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Uno studio svizzero lo conferma

Guadagni poco? Allora mangi meno sano!

Vivere in povertà è una condizione spesso associata a malattie legate all'alimentazione. Basso reddito e scarsa nutrizione pare vadano infatti a braccetto. Nulla di nuovo, verrebbe da dire, ma questa volta a confermarlo c'è anche uno studio scientifico.

Non è la prima volta, comunque, che si sottolinea il binomio tra povertà e acquisto di cibi scadenti. Un dossier Coldiretti-Censis dello scorso anno, intitolato "Gli effetti della crisi: spendo meno, mangio meglio", aveva già evidenziato il fenomeno.

L'aspetto più drammatico che si sottolineava era che, nel 2013, sono stati oltre 4 milioni i poveri che in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per il cibo.

Negli anni, diversi ricercatori hanno trovato un legame diretto tra reddito e qualità dei cibi consumati: come lo status socio-economico diminuisce, le diete diventano sempre più sbilanciate. Una delle ragioni è che le persone a basso reddito spesso non possono permettersi alimenti abbastanza nutrienti. I livelli di educazione inferiori potrebbero anche spiegare perché le abitudini alimentari in questo gruppo siano insoddisfacenti. L'educazione influenza il livello di conoscenza nutrizionale che una persona possiede, che a sua volta influenza le abitudini alimentari (come l'assunzione di frutta e verdura).



Dai risultati di una recente ricerca, condotta da un team di scienziati del Fondo nazionale svizzero presso il centro universitario ospedaliero di Losanna (Svizzera), è emerso che le persone colte e benestanti prediligono la dieta mediterranea, un toccasana per il benessere di ogni individuo, allontanando il rischio di obesità, patologie cardiache e diabete. Chi ha un reddito basso si vede costretto a risparmiare sul cibo, prediligendo alimenti di qualità inferiore.

Il team medico guidato da Pedro Marques-Vidal ha messo a confronto il comportamento alimentare di oltre 4.000 losannesi su tre regimi alimentari. Il primo corrisponde a quello mediterraneo greco, basato su cereali, verdura, frutta e pesce. Il secondo è una variante che include i latticini, mentre il terzo, denominato "Alternative Healthy Eating Index", è impiegato negli Stati Uniti per valutare la qualità dell'alimentazione delle persone con i salari più elevati.

In merito alle possibili soluzioni da adottare per evitare che i cosiddetti "poveri" mangino male, la proposta di Marques-Vidal è tanto semplice quanto difficile da realizzare: abbassare il prezzo di frutta e verdura (in Svizzera).

Ma sarebbe una soluzione praticabile?

Elaborazione FreshPlaza su diverse fonti