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L'esperienza della ditta Arterra (NA)

Cosmetica e nutraceutica possono dare nuova vita ai by-products agroindustriali

Contro lo spreco alimentare ogni strategia vale: dalle campagne degli ortofrutticoli "brutti ma buoni" ai "last minute market"; dall'utilizzo degli scarti per produrre compost o biogas. Ma una delle ultime frontiere per un mondo a scarto zero (o quasi) sono i settori di cosmesi e nutraceutica.

"C'è un interesse crescente nella rivalorizzazione degli scarti dell'industria agroalimentare, dei cosiddetti by-products", spiega Fabio Apone, direttore scientifico e coordinatore di Arterra Bioscience. Fondata dalla dott.ssa Gabriella Colucci (oggi amministratore delegato), l'azienda biotecnologica di Napoli è specializzata nella produzione di principi attivi per la cosmetica e la nutraceutica; la particolarità è che tutti i loro prodotti provengono dall'agricoltura piuttosto che da processi di sintesi.

"Per le aziende e le famiglie, gli scarti sono un problema", continua Apone; basti pensare, per esempio, che delle banane mangiamo solo il 70%, il resto è buccia; dei carciofi la parte edibile scende al 40%, mentre negli agrumi più piccoli, tipo mandarini e clementine, siamo poco al di sotto del 50%. Eppure la parte scartata "ha ancora un gran valore, perché contiene in molti casi sostanze benefiche", spiega il direttore scientifico di Arterra.


Attività di ricerca in laboratorio (Foto d'archivio).

Il caso paradigmatico è quello del pomodoro: ogni anno se ne producono nel mondo 160 milioni di tonnellate per il consumo fresco, più altre 40 milioni per la trasformazione. In questa orticola, la sostanza benefica più nota è il licopene, difficile da sintetizzare e che svolge un certo ruolo nella prevenzione dei tumori; ebbene, nella buccia si trova il quintuplo del licopene che è presente nella polpa. Casi analoghi si possono riscontrare anche nei graspi (e nei semi) dell'uva e nella buccia dell'ananas, come pure nel caffè e nelle olive usate per produrre olio.

"Noi – riprende Apone - riutilizziamo e rivalorizziamo tutti questi by-products studiando il miglior processo di estrazione di quanto di benefico ancora c'è; studiamo la molecola d'interesse e ne testiamo l'estratto, per garantire un prodotto sicuro. Quello che resta alla fine sono scarti esausti: solo fibra e cellulosa".

Il motivo di questo ritorno in auge di quelli che altrimenti sarebbero prodotti di scarto è duplice. Da un lato, spiega il direttore scientifico, "i by-products sono a basso costo, per un mercato di massa che nel settore cosmetico si sta espandendo sempre di più e che vuole tenere bassi i costi". Dall'altro "c'è sempre più attenzione alla sicurezza e alla provenienza dei prodotti, anche di quelli che usiamo sulla nostra pelle; e cosa c'è di più sicuro di quello che mangiamo? Specie se poi è coltivato localmente e non è trattato chimicamente". L'azienda di Napoli infatti si approvvigiona della propria materia prima da aziende locali e del Sud Italia; materia prima che sottopone a rigorosi test tossicologici e batteriologici.

Arterra ha effettuato ricerche e sviluppato principi attivi per la cosmetica estratti dagli scarti dell'industria del caffè, del vino, dell'olio e del pomodoro; principi attivi commercializzati da Vitalab. "Ora – conclude Apone - stiamo esplorando come estrarre nuovi principi dai by-products di altri settori, come quello agrumicolo e quello della frutta a guscio".

Contatti:
Arterra Bioscience S.r.l.
via Benedetto Brin, 69
80142 Napoli (NA) - Italia
Tel.: (+39) 081 6584411
Fax: (+39) 081 2144864
Email: info@arterrabio.it
Web: www.arterrabio.it