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All'estero il prodotto spagnolo quotato piu' di quello italiano

Pesche: produttori preoccupati per i prezzi gia' fiacchi

"Basterebbe escludere il calibro B per una settimana, in modo da alleggerire il mercato". E' quanto sostiene un operatore veneto di fronte a un avvio di campagna che, per pesche e nettarine, non è certo incoraggiante.

"Quantomeno - continua - servirebbe almeno a verificare se le pesche italiane hanno ancora un senso sul mercato oppure se la Spagna è in grado di soddisfare anche il nostro fabbisogno interno. Ma se l'Italia ha ancora un suo ruolo, allora i nostri produttori devono vedere perlomeno coperti i costi di produzione e confezionamento".

"Si parla tanto di filiera etica e, giustamente, buona parte delle aziende agricole italiane si è allineata - osserva un peschicoltore romagnolo - ma il trattamento dovrebbe essere etico anche verso il produttore, che invece resta l'anello debole della catena".



"In Puglia stiamo lasciando cadere le pesche a terra in segno di protesta contro i prezzi, ingiustificati, praticati dai supermercati che, nonostante la scarsità di prodotto, approfittano del loro strapotere per rivendere con ricarchi del 200-300% e oltre". E' il grido d'allarme lanciato da un produttore pugliese.

Gira poi voce che alcuni agricoltori stiano valutando se procedere con una denuncia all'Antitrust per le pressioni di alcune insegne della Grande distribuzione organizzata sulla parte agricola.

E se, con il decreto legge 51 del 5 maggio 2015, il Governo ha di fatto aumentato le sanzioni previste dall'art. 62 del 2012, sia per quanto riguarda l'obbligo del contratto scritto che il mancato rispetto delle relazioni commerciali, l'Ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi del Ministero delle Politiche agricole è stato incaricato di segnalare ogni violazione in materia. Ma per ora tutto tace.



La situazione è già al livello di guardia. Si lamenta una mancata organizzazione nell'immissione del prodotto sul mercato, che favorisce i competitor spagnoli (o viceversa, una maggiore organizzazione spagnola che penalizza i troppi operatori italiani). Senza dimenticare la proroga dell'embargo russo che fa (di nuovo) chiedere a gran voce misure comunitarie a difesa dei prodotti ortofrutticoli colpiti.

Su una cosa, però, al momento i produttori sono tutti d'accordo: le organizzazioni agricole professionali dove sono?

Intanto nella Gdo tedesca...
"Oggi - segnala un esportatore - in una catena della Grande distribuzione tedesca i cestini da un chilo di nettarine italiane sono venduti a 0,88 euro contro i 2,99 del prodotto spagnolo sfuso. Praticamente il prodotto italiano viene usato per le promozioni".


Sopra, nettarine italiane confezionate e, sotto, prodotto spagnolo sfuso.



"Nel punto vendita di un'altra insegna i cestini di pesche spagnole sono prezzati 1,99 euro e le nettarine 1,59. Qualcosa quindi non torna - osserva l'operatore - Se continuiamo a ripetere che il prodotto made in Italy è quello certificato e garantito mentre quello spagnolo è di massa, spesso trattato con sostanze non ammesse e concesse in deroga, perché i prezzi non sono invertiti?".


A sinistra cestini di pesche spagnole a 1,99 euro e, a destra, di nettarine sempre di "provenienza Spagna" a 1,59 euro in un supermercato tedesco.

Il dibattito è aperto.