Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Sempre come conseguenza della Legge di Stabilita'

Scure sulla ricerca agricola in Puglia: chiusi 3 centri su 7

La Puglia perde la metà dei centri di ricerca. Ad annunciarlo, durante l'audizione in Commissione Agricoltura a Montecitorio lo scorso novembre, furono il Commissario straordinario INEA (Istituto nazionale di Economia agraria) Giovanni Cannata e il presidente del CRA (Consiglio della Ricerca e la sperimentazione in agricoltura) Giuseppe Alonso. A sancirlo, definitivamente, giunge ora la relazione del responsabile dell'accorpamento, dottor Parlato, che ha dato vita al coacervo CREA, così come previsto dall'art. 32 della Legge di Stabilità 2015 fortemente voluta dal premier Renzi.

In Puglia, i centri di ricerca passeranno da sette a tre: chiusura per Lecce, Barletta e una sede di Foggia, rimarranno in vita il VEN (viticoltura ed enologia) a Turi (BA), l'RNC (gestione delle risorse naturali e lo studio dei cambiamenti climatici) a Bari e il CCI (cerealicoltura e colture industriali) a Foggia. Ancor peggio per la Basilicata dove, dalle quattro sedi esistenti, ne rimarrà in piedi solamente una: ovvero il centro di ricerca per la zootecnica di Bella (PZ).

Secondo la bozza di riordino degli enti, infatti, i centri di ricerca a livello nazionale saranno ridotti dagli originali 47 ad appena 12.
Data di pubblicazione: