"Leonardo Odorizzi: "Subito un Tavolo di filiera anti-crisi"
Questo l'appello che Leonardo Odorizzi (in foto), produttore esportatore, consigliere di Fruitimprese Veneto, fa pubblicamente alla Associazione di importatori ed esportatori: farsi capofila della riorganizzazione e valorizzazione del settore ortofrutticolo istituendo un Tavolo cui invitare tutti gli operatori con i quali è indispensabile aprire un dialogo a tutto tondo.
"Considerato che nemmeno le Organizzazioni di produttori sono riuscite a risolvere certe problematiche, solo un'azione comune di tutti gli attori potrà ribaltare il sistema. Tra le difficoltà che affronto quasi ogni giorno, vanno segnalate le pratiche commerciali sbilanciate che rischiano di violare l'Art. 62 del 2012, comma 2, che punisce chiunque adotti condotte commerciali sleali che risultino tali anche tenendo conto del complesso delle relazioni commerciali che caratterizzano le condizioni di approvvigionamento. Oltretutto, di recente, il Governo ha anche inasprito le sanzioni relative all'Art. 62".
"Un altro ostacolo incontrato nel lavoro quotidiano riguarda il controllo della etichettatura dei prodotti sui banchi (es. segnalazione calibri AAA per pesche A) e, soprattutto, la qualità/conformità dei frutti in esposizione. Dopo alcune ore, infatti, si presentano spesso ammaccati, raggrinziti o, addirittura, sovramaturi, a causa dell'eccessiva manipolazione nel punto vendita".
"Andrebbe poi valutata l'ipotesi di escludere dal mercato i calibri inferiori, in modo da calmierare l'offerta garantendo almeno un calibro A per pesche e nettarine. Tra l'altro, l'industria di trasformazione sta proponendo prezzi molto interessanti, tra i più alti degli ultimi dieci anni: oltre gli 0,10 euro/kg".
"Questione imballaggi: non si potrebbe evitare di usare il cestino in plastica a vantaggio di confezioni meno costose, quali la cassettina a uno strato che incide per 10 centesimi contro i 28 del cestino? Insomma, 0,50 euro/kg (il prezzo del cestino di questa settimana, n. 30/2015, nda) non permette a nessun attore della filiera di guardare al futuro".
"Il momento a mio giudizio è storico in quanto, per la prima volta negli ultimi 50 anni, sia i produttori che le cooperative e le ditte private si sono visti privare di quel reddito minimo che garantisce la sopravvivenza della filiera. Non dobbiamo aver paura dei nostri clienti, che pensano ai propri interessi anche con ricarichi del 300%, ma aiutarli a commercializzare meglio per vendere di più".