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Ma fame e malnutrizione restano un problema

FAO e OCSE: per i prossimi 10 anni buone prospettive per l'agricoltura

Nel prossimo decennio raccolti abbondanti, maggiori rese e una domanda mondiale in crescita più lenta contribuiranno a un graduale calo dei prezzi dei prodotti agricoli; ciò nonostante si resterà su livelli superiori a quelli raggiunti nei primi anni 2000. A rilevarlo è l'ultimo rapporto sulle prospettive dell'agricoltura 2015-2024 realizzato dall'OCSE e dalla FAO e presentato a Parigi il primo di luglio 2015.

A contribuire al declino dei prezzi - si legge nel rapporto - sarà anche un prezzo del petrolio più basso, che farà diminuire di conseguenza i costi energetici.

Secondo il rapporto, nel prossimo decennio cambierà anche la dinamica import-export mondiale: i paesi esportatori si ridurranno, così che l'export di derrate alimentari sarà appannaggio di un numero minore di paesi. Viceversa aumenterà il numero dei paesi importatori; un fenomeno spinto soprattutto dai paesi in via di sviluppo dove la crescita della popolazione, l'aumento dei redditi e dell'urbanizzazione porteranno a una maggiore domanda alimentare, anche in un'ottica di diversificazione della dieta.


(Fonte: Twiter, @FAOstatistics)

Se la situazione descritta dal rapporto sembra promettente ci sono però dei distinguo. Il rapporto appena presentato infatti disegna una prospettiva decennale ma, come rilevato nei giorni scorsi dall'Economist (cfr. FreshPlaza del 01/07/2015) restano comunque 800 milioni di affamati nel mondo, oltre al fatto che entro il 2050 la popolazione mondiale passerà dagli attuali 7 a 9 miliardi di abitanti e che per garantire l'alimentazione di questi 2 miliardi in più la produzione agricola dovrà crescere del 70%.

"Le prospettive globali per l'agricoltura sono più tranquille di quanto non lo siano state negli ultimi anni, ma non c'è spazio per l'autocompiacimento", ha spiegato a Parigi, durante la presentazione del rapporto, Angel Gurrìa, segretario generale dell'OCSE. Inoltre, ha continuato Gurrìa, "non possiamo escludere il rischio, nei prossimi anni, di nuove impennate dei prezzi. I governi dovrebbero sfruttare le attuali condizioni per concentrarsi sullo sviluppo di politiche che aumentino la produttività, che stimolino l'innovazione, che migliorino la gestione del rischio (la concentrazione dell'export in poche mani - rimarca il rapporto OCSE-FAO - può aumentare i rischi di mercato, compresi quelli associati a calamità naturali o all'uso di misure commerciali speculative, ndr), che costruiscano robusti sistemi agricoli a vantaggio sia dei consumatori che dei produttori". Interventi questi invocati anche dall'Economist.

Il miglioramento delle diete nei paesi in via di sviluppo è, nelle parole di José Graziano Silva, direttore generale della FAO, "una buona notizia", ma lo stesso numero uno dell'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura non ne nasconde quel che rappresenta il rovescio della medaglia. "La malnutrizione è un problema - ha spiegato a Parigi - e i paesi in via di sviluppo si trovano ora ad affrontare problemi di sovrappeso, di obesità, oltre che di malattie non trasmissibili legate all'alimentazione". Inoltre, ha commentato Silva, "i paesi meno sviluppati restano notevolmente indietro rispetto alle economie avanzate: questo è motivo di preoccupazione perché significa che in questi paesi la fame potrebbe persistere".

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.fao.org