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"Ieri a Expo la "Festa della frutta e della verdura". Gli operatori hanno altri problemi"

L'ortofrutta va in piazza, ma i produttori aspettano risposte

Ieri, nel pianeta Expo, è andata in scena la "Festa della frutta e della verdura". Una festa, certo; sulla quale, però, operatori e imprenditori agricoli nutrono forti dubbi.


(Foto Confagricoltura).

Dopo mesi di prezzi di vendita al di sotto dei costi di produzione, la concorrenza spagnola e greca sempre più agguerrita, la proroga dell'embargo russo e una crisi della frutta estiva ormai cronica, più che rallegramenti servirebbero risposte. E, in questo senso, aiuta la cronaca di ieri.

Perché, se il motto di Expo "Nutrire il pianeta, energia per la vita" per qualcuno suona scontato, o buonista, per chi nei frutteti ci lavora rappresenta la fatica quotidiana. Così, le Organizzazioni agricole – da un lato Agrinsieme, che coordina Cia, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle cooperative agroalimentari, e dall'altro lato Coldiretti – hanno deciso di partecipare all'appuntamento promosso da Expo con iniziative mirate a stimolare i consumi (che, salvo qualche sporadica ripresina, sono stagnanti da anni) e a far conoscere il comparto ortofrutticolo, che si colloca ai vertici del nostro sistema agroalimentare, sia per giro d'affari sia per export.

Con un fatturato che supera i 13 miliardi l'anno, infatti, l'ortofrutta rappresenta da sola un quarto del valore della nostra produzione agricola e la prima voce del nostro export agroalimentare, circa un terzo dell'intero fatturato. Nel settore sono impegnate circa 450mila aziende agricole che coltivano 850mila ettari, vale a dire il 7% della superficie agricola utilizzata. Il che conferisce al nostro Paese la leadership europea.

Eppure, nonostante i numeri confermino la sua importanza, questo è un settore sottovalutato nelle politiche legate sia alla sfera economica sia a quella salutistico-sanitaria.


(Foto Confagricoltura).

"Per questo – ha dichiarato Dino Scanavino, coordinatore nazionale di Agrinsieme e presidente di Cia - la nostra partecipazione alla Festa della frutta e della verdura si articola in tre momenti: il primo è la necessità di rilanciare i consumi interni, anche per ragioni di salute e benessere dei consumatori; il secondo è chiedere un reddito equo e stabile per le imprese agricole, accorciando la filiera e, soprattutto, restringendo la forbice tra prezzi in campo e al consumo; il terzo è la difesa del Made in Italy in un comparto che è cresciuto grazie all'export, ma che ha avuto pesanti contraccolpi dall'aumento delle barriere fitosanitarie degli altri Paesi nonché dalla chiusura, lo scorso anno, del mercato russo".

Lungo il Decumano di Expo, in prossimità del cluster Frutta e Cereali, Agrinsieme ha distribuito frutta a tutti i visitatori. E così anche nell'atrio di Palazzo Italia dove, nella Sala delle Conferenze, si è tenuto il confronto pubblico con le istituzioni. Al governo Agrinsieme chiede un'alleanza tra produttori e cittadini per incentivare il consumo di frutta e verdura e, al tempo stesso, chiede di sostenere il reddito delle imprese agricole con la partecipazione attiva dell'esecutivo sia per campagne di promozione al consumo e d'informazione ai cittadini, sia con azioni di sostegno sul mercato interno ed estero.

Agrinsieme insomma rivendica la centralità economica dell'ortofrutta chiedendo anche maggiore incisività nei negoziati con i Paesi che sono nostri principali clienti e, magari, soluzioni comuni all'embargo russo.


(Foto Piero Cruciatti, La Presse).

Anche Coldiretti, che ieri ha distribuito venti tonnellate di frutta tra l'Esposizione di Milano e le iniziative nelle diverse regioni italiane, ha aderito alla festa di Expo per fornire un'adeguata informazione ai consumatori.

E i numeri diffusi, per chi è del settore, purtroppo non rappresentano una novità. Dal campo alla tavola, i prezzi della frutta si moltiplicano fino al 500%: pesche pagate al produttore 0,30 euro sono rivendute al consumatore a 1,80 euro il chilo; susine e meloni da 0,40 a 1,40; uva da tavola da 0,80 a 2,50. La denuncia della Coldiretti si basa sull'analisi di dati Ismea relativi alla terza settimana di luglio.

Il presidente Roberto Moncalvo, parla (ma non è il primo) di "una vera speculazione che paga sottocosto la frutta agli agricoltori italiani e non permette a molti cittadini di garantirsi il consumo di un prodotto indispensabile per la salute. E nella forbice dei prezzi dal campo alla tavola c'è margine da recuperare per garantire un reddito sufficiente agli agricoltori e convenienza per tutti i cittadini".


(Foto Piero Cruciatti, La Presse).

In questo contesto, secondo l'organizzazione degli agricoltori, è in atto una vera rivoluzione grazie al progetto "Scendipianta" di Fai, "Firmato dagli agricoltori italiani", che accorcia la filiera riducendo gli attuali 4-5 passaggi dal produttore alla vendita, per premiare chi produce bene. "Il progetto - ha concluso Moncalvo - ha trovato l'attenzione della catena distributiva Conad, con la quale è stato stretto un accordo. E sono iniziate le prove su vari punti vendita con alcuni prodotti, come appunto le pesche".

Ricapitolando, motivi per festeggiare frutta e verdura, nonché gli agricoltori che le coltivano per noi - ce ne sarebbero, ma al momento, lo dicono i numeri, sono più spine che rose.