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Rispetto alla media mondiale, e' in calo anche nel resto d'Europa e negli USA

La ricerca va avanti, ma in Italia non s'e' desta

Giovedì 7 maggio 2015 l'Accademia dei Georgofili di Firenze ha ospitato l'incontro di presentazione del volume "La ricerca in ortofrutticoltura in Italia" (nella foto accanto), a cura di Silviero Sansavini, Paolo Ranalli e Luca Corelli Grappadelli.

La pubblicazione è uno sforzo congiunto di Ministero delle Politiche agricole, CRA e Università di Bologna, e fa il punto sulla situazione della ricerca nel settore ortofrutticolo italiano da un punto di vista delle attività e delle politiche.

Questo l'oggetto anche dell'iniziativa che ha tracciato similitudini - ed evidenziato differenze - tra la situazione italiana e quella europea. Partendo dalla considerazione che a livello mondiale la ricerca nel settore è in aumento (+22% in più di risorse finanziarie tra il 2000 e il 2008), ma in calo nelle economie più avanzate (USA e UE), l'incontro - che si è sviluppato nella forma di dialogo aperto tra relatori e parterre - ha evidenziato via via gli aspetti più significativi della situazione della ricerca in ortofrutticoltura ad oggi.

"Se da molti anni sono scomparsi progetti finanziati a livello nazionale da Mipaaf o Cnr - illustra a FreshPlaza Luca Corelli Grappadelli, professore del Dipartimento di Scienze agrarie dell'Università di Bologna - non sono però arrivati attori in grado di sostituirli, almeno sul versante delle istituzioni pubbliche. Sono invece aumentati i finanziatori privati, sia a livello italiano (esempio meritevole, il Progetto Ager, NdA) che internazionale. Ma queste figure, che agiscono con fini commerciali, impongono spesso limitazioni alla libera circolazione dei risultati della ricerca, che non viene così facilmente trasferita alla filiera".

A fronte di questa situazione, il ricorso a risorse UE appare quasi naturale da parte delle istituzioni di ricerca e di sperimentazione. "Anche qui il quadro non appare positivo - commenta Corelli - I dati più recenti delle performance delle istituzioni italiane in relazione alla partecipazione ai bandi europei rivelano che, a fronte di un numero molto elevato di proposte presentate (siamo il terzo Paese nell'UE), l'Italia raccoglie molto poco: solo il 18% rispetto al 25% dei Paesi leader, come Francia, Germania, Paesi Bassi, che si attestano sul 25%".


Da sinistra, gli autori Paolo Ranalli e Silviero Sansavini. Il terzo autore, Luca Corelli Grappadelli, è dietro la macchina fotografica!

Insomma, un quadro abbastanza desolante, le cui cause non sono tanto difficili da individuare, se si considera la frammentazione che caratterizza il settore della ricerca agraria (e quella ortofrutticola non fa eccezione) nel nostro Paese.

Poca trasparenza, mancanza di organizzazione a livello di Sistema paese e, soprattutto, incapacità da parte delle istituzioni coinvolte di dotarsi di strutture dedicate alla ricerca di finanziamenti. Un'attività sempre più da specialisti, cui è richiesto un profilo che coniughi competenze scientifiche di settore con conoscenze legali e amministrative, necessarie per la predisposizione dei progetti, la loro gestione e rendicontazione.

E dire che il settore esibisce numeri di tutto rispetto. Da una SAU pari al 3% del totale europeo si genera un fatturato del 17% di tutto l'agroalimentare europeo, il più importante settore economico dell'Unione. In valore, sono circa 50 miliardi di euro di fatturato l'anno, che salgono a 120 se si considera tutto l'indotto.

Davanti a questi dati viene da chiedersi come mai non ci sia più attenzione, a livello nazionale, per un settore in cui l'Italia gioca da sempre un ruolo di primo piano. Peraltro, anche a livello europeo le cose non appaiono migliori. Infatti il settore, in virtù di una spiccata tendenza all'isolamento più che alla coalizione, manca di organizzazioni che portino avanti un'agenda di priorità di ricerca.

"Un'eccezione a questo quadro si sta delineando, a livello comunitario, grazie a un'iniziativa sviluppata da tre organizzazioni, Areflh, Freshfel e Eufrin, che dal 2014 si sono unite in una task-force proprio per predisporre un'agenda strategica di priorità di innovazione e ricerca per il settore. Agenda che è stata presentata lo scorso 25 marzo a Bruxelles, nell'ambito dell'incontro annuale di Arepo, a cui prendevano parte Assessori all'agricoltura di molte Regioni italiane e i loro omologhi di Spagna, Francia e altri Paesi UE. Il documento è stato redatto per aderire alle politiche comunitarie sulla definizione delle priorità di ricerca che, per l'8° Programma Quadro, prevedono meccanismi molto articolati: dalla organizzazione di Gruppi Operativi a livello locale, regionale, nazionale e internazionale, ai Partenariati europei di innovazione, fino a Horizon 2020".

L'auspicio è che le tematiche raccolte nell'Agenda possano essere incluse nei prossimi bandi europei, per finanziare attività di ricerca e produzione di innovazione nelle aree che il settore percepisce come le più critiche.

"In Italia - conclude Corelli - occorre maggiore organizzazione e allineamento delle politiche a livello di Regioni, Università, Centri di Ricerca e Organizzazioni professionali lungo tutta la filiera, per prepararsi a rispondere al meglio alle opportunità che si stanno per presentare, a partire dai Programmi di sviluppo rurale, la cui prima tornata dell'8° Programma Quadro è attesa molto presto. In alcune regioni del nord Italia sono già in corso aggregazioni di questo tipo, che si spera verranno estese in tempi rapidi alle altre regioni frutticole del Paese".

Contatti
Luca Corelli Grappadelli

Dipartimento di Scienze agrarie
Alma Mater Studiorum - Università di Bologna
V.le Fanin 46
40127 Bologna
Tel.: (+39) 051 2096400
Fax: (+39) 051 2096401