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Stessa spiaggia, stesso mare, due anni dopo: gli Italiani hanno fatto pace con la bilancia?

di Rossella Gigli - Chief editor/Manager FreshPlaza.IT

Quest'anno siamo tornati nel medesimo luogo di villeggiatura di due anni fa. La stessa spiaggia e lo stesso mare che ci indussero a lanciare un grido d'allarme sulla pessima forma fisica degli Italiani (leggi qui). Cos'è cambiato da allora?

In realtà, tutto; al punto che quasi stentavamo a credere ai nostri occhi. Stavolta gli individui in sovrappeso erano in netta minoranza, con quasi tutti i bambini normopeso, mentre tra gli adulti, di qualunque età, spiccava un'incidenza degna di nota di persone dedite a pratiche sportive o a stili di vita salutari, rispecchiati palesemente nella loro buona forma fisica.

Un cambiamento radicale, dunque? In verità, con il trascorrere dei giorni, ci siamo resi conto che a essere mutato era soprattutto l'assortimento geografico e socio-economico dei villeggianti. Prevalenza di accenti del Nord Italia, mentre rara era la presenza di famiglie del Sud (nonostante l'ubicazione meridionale del luogo di vacanze); molta clientela rappresentata da nuclei con buon reddito o da pensionati di alto livello; molte donne con tanto tempo a disposizione per curare il proprio aspetto; persone più informate sui temi nutrizionali (abbiamo sentito una mamma parlare con cognizione di causa sugli ingredienti contenuti nei biscotti, per esempio).

Insomma, a due anni di distanza, quello cui in realtà abbiamo assistito è stato l'effetto selettivo di una crisi economica che ha impedito a moltissime famiglie e gruppi sociali di potersi permettere una vacanza. Erano dunque assenti dalla spiaggia proprio quelle stesse persone che sono costrette a ripiegare su cibi di minore qualità, più economici e meno equilibrati nutrizionalmente, pur di mettere qualcosa a tavola.

Il campione dei villeggianti 2015 non può dunque considerarsi rappresentativo della popolazione italiana in generale né del suo stato di salute in particolare, perché troppi sono rimasti indietro e sono stati lasciati fuori, durante questi anni difficili.

Del resto, gli ultimi dati ufficiali diffusi dall'ADI-Associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica nel recente "Manifesto delle criticità in nutrizione clinica e preventiva. Le prime 10 sfide italiane" evidenziano un mutamento radicale nella dieta degli Italiani negli ultimi 50 anni.

C'è stato un progressivo allontanamento dal modello alimentare mediterraneo, con conseguente incremento dell'apporto di energia, passando da 2956 kcal/die per persona nel 1961, a circa 3627 kcal/die per persona nel 2010 (+22,7%, pari a circa 670 kcal/die, dovuto per i due terzi all'aumentato consumo di alimenti di origine animale)

Si nota anche un incremento pro capite del consumo di proteine e grassi di origine animale; +111,4% per i grassi (da 29 a 61 g/die) e +110,7% per le proteine (da 33,3 a 70,4 g/die); riduzione del consumo di carboidrati complessi di circa il 9% (da 515 g/die nel 1961 a 469 g/die nel 2009) e incremento di circa il 20% del consumo di zuccheri aggiunti.

Secondo gli esperti, addirittura 48 milioni di italiani non conoscono la dieta mediterranea, ossia l'80% (Dati Siprec). Meno carboidrati e più grassi, carne e zuccheri, dunque, oltre all'addio alle verdure: le famose 5 porzioni al giorno di frutta e verdura sono consumate dal 10% appena della popolazione, con una maggiore frequenza di donne (11%), adulti (50-69 anni, 13%), dei più istruiti e senza difficoltà economiche (11%... il che conferma quanto da noi visto in spiaggia).

"Tale divario - si legge nel documento - è destinato ad aumentare in virtù del peggioramento della crisi economica e del ridotto potere d'acquisto che colpisce i più deboli". I dati parlano chiaro: in 11 anni l'acquisto medio annuo a famiglia di frutta e verdura e' passato da 450 a 347 chili.

Noi di FreshPlaza riteniamo che il settore ortofrutticolo sia l'unico oggi in grado di rispondere alle esigenze dell'intera popolazione; sia offrendo prodotti con elevato contenuto di servizio ai consumatori che non hanno perso capacità di spesa, sia contribuendo al miglioramento qualitativo alimentare delle famiglie con minori possibilità economiche. Entrambe le strade vanno perseguite, perché non manchi a nessuno il corretto e salutare apporto giornaliero di frutta e verdura nella dieta.