Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Aggiornate a giugno 2015

Melone: un report Ismea fotografa le tendenze in atto

La Direzione Servizi per il mercato di Ismea ha pubblicato ieri un report aggiornato a giugno 2015 sulle tendenze in atto per il melone. La presentazione, realizzata per lo specifico Comitato di prodotto dell'Organismo interprofessionale, è a cura di Mario Schiano lo Moriello.

Nel 2014, su una disponibilità di 602.000 tonnellate di meloni, comprensivo delle importazioni di prodotto (35.000 ton), l'Italia ne ha esportate 30.000 il 13% in più rispetto al 2013, generando introiti per 21,2 milioni di euro (+21% sul 2013).

A parte i ritiri e gli scarti, il 92% della produzione è andata al consumo: 442.000 al canale retail (il 60% delle quali alla DM e il 40% al tradizionale) e 110.000 al canale Ho.re.ca.


I flussi di prodotto in Italia.

Su scala internazionale, tra i principali paesi produttori spicca, nell'emisfero Nord, la flessione della Spagna e, al tempo stesso, nell'emisfero Sud, l'incremento di Brasile e Guatemala le cui produzioni si sono allineate a quella del Messico.

I principali Paesi esportatori
Tra i primi esportatori mondiali di meloni, l'Italia figura in nona posizione alle spalle di Spagna, Paesi Bassi, Brasile, Stati Uniti, Messico, Francia, Cina e Marocco.

La Spagna è leader assoluto, seguita da Brasile e USA. Al secondo posto i Paesi Bassi riesportano – per lo più – produzioni provenienti da Sud e Centro America.

Tra il 2010 e il 2014, in termini di volume, sono aumentate le esportazioni di Spagna, Paesi Bassi, Brasile, Francia, Marocco e Italia.


Clicca qui per ingrandire i grafici.

Esportazioni e importazioni italiane di meloni
Negli ultimi anni, il trend delle esportazioni italiane è positivo. Nel 2014, in particolare, sono state superate le 30mila ton e i 21 milioni di introiti.

La propensione all'export, cioè il rapporto tra esportazioni e produzione, è bassa, attorno al 5% ma mostra un trend crescente. Il grado di copertura (rapporto tra esportazioni e importazioni) è dell'88% e indica la prevalenza delle importazioni sulle spedizioni.



I mercati di sbocco sono rappresentati quasi esclusivamente dai mercati europei. I primi tre clienti (Germania, Svizzera e Austria) concentrano il 60% delle esportazioni italiane in valore.

Nonostante l'aumento delle esportazioni, l'Italia si conferma un Paese importatore netto di meloni, anche se tra il 2005 e il 2014 il passivo si è ridotto da 16.600 a 4.300 ton. Negli ultimi anni, infatti, le importazioni sono rimaste stabili a un livello compreso tra 30 e 35.000 ton/anno.

La propensione all'import (ossia il rapporto tra import e consumo apparente) è bassa (6%) ed è stabile nel tempo.

Le principali aree di approvvigionamento sono: Europa (Francia e Spagna), Sud America (Brasile e Costarica) e Africa (Senegal e Tunisia). I Paesi Bassi riesportano prodotto proveniente per lo più da paesi extra-UE.

Import/export di meloni in Brasile
Negli ultimi dieci anni, il trend delle esportazioni brasiliane è rimasto stabile, intorno alle 200mila tonnellate. Nel periodo osservato, il prezzo medio all'export è cresciuto da 0,40 a 0,60 euro/kg e ha determinato l'aumento degli introiti che nel 2014 hanno raggiunto 118 milioni di euro.

I mercati di sbocco sono quasi esclusivamente in Europa: Paesi Bassi, Regno Unito e Spagna coprono infatti più del 90% delle esportazioni brasiliane in valore. A seguire, si piazzano Italia ed Emirati Arabi, Canada e Stati Uniti.

Import/export di meloni in Spagna
La Spagna è il primo esportatore mondiale di meloni. Negli ultimi dieci anni, il trend dell'export è stabile. Mediamente sono state esportate oltre 385mila tonnellate all'anno. Il prezzo all'export è cresciuto anche se si osservano ampie oscillazioni da un anno all'altro e, di conseguenza, variano anche gli introiti che nel 2013 hanno raggiunto il picco massimo di 293 milioni di euro.

I mercati di sbocco sono rappresentati quasi esclusivamente dai mercati europei con i primi quattro (Francia, Germania, Regno Unito e Paesi Bassi) che costituiscono il 75% delle esportazioni spagnole in valore. L'Italia è al settimo posto con il 3% circa delle esportazioni spagnole in valore.



Nello stesso decennio, le importazioni spagnole di meloni sono lievemente aumentate, raggiungendo un livello medio di 66.000 ton/anno. Nel periodo osservato il prezzo medio all'import è cresciuto da 0,55 a 0,70 euro/kg e, di conseguenza, è cresciuto la spesa relativa che, nel 2014, ha raggiunto quota 54 milioni di euro. Nonostante ciò, il saldo della bilancia commerciale della Spagna per quanto riguarda i meloni si conferma ampiamente positivo.

Le principali aree di approvvigionamento sono il Sud America (Brasile in testa, poi Panama, Costarica e Honduras) e l'Africa (Senegal, Marocco e Mauritania). Tra i paesi europei spiccano Paesi Bassi, Francia e Spagna che coprono circa il 5% delle importazioni totali di meloni.

Esportazioni e importazioni di meloni nei Paesi Bassi
I Paesi Bassi sono il secondo esportatore mondiale di meloni. Negli ultimi dieci anni, il trend delle esportazioni è positivo sia in termini di quantità sia di incassi. Nel 2014 sono state sfiorate le 123mila tonnellate di prodotto spedito e gli introiti sono ammontati a circa 123 milioni di euro.

I mercati di sbocco sono rappresentati quasi esclusivamente dai mercati europei. I primi tre clienti (Germania, Regno Unito e Danimarca) concentrano quasi la metà delle esportazioni in valore.

Negli ultimi anni, le importazioni dei Paesi Bassi sono cresciute anche se in maniera incostante e nel 2014 hanno raggiunto quota 190mila ton, pari a una spesa di circa 154 milioni di euro. La prima area di approvvigionamento è il Sud America (Brasile, Costarica, Honduras e Panama) che copre circa i tre quarti delle importazioni complessive. A seguire, Spagna e Israele.

Import/export di meloni in Francia
Il livello delle esportazioni francesi di meloni negli ultimi dieci anni è rimasto sostanzialmente stabile, intorno a 42.000 ton. Il prezzo medio all'export ha mostrato ampie oscillazioni da un anno all'altro e di conseguenza anche gli incassi hanno mostrato un andamento irregolare.

I mercati di sbocco sono rappresentati quasi esclusivamente dai mercati europei. I primi tre clienti (Belgio, Svizzera e Italia) concentrano circa l'80% delle esportazioni italiane in valore.

Nell'ultima decade, le importazioni sono aumentate fino ad oltre 170mila tonnellate nel 2013 e 2014. Il prezzo medio all'import ha registrato una riduzione fino al 2012 per poi riprendere quota nel 2013 e nel 2014. Le principali aree di approvvigionamento sono la Spagna e il Marocco che, insieme, coprono l'85% delle importazioni in valore.


Il mercato nella fase all'origine. Prezzo medio franco azienda in Italia e franco magazzino in Spagna. In Italia, la campagna inizia in aprile con il prodotto siciliano (linea gialla) e prosegue a giugno con il prodotto del Nord Italia (in blu).

Gli acquisti al dettaglio delle famiglie italiane
Come è noto, la crisi economica e la disaffezione al consumo di frutta e verdure hanno determinato una riduzione dei consumi. Tra il 2010 e il 2014, per esempio, gli acquisti di frutta sono diminuiti a un tasso medio dell'1,2% l'anno e dell'1,7% nel caso degli agrumi.



In tale contesto di calo generalizzato degli acquisti da parte delle famiglie, la performance dei meloni è comunque abbastanza positiva. La domanda di meloni è infatti diminuita meno della media, a un ritmo dello 0,5% l'anno, mentre la flessione della spesa è stata più consistente (-0,8%) a causa di una lieve riduzione dei prezzi medi al dettaglio.