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Intanto la ricerca punta il dito contro la gestione irrigua

Moria del kiwi nel veronese: qualcosa sembra muoversi sul fronte degli aiuti agli agricoltori, ma senza ufficialita'

Chi dal XXIII Convegno sull'Actinidia svoltosi venerdì sera a Bussolengo (VR) si aspettava una soluzione o una risposta chiavi in mano per combattere la moria del kiwi probabilmente è rimasto deluso; eppure qualcosa si muove. "Ad oggi abbiamo raggiunto pochi risultati rispetto alla mole di lavoro fatta, sono il primo a dirlo"; suona alla stregua di un mea culpa l'intervento di Giandomenico Allegri in apertura del convegno. Allegri è l'assessore all'Agricoltura del Comune di Sommacampagna e il coordinatore del tavolo di lavoro che riunisce i 10 Comune del veronese colpiti dalla moria della prima ora.


Il pubblico venerdì sera a Bussolengo (VR), in occasione al XXIII Convegno sull'Actinidia. Si parlava di moria del kiwi

Ad oggi si stimano in mille ettari gli actinidieti colpiti, praticamente un terzo di quelli nel veronese, con 400 aziende agricole coinvolte, mentre ci sono segnalazioni di nuovi focolai a macchia di leopardo fuori dalla zona colpita per prima a partire dal 2012. "Da subito – ricorda Allegri, ripercorrendo il lavoro fin qui fatto dal tavolo intercomunale – siamo partiti con un'opera di sensibilizzazione in Regione e al Ministero, dove la moria non era conosciuta e anzi in tanti la confondevano con la batteriosi dell'actinidia (Psa)". Un'opera che qualche risultato, sebbene non risolutivo, sembra averlo dato, almeno nelle parole dell'assessore: "Sono arrivati i controlli su questa sindrome con la visita dei tecnici di Avepa alle aziende che hanno denunciato casi di moria".


La provincia di Verona. L'area rossa grande rappresenta l'area storica colpita dalla moria del kiwi. I cerchi rossi più piccoli sono nuovi focolai registrati (Fonte Lorenzo Tosi - Agrea).

Probabilmente è da ascrivere alla voce dei risultati un'altra anticipazione fornita da Allegri, quella relativa agli estirpi, perché molti produttori ora sono nell'attesa di capire se possano o meno eradicare le piante colpite, se questo abbia una qualche utilità e soprattutto se, in caso di rimborso dei danni, sarà motivo di esclusione. "Non siamo noi a poterlo dire – spiega l'assessore di Sommacampagna – ma la risposta della Regione (in sala Allegri legge la comunicazione arrivatagli dalla Regione poco prima del convegno, ndr) riporta che '[…] una volta che i colleghi (di Avepa) hanno individuato le zone colpite […] l'estirpo successivo non inficia la validità della ricognizione […]'.

Tutti i provvedimenti successivi avranno così una certificazione e l'assessore Pan (assessore regionale all'Agricoltura, ndr) ha dato rassicurazioni che si cercherà di portare a casa il riconoscimento di 'calamità naturale'. "Se questo avverrà ci sarà un ristorno al 50% per i reimpianti. Le risorse ci sono".


Sala piena per il convegno, a riprova di quanto sia sentito il tema moria del kiwi. Si stima che nel veronese siano 400 le aziende agricole colpite.

Tuttavia, tra il dire e il fare c'è di mezzo il mare, perché se l'assessore comunale segnala che i fondi ci sono, ne manca l'ufficialità, il nero su bianco; una storia che nel sempre più grande caso della moria del kiwi si legge, non senza una certa amarezza, anche nel capitolo del campo prove di Sona (VR), dove si studieranno nuove tecniche colturali. Se Allegri afferma che "anche qui sembra che la Regione abbia i fondi" (si parla di un finanziamento da 40mila euro), in chiusura del convegno Alessio Giacopini, vicepresidente del mercato ortofrutticolo di Bussolengo e Pescantina, moderatore del convegno di venerdì, rimarca che sul campo di ricerca "dobbiamo ancora avere l'incarico ufficiale", fotografando di fatto la stessa situazione descritta un mese e mezzo fa (cfr. FreshPlaza del 09/10/2015). In attesa della formalizzazione dei fondi, intanto, il campo sperimentale è già stato messo a dimora: "Qualche risposta ce la sta già dando", sottolinea Giacopini.


Alessio Giacopini, moderatore del convegno e vicepresidente del mercato ortofrutticolo intercomunale di Bussolengo Pescantina.

Al netto però di eventuali indennizzi, per chi è stato colpito qualcosa sembra muoversi sul fronte della ricerca, presente e futura. Ricorda Allegri che "le risorse per le piante sono utili, ma se non troviamo le cause della moria...". Per il futuro è stata proposta ai Comuni colpiti un'indagine metagenomica, mentre "il Ministero – conclude l'assessore di Sommacampagna – pensa a un grosso progetto di ricerca, perché la situazione non è grave, è gravissima. Ha garantito che metterà a disposizione i sui enti di ricerca, Enea e Crea".

Sul fronte della ricerca presente, invece, qualche ulteriore elemento (certo) arriva ora da uno studio condotto dall'Università di Bologna che, al netto di analisi sull'uso di ammendanti nel terreno, della salinità e della presenza di eventuali composti fitotossici nel terreno, si è concentrata sull'umidità del terreno e sull'analisi delle radici delle piante colpite dalla moria.


Moreno Toselli, dell'Università di Bologna e specializzato in nutrizione delle piante da frutto. Ha condotto un'interessante ricerca sulle radici delle piante colpite dalla moria del kiwi.

"Con un eccesso di acqua (saturazione) – sottolinea Moreno Toselli, professore del dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna, specialista in fatto di nutrizione delle piante arboree – l'ossigeno non penetra nella pianta, mentre anidride carbonica ed etilene, un inibitore dello sviluppo, non riescono a uscire; inoltre si creano più composti ridotti dannosi, come l'acido solforico. Dopo 5 giorni di asfissia, l'actinidia chiude gli stomi e non produce più radici, mentre lo sviluppo della chioma resta inalterato: aumentano le foglie danneggiate, necrotiche, come le vedete voi nei frutteti affetti dalla moria. L'acqua c'è, ma la pianta non riesce ad assorbirla".


Il pubblico.

Le cause della moria del kiwi non sono ancora certe, ma la ricerca di Toselli instrada in una direzione ben precisa: "spontaneo associare questa situazione (la moria) alla gestione idrica. L'acqua ce l'avete a disposizione (nel Veneto c'è una grossa disponibilità idrica) e l'avete usata. L'aumento di precipitazioni e l'irrigazione per sommersione non ha aiutato".


Moreno Toselli durante il suo intervento.

"La situazione – spiega Toselli – è unica e per un po' ci ha fatto mettere le mani tra i capelli. Nella disgrazia c'è uno spiraglio: le vostre colture (nel veronese, ndr) sono vecchie, e questa è l'occasione per rinnovare". Il pubblico in sala rumoreggia, e anche tanto, al sentire questa frase detta in buona fede.


Giampiero Reggidori, responsabile tecnico di Apo Conerpo e presidente del Crpv, durante l'intervento al convegno di Bussolengo. E' un esperto di irrigazione.

Proprio sul fronte acqua e gestione irrigua è intervenuto durante il convegno anche Giampiero Reggidori, responsabile tecnico di Apo Conerpo e presidente del Crpv – Centro Ricerche Produzioni Vegetali, un esperto in fatto di gestione irrigua. "In 24 ore – ha ribadito Reggidori – l'acqua in eccesso nel frutteto di actinidia va drenata. I fenomeni di piovosità di questi anni (da dati riportati è emerso come negli ultimi anni in Veneto sia aumentata la piovosità, spesso con rovesci di breve durata, ma intensi, ndr) la dicono lunga sul fatto che da nostri test ci sia voluto più di un giorno per recuperare la traspirazione. La pianta del kiwi ha bisogno di acqua, ma non come un cammello, dove possibile con frequenza giornaliera e dove c'è un terreno che non assorbe c'è la necessità di frazionare l'irrogazione a goccia, mattina e pomeriggio, non alla sera, quando il kiwi assorbe di meno".