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Timori che vecchie e nuove produzioni si accavallino

Cipolle: dalle bianche l'attenzione si sposta sulle dorate

L'euforia sulle cipolle bianche di poche settimane fa (cfr. FreshPlaza del 30/03/2016) sembra essersi ridimensionata, con l'arrivo sul mercato italiano anche di quella australiana, considerata il top del momento almeno nel Nord Europa, e della prima pugliese con la nuova campagna 2016; cipolle che vanno ad affiancarsi a quella indiana. L'attenzione però si sposta ora su un'altra tipologia, quella dorata, perché ci si sta avvicinando a uno dei mesi cruciali per la sua commercializzazione.

"Maggio è il mese delle cipolla dorata: si vende bene perché manca. I paesi esportatori finiscono tutti e si svuotano i magazzini italiani", ci spiega Matteo Freddi (nella foto a destra), specializzato nella produzione e commercializzazione appunto di cipolle. Tuttavia ci sono un paio di elementi che preoccupano chi è nel settore, tutti legati in un modo o in un altro al clima di questi giorni.

In primo luogo ci sono i consumi, in calo a causa delle temperature elevate degli ultimi giorni, che spingono la scelta verso altri prodotti, non di certo le cipolle. In secondo luogo c'è il fatto che ci si sta avvicinando pericolosamente all'inizio delle nuove campagne, quelle del 2016, di Italia come dei competitors.

"Il rischio - riprende Freddi - è che si sovrappongano le partite. Quest'anno ci sarà un anticipo delle produzioni e ora ci sono ancora nei magazzini delle scorte di cipolle dorate di buona qualità e temiamo che, se normalmente la Turchia arriva sul mercato intorno a metà maggio, stavolta possa arrivare prima".



La presenza in contemporanea sul mercato sia di prodotto in stoccaggio sia di prodotto appena raccolto non significa per forza che la domanda si sposterà sulla seconda tipologia, più fresca; tuttavia l'incertezza è molta: "è una scala di grigi molto ampia", chiosa il produttore e commerciale.

Ma se il mercato della cipolla bianca si è un po' ridimensionato e quello della dorata si avvia verso il 'suo' mese, qualche movimento lo si registra anche nel settore dello scalogno non tanto sul panorama italiano ("abbiamo buone scorte e siamo tranquilli di finirle a metà luglio, allacciandoci al nuovo raccolto", dice Freddi) quanto su quello europeo: "I francesi – riprende – hanno alzato i prezzi perché in Olanda sono finite le scorte di quello da seme e la domanda c'è ancora". Per vederla da un altro punto di vista, al mutare delle condizioni europee la Francia reagisce puntando sul proprio prodotto, l'Italia resta sostanzialmente immobile e "la colpa è anche nostra", spiega Freddi.

"E' un problema della nostra categoria – riprende in conclusione – che non facciamo abbastanza 'gruppo', per parlare del settore scalogno. Vedi il caso emblematico dell'idrazide maleica, un antigermogliante che in Italia possiamo usare sulle cipolle ma non sullo scalogno perché non è mai stato autorizzato, mentre all'estero lo è. Così giochiamo con l'handicap e se gli altri, che lo possono usare, lo usano anche parecchio, noi dobbiamo fare attenzione al caldo perché finché lo scalogno è in frigo non ci sono problemi, ma quando poi lo tiri fuori e lo metti sugli scaffali, in periodi come questo devi fare i conti con i 24 e passa gradi di temperatura".