Il commercio mondiale di ciliegie fresche nella stagione 2014/15
I paesi che mostrano il maggiore incremento sono Cina e Cile, che nell'ultimo decennio hanno triplicato la produzione. Questi sono seguiti da Turchia e Stati Uniti, che mostrano rispettivamente un aumento del 30 e del 12%. La produzione in Ucraina è invece diminuita del 17%. (dati: FAS USDA).
Commercio internazionale: numeri da record per le esportazioni
I principali paesi consumatori di ciliegie sono Turchia (450.000 tonnellate l'anno), Stati Uniti e Cina (entrambe con consumi superiori alle 300.000 tonnellate l'anno).
Nel 2014 la domanda mondiale di ciliegie fresche ha raggiunto le 424.000 tonnellate. La Cina è stato il principale paese importatore, con una domanda totale che ha coperto il 28% della merce, suddiviso in un 13% diretto a Hong Kong e un 15% importato direttamente in Cina. Il prezzo medio su questo mercato è stato di 8,15 dollari/kg, cifra lievemente superiore ai 7,95 dollari/kg del 2013.
Gli altri paesi che richiedono grossi volumi sono Russia (13% degli invii), Germania (8%) e Canada (7%). In termini di prezzi, interessante è il mercato coreano, che assorbe 3% del prodotto: il prezzo medio CIF nel 2014 è stato infatti di 9,4 dollari/kg. La domanda da parte di questi paesi raggiunge il picco tra ottobre e marzo, quando non c'è produzione nazionale.
Principali paesi esportatori
Anche se le esportazioni sono aumentate del 19,2% in termini di volumi rispetto al 2013, le transazioni internazionali hanno interessato solo il 18% della produzione mondiale. I principali paesi esportatori sono stati Stati Uniti e Cile (rispettivamente 21 e 20%), seguiti da Turchia, Cina e Grecia.
Dei principali produttori, solamente il Cile produce frutta controstagionale, il che permette di raggiungere prezzi migliori soprattutto per le esportazioni, dato che questo Paese detiene il 34% del valore sul mercato mondiale. Il Cile è seguito dagli Stati Uniti, che detengono il 24%.
Attualmente, il Cile copre il 90% dei volumi esportati dall'emisfero sud mentre nessun altro paese va oltre il 5%.
Fonte: foodnewslatam.com