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Stati Uniti: uno studio suggerisce che l'agricoltura bio potrebbe essere piu' sostenibile

Secondo l'analisi di un ricercatore dell'Università dell'Oregon che ha raccolto un decennio di dati provenienti da 49 stati USA, la coltivazione biologica su larga scala non sta contribuendo a ridurre le emissioni di gas serra.

Per Julius McGee, dottorando del dipartimento di sociologia, gli areali bio, che ad oggi rappresentano solo il 3% dei terreni agricoli, sembrano infatti contribuire all'aumento dei livelli del gas serra, invece che rallentarne la crescita. Lo studio è stato pubblicato nel numero di giugno del magazine "Agriculture and Human Values".

Anche se di primo acchito questi risultati possono sembrare preoccupanti, McGee, consumatore abituale di cibo bio, spiega piuttosto quanto lo studio serva a rivalutare gli obiettivi del movimento promotore dell'agricoltura biologica. Serve una maggiore aderenza alle pratiche sostenibili e un maggiore controllo da parte del governo sulla diffusione della produzione biologica certificata.

"La questione principale - spiega Julius McGee - è cosa fare quando si effettua il passaggio dalla produzione tradizionale a quella biologica e quali sono le conseguenze ambientali. Siamo solo agli inizi dell'industria del bio, quindi al momento non ne misuriamo alcun effetto di mitigazione dei gas serra. Dobbiamo prestare attenzione a quali sono i processi che potrebbero rendere questo tipo di coltivazione più sostenibile e aderirvi strettamente".

Lo studio è stato basato sui dati raccolti dal 2000 al 2008 da tutti gli Stati a parte la Louisiana. I dati sull'Alaska non sono disponibili per i primi due anni. McGee ha anche raccolto dati sugli indicatori socioeconomici e agricoli che si pensa influenzino i trend di crescita del settore. Ha poi analizzato le emissioni di gas serra utilizzando uno schema regressivo a percentuale fisso che gli ha permesso di controllare indirettamente le variabili nascoste.

Non si esclude la possibilità che la coltivazione biologica su larga scala riduca le emissioni di gas serra ma, per il momento, queste continueranno ad aumentare a meno che non vengano implementate specifiche azioni al riguardo.

L'agricoltura biologica è nata negli Anni Quaranta come alternativa alle metodologie industriali in quanto più ecologica, con un trattamento migliore degli animali e uno sfruttamento meno intensivo del suolo. La pratica era anche ritenuta efficace per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici.

Il Dipartimento di Agricoltura statunitense aveva iniziato a certificare la produzione bio grazie al Food, Agriculture, Conservation and Trade Act del 1990 ma, man mano che questa è entrata sotto il controllo delle aziende, l'utilizzo delle pratiche USDA è andato riducendosi. Le pratiche includerebbero la rotazione delle colture, l'utilizzo di pesticidi ed erbicidi biologici e di fertilizzanti naturali prodotti in loco e la copertura con teli da pacciamatura.

Ora, il ricercatore Julius McGee avverte che più le operazioni cominciano ad essere condotte su larga scala, più servono macchinari. Inoltre è aumentata la tendenza a focalizzarsi sulla monocoltura e c'è un maggiore utilizzo di pesticidi ed erbicidi bio e di fertilizzanti naturali non più prodotti in loco.

Clicca sul tasto Play per un video dell'Università dell'Oregon
Data di pubblicazione: