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Resoconto di un convegno a Vittoria

Le varieta' senza semi: la nuova frontiera della produzione di uva da tavola

L'uva apirena è la nuova frontiera della produzione di questa frutta da tavola. Come noto, è molto richiesta dai mercati internazionali, soprattutto Stati Uniti e Gran Bretagna e l'Italia, secondo paese al mondo per produzione di uva, fatica ad adeguarsi. Accade perché in Sicilia ci sono molti vitigni tradizionali, di alta qualità, che garantiscono un'ottima produzione di uva da tavola oltre che le tradizionali uve da mosto.



Sono alcuni dei dati emersi dal convegno "Uva da tavola in Sicilia: le opportunità per vincere le sfide del mercato di oggi e di domani" che si è svolto giovedì 21 aprile al PalAgrisicilia di Vittoria. Una tappa, quella vittoriese, che ha bissato l'incontro con alcuni agronomi, che si era svolto il giorno prima a Castelvetrano, altra terra vocata per la produzione di uve, in questo caso soprattutto da mosto.

Il contributo di Syngenta alle produzioni di uva da tavola
Il convegno, organizzato da Syngenta, ha permesso di illustrare le nuove opportunità del mercato mondiale, oggi orientate sempre più verso la produzione di uva senza semi. Sono le diverse e moderne esigenze dei consumatori che puntano a eliminare il "fastidio" dei semi nei chicchi d'uva.



Sono state anche presentate le nuove tecniche colturali e gli agrofarmaci che oggi consentono di combattere i principali agenti patogeni che mettono a repentaglio i vitigni. I prodotti presentati da Mauro Coatti di Syngenta sono quelli più usati in viticoltura e il loro utilizzo, nei modi dovuti, consente di garantire colture di qualità. Coatti ha presentato e descritto i prodotti Pergado, Cidely, Switch, Geoxe.

Il Pergado è un fungicida, utilizzato contro la Peronospora, l'infezione della vite che attacca pesantemente le prime fasi vegetative dell vitigno e le foglie. Altro fungicida è il Cidely che combatte l'oidio e protegge il grappolo nella fase di ingrossamento dell'acino. Lo Switch è un antibiotrico, permette di combattere la botrite o muffa grigia, causata dal fungo Botrys cinerea, una delle principali malattie della vite. Infine, il Geoxe, fungicida per il controllo della maculatura e per combattere la botrite della vite. Si tratta di prodotti molto sicuri, il cui utilizzo, però, non può prescindere dall'adozione di corrette tecniche di utilizzo per evitare rischi per la salute dell'uomo (sia esso il produttore che il consumatore finale) e per la salvaguardia dell'ambiente.


Da sinistra Sergio Ruffo, Giacomo Purromuto, Mauro Coatti, Tiziana Sarnari, Mario Colapietra.

Giacomo Purromuto, tecnico di Syngenta, esperto per la sostenibilità in agricoltura, ha illustrato nel dettaglio le tecniche che ogni azienda dovrebbe adottare per garantire la sicurezza del prodotto, la salubrità dell'azienda ed evitare che vengano dispersi nell'ambiente gli agenti chimici che sono alla base del fitofarmaco utilizzato. Per ogni prodotto, l'azienda ha redatto schede di utilizzo che possono guidare l'agricoltore nella fase di attuazione pratica. Si parla di "agricoltura sostenibile" e "agricoltura sociale", attenta alla salvaguardia della salute dell'uomo e del pianeta.


Uva Italia


Il contesto produttivo

Dal "locale" al "globale", con uno sguardo mirato che inserisce la realtà della piccola azienda in uno spaccato mondiale in continua evoluzione. L'Italia, un tempo paese che garantiva la maggiore quantità di produzione di uva nel mondo, oggi ha perso tale primato a favore del Cile, abile a intercettare le esigenze dei mercati, puntando decisamente sulla produzione di uve apirene. Una scelta che, in Italia, incontra ancora alcuni ostacoli soprattutto di ordine culturale, poiché l'Italia ha produzioni di qualità (Italia, Cardinal, Victoria, Black) che tradizionalmente garantiscono buona parte del raccolto di uva.

Il ricercatore Mario Colapietra (foto qui accanto) ha invitato a un rinnovamento varietale per poter rilanciare le esportazioni. Inoltre, in un mercato italiano quasi interamente affidato a Puglia e Sicilia (Puglia 24.000 ettari, Sicilia quasi 10.000, circa 3.000 per tutte le altre regioni), Colapietra ha invitato a puntare sulle produzioni dei mesi di maggio/giugno, quando in Puglia non si raccoglie nulla e la Sicilia, unica produttrice, potrebbe trarne dei vantaggi.

Poiché i viticoltori faticano ad aprirsi alle novità, abbandonando i sentieri sicuri di una produzione millenaria, Colapietra ha invitato a impiantare almeno alcuni filari per sperimentare sul campo le modalità e le qualità di produzione e poter così operare una fase sperimentale, che consenta di aprirsi alle novità.



Un rischio tangibile: la perdita di quote di mercato
Dati alla mano, Tiziana Sarnari di Ismea ha fornito le cifre relative alle produzioni degli ultimi anni, invitando lei pure all'innovazione. Sarnari non ha nascosto che la viticoltura italiana ha perduto importanti quote di mercato, ma che soprattutto ha ridotto la propria produzione a meno della metà. Molti vigneti, negli ultimi decenni, sono stati espiantati a favore di altre colture ritenute più redditizie.

I dati incrociati di import/export, in cui l'Italia svolge entrambi i ruoli e la nascita di nuove importanti aree di produzione (su tutti il Cile e la Cina, ma anche molti paesi dell'Est o del vicino Oriente) delineano oggi un mercato globale in continua evoluzione. La produzione di uva apirene deve andare di pari passo con la salvaguardia e valorizzazione dei vitigni tradizionali, ma la Sicilia deve anche saper puntare anche sulla differenziazione climatica che le consente di immettere sul mercato notevoli quantità di uve precoci, ma anche delle uve tardive che spesso garantiscono anche prezzi migliori.



I tempi saranno lunghi, perché gli agricoltori non sono spesso pronti alla riconversione dei propri vigneti, ma il cammino è tracciato. Un ulteriore ostacolo, comunque non insormontabile, è l'estrema parcellizzazione del tessuto produttivo italiano, con micro-aziende che faticano ad assumere un orientamento comune che possa permettere di puntare massicciamente su nuovi spazi di mercato.

A conclusione, Mario Colapietra, instancabile organizzatore del convegno nazionale "Uva da tavola" che si svolge ogni anno in Puglia, ha consegnato la targa del Premio bacca d'Argento al produttore Emanuele Bellassai (foto sotto) di Mazzarrone. E' lui il premiato della diciannovesima edizione del convegno che si è svolto a febbraio a Noicattaro (Bari).


Emanuele Bellassai.

Bellassai, titolare dell'omonima azienda Bella Assai srl, in contrada Mazzarronello (tra Mazzarrone e Chiaramonte) è stato premiato "per avere prodotto, da oltre trent'anni, uva da tavola siciliana di qualità, con tecniche agronomiche innovative, garantite dalla certificazione del settore agroalimentare e ambientale e con soddisfazione delle esigenze dei clienti. Inoltre ha aperto nuovi spazi per la commercializzazione dei prodotti in Belgio, Francia, Germania, Paesi Bassi, Russia, Repubblica Ceca, Polonia, Emirati Arabi e ora Asia".

Autore: F.C. per FreshPlaza
Data di pubblicazione: