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I 50 anni di miglioramento genetico all'Alma Mater Studiorum

Un libro celebra 100 nuove varieta' di piante da frutto e vite dell'Universita' di Bologna

Un'agile pubblicazione stampata nel 2015 da Pàtron Editore ricorda il lavoro svolto dal Centro miglioramento varietale in frutticoltura (CMVF) e dal Centro interdipartimentale di ricerche viticole ed enologiche (CRIVE) dell'Università di Bologna in 50 anni di storia.

Silviero Sansavini, professore emerito dell'Alma Mater Studiorum, e Stefano Lugli del Dipartimento di Scienze agrarie - con la collaborazione del prof. Daniele Bassi (Dipartimento di Produzione vegetale dell'Università di Milano), di Walther Faedi (già direttore del CRA-FRF Consiglio per la sperimentazione in agricoltura di Forlì) e del prof. Cesare Intrieri (già responsabile del CRIVE) - hanno voluto ricordare la creazione e/o selezione di un centinaio di nuove varietà "Made in UniBo" che negli ultimi decenni hanno contribuito allo sviluppo della fruttiviticoltura dell'Emilia Romagna e non solo.

A cominciare dagli anni '60-'70, quando nel mercato vivaistico italiano dilagavano le varietà straniere, spesso soggette a royalties per i diritti di moltiplicazione e che, peraltro, non sempre si sono rivelate idonee ai nostri ambienti.



Così, all'enorme quantità di materiale genetico importato a titolo commerciale dall'estero, via via è stato affiancato quello ottenuto e brevettato dall'Università di Bologna che può vantare l'affermazione, in Italia ma anche all'estero, di non poche nuove varietà di fragole, ciliegie, pesche e nettarine, pere, viti e actinidia.

"In questa avventura - scrivono nella presentazione Sansavini e Intrieri - eravamo privi di mezzi di supporto, anche e soprattutto per poter procedere alla promozione mercantile delle novità proposte, sebbene tali compiti non dovrebbero spettare ai costitutori. Sono infatti le imprese private che, di solito, fanno del business una loro legittima bandiera. Dunque quello dell'Alma Mater è stato un successo limitato (molte varietà sono rimaste "al palo", spiegano) ma significativo ed è anche un caso piuttosto raro di successo del Pubblico rispetto al Privato".

Da qualche anno, poi, il Privato ha accresciuto il proprio peso rispetto al Pubblico: con il solo autofinanziamento non si potrebbero condurre i costosi programmi di breeding che richiedono l'impiego di metodologie innovative - integrate alla genomica - e di nuovi metodi di selezione molecolare assistita.

Insomma, il libro rappresenta una testimonianza dell'impegno dell'Università di Bologna e dimostra come le lunghe attese che hanno preceduto il lancio di ciascuna varietà (per la mela Gold Chief sono serviti 22 anni!) non siano state vane.

Ora l'Alma Mater ha un proprio Servizio di sostegno ai programmi di breeding volto alla tutela dei brevetti conseguiti con la produzione di nuove varietà. Servizio che si è rivelato di aiuto allo sviluppo di futuri programmi e per proteggere i risultati ottenuti.

Guardando a quanto è stato fatto, non è scorretto affermare che Bologna abbia contribuito - insieme al CNR di Firenze e all'Istituto sperimentale per la Frutticoltura di Roma (ora CRA) con le sezioni di Roma, Forlì e Caserta - alla nascita di un nuovo grande patrimonio frutticolo e viticolo, che ha posizionato l'Italia all'altezza dei Paesi occidentali più avanzati nel campo del miglioramento genetico e qualitativo delle specie arboree da frutto.

Dalla A di actinidia alla V di vite, compresi i portinnesti, il libro riporta i programmi realizzati per le singole specie da frutto e le schede tecniche delle varietà brevettate, in corso di brevettazione per l'Italia o per l'UE e registrate per la protezione del marchio commerciale.

Il libro è gratuito e, fino ad esaurimento scorte, può essere richiesto a:
silviero.sansavini@unibo.it.