California (USA): dopo gli agricoltori anche la ristorazione californiana fa i conti con il quarto anno di siccita'
Ma della siccità californiana c'è un risvolto poco appariscente che però sta portano a una profonda trasformazione sociale, ed è quello della cucina. Anche sui fornelli si deve fare ora i conti con la mancanza di acqua e la California si sta adeguando di conseguenza, con una serie di best practices portate avanti da ristoranti, chef, cuochi amatoriali e se nelle case oggigiorno non è più così inusuale riciclare l'acqua della doccia, ora ci si pensa bene prima di mettere sul fuoco un pentolone pieno d'acqua.
Alle prese con il quarto anno di fila di siccità la produzione di frutta in California è cambiata: nuovi periodi, offerte limitate e calibri più piccoli. Ora anche in cucina si cercano alternative (Fonte foto: Twitter #SmallFruitRevolution)
Si riduce il numero di pentole e padelle utilizzate, mentre per contro si diffondono sempre più piatti da cucinare in forno, una pratica che richiede poca o niente acqua. Sta cambiando anche quel che finisce in frigo o in credenza: diverse le quantità, qualità e disponibilità dei prodotti alimentari locali, così le ciliegie sono state in commercio per pochissimo tempo e sono andate a ruba (con conseguente innalzamento dei prezzi), mentre la carenza d'acqua ha portato a frutti di pezzatura minore del solito, ma pure - dicono gli esperti - più buone; è stato così ad esempio per le pesche, ottime sì, ma il cui prezzo in California è rincarato dell'11% rispetto all'anno prima.
Se tradizionalmente i consumatori preferiscono frutti di grosse dimensioni (dimensioni dovute all'assorbimento d'acqua), associando la grandezza alla qualità, sui social è partita un'altra campagna virale con l'hashtag #SmallFruitRevolution, per cambiare quello che appare un assioma nelle menti dei consumatori.
Poco manca a che spariscano i piatti a base di riso, perché praticamente non lo si coltiva più: richiede troppa acqua, che non c'è più. Idem per gli avocado di stagione, praticamente introvabili in California.
Allo stesso modo cambia anche il modus operandi in cucina: per esempio l'acqua usata per bollire la verdura viene riciclata per innaffiare le piante o, ancora, se prima nei ristoranti era prassi scongelare gli alimenti in un bagno d'acqua, ora viene fatto a secco e il ghiaccio sciolto viene riutilizzato.
Si fanno meno lavaggi in lavastoviglie e in questo il caso paradigmatico è quello di John Cox, chef del Post Ranch Inn, a Big Sur, balzato agli onori della cronaca quando si è sparsa la notizia di una sua invenzione: un piccolo compressore d'aria ch'egli usa per pulire piatti e stoviglie dalle incrostazioni prima di lavarli, un sistema che - ha spiegato - gli permetterebbe di risparmiare anche un migliaio di litri d'acqua al giorno.
Nel frattempo, sulle pareti delle cucine dei ristoranti si sono diffusi manifesti che invitano cuochi e camerieri ad assicurarsi di aver chiuso bene i rubinetti, mentre in sala è sparita una tradizione tutta americana che voleva che il bicchiere dei clienti fosse sempre pieno d'acqua. Oggi regole molto severe obbligano i camerieri a chiedere al cliente se vuole o meno dell'acqua, pena una multa che può arrivare anche a 500 dollari. Al pari cambia anche la pubblicità e oggi sempre più campagne tendono a confrontare prodotti diversi in base alla quantità di acqua di cui hanno bisogno, invece che sulla qualità o la bontà.
Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.nytimes.com