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Di Rossella Gigli

Parlarsi di piu' (capendosi) lungo tutta la filiera ortofrutticola: ecco un buon proposito per l'anno nuovo

Ha suscitato un acceso dibattito, nella giornata di ieri, una serie di riflessioni raccolte da FreshPlaza relative al rapporto tra le catene della Grande distribuzione e i produttori-fornitori, visto nell'ottica di questi ultimi.

Le osservazioni erano riferite in generale a taluni aspetti migliorabili di tale rapporto, come la ripartizione di oneri e costi, i parametri fitosanitari richiesti, oltre ad alcune prassi non ottimali nella gestione delle referenze a scaffale.

Tutto è relativo, ovviamente, perché c'è sempre, accanto alla maggior parte che lavora a livello di eccellenza, il singolo caso negativo, ma non si può liquidare la questione dicendo che le osservazioni sollevate siano opinabili: tanto per fare un esempio banale, io stessa posso testimoniare di aver visto in più occasioni addetti al reparto ortofrutticolo di alcuni punti vendita "rovesciare" sugli scaffali, senza particolari riguardi, intere cassette di frutta amorosamente confezionate dal produttore.

Il discorso è proprio qui, temo: tutti sanno che le cose non vanno proprio come dovrebbero, ma poi si fa finta di vivere nel migliore dei mondi possibili. Io penso che l'era dell'ipocrisia debba tramontare al più presto sulla filiera ortofrutticola (per non dire sull'intero nostro Paese...).

Facciamo tutti un buon proposito per il 2016: quello di parlarsi di più e più apertamente, tra produttori e distributori, senza i primi con la coda tra le gambe e la paura di rimetterci e con i secondi meno convinti di avere sempre la ragione dalla loro parte. Potrebbe essere la volta buona per dare un'impostazione completamente diversa a quello che secondo me va considerato come il lavoro più bello del mondo: vendere frutta e verdura alle persone.