nutrizionale se non si adotta una corretta tecnica di distribuzione dell'acqua e dei concimi che dovranno essere localizzati alle sole radici e ad alta frequenza di intervento.

Il fabbisogno irriguo della coltura non è costante durante il ciclo vegetativo. La fase di rapido accrescimento del frutto si colloca, infatti, in corrispondenza del periodo di minima probabilità di pioggia e del massimo incremento dei livelli termici e della domanda evapotraspirativa. L'aumentato fabbisogno idrico legato alla fruttificazione unitamente alle più sfavorevoli condizioni climatiche possono facilmente mettere in crisi la coltura. Il volume irriguo da distribuire può raggiungere, in un'annata mediamente siccitosa, anche volumi prossimi ai 5000 m3 / ha.

Da questi assunti nasce la proposta dei Kc suggeriti su base mensile: aprile 0.4; maggio 0.5; giugno 0.8; luglio, agosto, settembre 1.2; ottobre 1.1. Una gestione irrigua così concepita permette di ottenere rese elevate con una buona concentrazione della produzione che rientra nelle classi superiori di qualità.

Per raggiungere questi risultati, Netafim consiglia le ali gocciolanti con gocciolatori autocompensanti Uniram o DripNet che erogano la medesima portata entro un campo definito di pressione di lavoro. Le portate sono comprese tra 1 e 2,3 litri/ora. Una gestione irrigua così concepita permette di ottenere rese elevate con una buona concentrazione della produzione nelle classi superiori.

Nell'ultimo decennio Netafim ha sperimentato e consolidato l'irrigazione a goccia su piantagioni di kiwi con importanti risultati produttivi e qualitativi negli areali a maggior vocazione.

* La quantità di mm da effettivi restituire (Ete) corrisponde ai mm evapotraspirati giornalmente (Et0) moltiplicati per il Kc secondo la relazione Ete=Et0xKc.

Contatti:
NETAFIM Italia Srl
Società con Socio Unico
Frazione Monleone
Via Pian Degli Alberi, 27C
16044 - Cicagna (GE)
Tel.: (+39) 0185 929401
Email: italy.info@netafim.com
Web: www.netafim.it
Data di pubblicazione: