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The Martian e le patate: quando la fantascienza copia la realta'

Coltivare patate come fa Matt Damon nell'ultimo campione d'incassi The Martian (cfr. FreshPlaza del 30/09/2015) è tutta fantascenza? 'Ni', risponde Harold van Es, scienziato del suolo alla Cornell University, intervistato dallo Smithsonian Mag. Perché in realtà, scientificamente parlando, le tecniche usate da Matt Damon, il botanico astronauta Watney del film, abbandonato sul pianeta rosso e costretto a trovare un modo per produrre cibo in attesa dei soccorsi, un fondamento scientifico ce l'hanno eccome. Anzi, quelle tecniche sono talmente fondate che diverse sono già in uso qui sulla Terra (di alcune ce n'eravamo già occupati, cfr. FreshPlaza del 14/10/2015). Van Es le elenca.

Per prima cosa, Watney ricicla le feci umane prodotte durante la missione spaziale per usarle come fertilizzante del suolo. Nulla di così campato per aria perché già oggi un discreto numero di città, Washington (USA) su tutte, trasforma le 'acque scure' che finiscono nelle fogne in compost da utilizzare nell'agricoltura urbana. Inoltre uno degli studenti di van Es ha sviluppato un sistema di riutilizzo delle feci umane, sistema che oggi viene utilizzato a Nairobi, in Kenya, dove la pratica locale di coltivazione del mais ha impoverito a tal punto il suolo da renderlo quasi inutilizzabile.


In The Martian Matt Damon è l'astronauta che deve sopravvivere su Marte, da solo (Fonte foto: Facebook - The Martian)

Tra l'altro c'è un certo parallelismo, un'ironia, se vogliamo, tra il film diretto da Ridley Scott e la situazione attuale qui sulla Terra. Su questo il mondo scientifico è praticamente unanime: sulla Terra il suolo si è notevolmente impoverito delle sue sostanze nutritive a causa dell'agricoltura intensiva, dell'azione umana, degli incendi, del cambiamento climatico e così via (tra l'altro il 2015 è stato dichiarato dalle Nazioni Unite Anno Internazionale del Suolo, proprio per questo).

Ancora. Ricreando un impianto di riciclaggio e recupero dell'acqua, il Watney della finzione cinematografica cerca di riciclare su Marte ogni goccia d'acqua possibile ricopiando un sistema in uso oggi sulla Stazione Spaziale Internazionale (ISS), ma già utilizzato nei campi da golf per i propri laghetti e corsi d'acqua artificiali. Probabilmente non tutti sanno che negli States diversi di questi campi sono alimentati dalle acque grigie urbane, opportunamente riciclate. Un sistema molto simile di riciclaggio viene usato in alcuni Stati più occidentali degli USA, alle prese con una siccità senza precedenti, dove le acque grigie riciclate vengono commercializzate come acqua potabile dopo una serie di microfiltrazioni e purificazioni con i raggi UV.


Nel film di Ridley Scott Matt Damon sopravvive trovando il modo per coltivare il suolo di Marte (Fonte foto: Facebook - The Martian).

Come in The Martian, poi, l'uso di sistemi di produzione alimentare a ciclo chiuso è già conosciuto anche qui sulla Terra. Un esempio su tutti, le colture idroponiche.

Allo stesso modo, ma qui siamo ancora in fase di ricerca, diversi scienziati stanno studiando modi e tecniche per coltivare zone particolarmente ostili come per esempio aree esposte alle radiazioni, tipo Chernobyl (Ucraina) e l'area intorno a Fukushima (Giappone); alla stregua di quei pianeti la cui atmosfera non è in grado di proteggere il suolo da radiazioni e venti solari.

Ora però non dimentichiamoci che il film interpretato da Matt Damon è appunto un film e che qualche verità scientifica l'ha accantonata per il diletto del pubblico: coltivare direttamente il suolo di Marte è estremamente difficile, se non impossibile a causa della contaminazione con elementi estremamente pericolosi per gli esseri viventi, come il perclorato; una situazione purtroppo che trova un corrispettivo in alcune aree terrestri contaminate, dall'uomo, da livelli troppo alti di piombo o arsenico.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.smithsonianmag.com