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A Expo 2015 in un incontro con il Ministro Martina

Coop Italia e il cibo democratico: buono e sicuro per tutti

Il cibo nel 2050? I consumatori lo vorrebbero più controllato, sicuro, "accessibile a tutti", ma se lo aspettano anche "freddo, sterile, standardizzato". E' questo il risultato di un'indagine svolta da Doxa per Coop Italia presentata ieri 22 giugno a Expo Milano 2015 nel corso della tavola rotonda organizzata da Coop, "Il futuro del cibo, bene comune".



Nell'incontro, coordinato Gad Lerner, si è parlato dei cambiamenti del cibo a livello internazionale, dal punto di vista dei consumatori di otto Paesi del mondo (Doxa) - Italia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Russia, Cina, India e Brasile - e dell'industria (Nielsen).

All'incontro hanno partecipato Maurizio Martina, Ministro delle Politiche agricole; Stefano Bassi, presidente Ancc-Coop; Vito Mancuso, teologo; Giacomo Vaciago, economista e presidente REF Ricerche; Marco Pedroni, presidente Coop Italia; Vilma Scarpino, amministratore delegato Doxa; Mike Watkins, head of retailer and business insight Nielsen.

Stefano Bassi ha introdotto i lavori soffermandosi sull'impegno di Coop nello studio e nello sviluppo del percorso del cibo del futuro. "Tre - ha detto - saranno gli incontri attraverso i quali Coop vuole spiegare il suo impegno nel sviluppare un'idea su un reale cibo del futuro basato sulle idee, le aspettative e i timori dei cittadini del mondo: mangiare è un atto politico, il cibo che vogliamo è il cibo di tutti".


Vilma Scarpino.

"In tre generazioni tutto è cambiato - ha spiegato l'AD di Doxa, Vilma Scarpino - Oggi c'è maggiore consapevolezza razionale del rapporto tra benessere e cibo. Non c'è più l'idea che il cibo serva a sfamare la popolazione o la famiglia, o che si possa consumare qualsiasi cibo l'industria fornisca, ma piuttosto che si debba acquistare per il proprio bene il meglio che il mercato offre. I consumatori si aspettano di avere un cibo sano, buono, pur perdendo di fatto i valori della territorialità e della tradizione. Quindi un cibo sempre più globalizzante e globalizzato e un consumatore sempre più anafettivo nei confronti dello stesso".

Secondo gli intervistati (6.400 in totale) a decidere delle caratteristiche del cibo del futuro dovranno essere soprattutto i cittadini, seguiti dal mercato e dall'industria. "Meno - sottolinea Scarpino - le istituzioni e i governi, che devono occuparsi più delle regole a tutela del cibo".


Mike Watkins.

A integrare i dati Doxa, è anche stata presentata una ricerca Nielsen da cui emerge quello che potrebbe essere il futuro dei produttori e della grande distribuzione. Nel 2020, sostiene l'indagine, illustrata da Mike Watkins, il 20% delle vendite di beni di largo consumo sarà online, fatte nel 90% dei casi da smartphone o tablet.

Già oggi il 50% dei consumatori legge le etichette per informarsi sugli aspetti nutrizionali dei prodotti ma, entro il 2030, il 79% della classe media sarà nei Paesi emergenti, nel 2050 il 70% della popolazione mondiale vivrà nelle grandi città mentre il 15% della popolazione mondiale è ancora sottonutrita.

Secondo Mike Watkins, i consumatori avranno come mai prima la scelta, il potere e l'influenza. "Chi acquista sarà meno fedele ai supermercati che non evolvono, non si adeguano e rinnovano".


Da sinistra a destra, Pedroni, Mancuso, Lerner, Martina, Vaciago.

I dati delle due ricerche sono stati commentati dal teologo Vito Mancuso, dall'economista Giacomo Vaciago, dal Ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina e dal presidente di Coop Italia, Marco Pedroni.

"Sono convinto – ha affermato Vito Mancuso – che tutto nasca dalla mente. Il cibo non solo è nutrimento per il corpo, ma anche per la psiche; noi non ci nutriamo di soli alimenti, ma anche di emozioni e ideali. Questa visione del cibo anaffettivo limita gli alimenti all'aspetto della nutrizione corporea, li rende incapaci di creare solidarietà e umanità".

"Vorrei invece - ha aggiunto Mancuso - un cibo che crea meno sofferenza possibile quando viene prodotto".

Giacomo Vaciago ha posto l'accento sul cibo come risultato di tre beni comuni quali terra, acqua e energia, ma "senza una visione politica di lungo periodo, non si otterranno miglioramenti per la popolazione".

Il rischio, secondo Vaciago, è che "l'Italia diventi un Paese che importa troppo prodotto agricolo per la sola trasformazione, dove siamo ancora i migliori del mondo". Per Vaciago, occorre dunque una politica industriale da parte del Ministero delle Politiche agricole volta a "favorire il diffondersi di quelle migliori esperienze di cooperazione tra aziende che già si ritrovano in alcune realtà, dal Trentino alla Calabria, e che devono diventare oggetto di diffusione, di politiche e di incentivi".

Marco Pedroni ha sottolineato che "il 40% delle famiglie italiane ha problemi economici che mettono a rischio una corretta alimentazione, ed è anche disposto ad accettare compromessi sulla qualità e la sicurezza del prodotto pur di risparmiare. Ma il nostro mestiere è un cibo buono e sicuro per tutti. Un cibo democratico".

"Noi - ha continuato presidente di Coop Italia - vorremmo portare il buon prodotto italiano, attraverso il Prodotto Coop, in tutto il mondo".



Il Ministro Maurizio Martina ha concluso la conferenza sottolineando "i passi in avanti degli ultimi quindici anni in termini di lotta alla malnutrizione, come evidenziato anche dal rapporto della FAO presentato a Expo Milano 2015".

"Il Forum internazionale dell'Agricoltura - ha detto Martina - ha messo in evidenza che i Paesi in Via di Sviluppo sono i più positivi sulle sfide legate all'agricoltura, che coinvolgono anche le generazioni future. In Italia abbiamo invece un problema organizzativo. Siamo un'agricoltura ricca con aziende troppo povere. Ma la richiesta di Italia nel mondo crea grandi opportunità".