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Le sei sfide piu' grandi per sfamare la popolazione del futuro

Le contraddizioni del mondo moderno: su più di 7 miliardi di persone, 800 milioni ancora soffrono la fame, per la stragrande maggioranza sono concentrati in Africa e Asia, mentre quasi 2 miliardi di persone sono in sovrappeso e 600 milioni obese. Negli anni, per fortuna, le cose sono migliorate perché, come rivela la FAO, dal 1990 a oggi c'è stato un calo del 42% nel numero di persone che soffrono cronicamente la fame; tuttavia il dato dipende molto dalla performance di crescita della Cina; se dal conto si togliesse il gigante asiatico, il calo sarebbe stato di appena il 7%.


Per tener dietro alla crescita della popolazione, la produzione alimentare dovrebbe aumentare del 70%.

Eppure, almeno sulla carta, ci sarebbe nel mondo abbastanza cibo per tutti. La lotta alla fame passa - spiegano dalla Wharton School dell'Università della Pennsylvania (USA) - attraverso il superamento di 6 grandi sfide.

La crescita della popolazione
Entro il 2050 la popolazione mondiale salirà a 9 miliardi di persone, con la crescita maggiore che si registrerà nell'Africa Sub-sahariana; il 70% della popolazione mondiale vivrà poi in aree urbane. Per la Fao questo significa che da qui al 2050 la produzione alimentare dovrà crescere del 70%, una percentuale decisamente ingente.

Lo spreco alimentare
Il rovescio della medaglia della produzione alimentare è lo spreco, che costituisce la seconda grande sfida per combattere la fame nel mondo. Anche senza aumentare la produzione fino ai livelli richiesti, un modo per garantire una maggiore disponibilità di cibo è proprio quella di ridurre gli sprechi alimentari; molti esperti sostengono infatti che, già oggi, la produzione mondiale sarebbe sufficiente a sfamare 10 miliardi di persone e che basterebbe ridurre le perdite post-raccolta per guadagnare 1,3 miliardi di tonnellate di derrate alimentari. Secondo il World Research Insitute, circa il 24% delle calorie alimentari prodotte per il consumo umano finiscono per essere sprecate.

Gli sprechi avvengono in tutta la filiera e in ogni parte del mondo e le opinioni sono contrastanti. Secondo alcuni studi, il 56% degli sprechi alimentari avviene nel mondo sviluppato, mentre per altri le perdite maggiori sono in Asia. Per altri, invece, l'80% degli sprechi avviene in appena tre fasi dal campo alla tavola: alla produzione (24%), nel trasporto e stoccaggio (24%) e nel consumo (35%).

Il climate change
"I cambiamenti nella frequenza e gravità di siccità e inondazioni potrebbero porre problemi per agricoltori e allevatori. Nel complesso, i cambiamenti climatici potrebbero rendere più difficile coltivare, allevare animali e pescare con le stesse modalità e negli stessi luoghi di un tempo", scrive l'EPA, l'agenzia ambientale del Governo degli Stati Uniti. A conferma, un documento pubblicato su Nature e redatto a quattro mani dal MIT di Boston e dall'Università del Colorado, il quale rivela come entro il 2050 i cambiamenti climatici ridurranno i raccolti del 10%.


Si stima che i cambiamenti climatici ridurranno la resa delle produzioni agricole del 10%, quando invece le produzioni dovrebbero aumentare per poter sfamare tutti gli abitanti della Terra.

Tra i cambiamenti climatici in atto, il problema maggiore è costituito dall'aumento delle temperature, che causano a loro volta cali di produzione. Segue poi l'aumento dei livelli di ozono nell'aria che, a seconda delle zone, acuisce gli impatti dei mutamenti nel clima. Tuttavia, oltre alle minori produzioni, c'è un altro risvolto del climate change sulla produzione agricola: quello dei prezzi. Si calcola infatti che, senza i cambiamenti climatici, il costo delle derrate alimentari aumenterebbe del 39% da qui al 2050, contro un +170% contando gli impatti del clima.

La qualità dell'alimentazione
Quarta grande sfida nella lotta alla fame sta nel che cosa le persone mangiano, alla fine. Con lo sviluppo e la crescita della classe media si stima infatti che aumenterà molto il consumo di carne e di proteine animali, la cui produzione richiede molte risorse, con le relative ricadute sull'ambiente.

Rischio idrico
Per alcuni ricercatori, la carenza di acqua è un problema addirittura più impellente dei cambiamenti climatici. Dal 1950 al 2013 il numero dei fiumi in Cina è sceso da 50mila a 23mila; la situazione non è diversa in India, mentre la siccità in California è nota. Se negli anni passati l'Arabia Saudita aveva iniziato a estrarre acqua da falde sempre più profonde per coltivare nel deserto - scrive il National Geographic - oggi quel progetto è stato accantonato, per preservare quel poco di acqua che è rimasta, preferendo l'importazione delle derrate alimentari piuttosto che la loro produzione in loco.


Cambiamenti climatici e carenza idrica sono due delle maggiori sfide per sfamare una popolazione mondiale destinata a raggiungere i 9 miliardi di persone entro il 2050.

Entro il 2025 1,8 miliardi di persone vivranno in aree a rischio idrico o in piena siccità e ciò spingerà circa 700 milioni di persone ad emigrare. Calcolato l'aumento previsto della popolazione, altre stime parlano che entro il 2050 il prelievo di acqua crescerà di un altro 15%.

Scontri e sommosse
Difficile dire se l'insicurezza alimentare sia una causa di conflitti o viceversa, fatto sta che secondo dati della Fao nel 2007 e nel 2008 ci sono state proteste e sommosse riconducibili a prezzi alimentari troppo alti in 48 paesi e nel 2011 la stessa organizzazione ha registrato un picco nei prezzi alimentari, con conseguenti sommosse in Nord Africa e in Medio Oriente.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte knowledge.wharton.upenn.edu