La patata dolce? Un OGM naturale
Il Dna rivenuto è infatti il cosiddetto T-dna, una porzione del plasmide di Agrobacterium specializzata in trasferimenti genici: questo Dna è lo stesso che viene usato nei laboratori per creare piante geneticamente modificate. I geni batterici trasferiti nella pianta sembrano inoltre essere attivi, come a significare che averli guadagnati (per trasferimento genico orizzontale da una specie diversa) avrebbe dato alla pianta delle caratteristiche positive, che avrebbero contribuito alla selezione da parte degli agricoltori che la addomesticarono (le prime evidenze in tal senso risalgono a più o meno 8000 anni fa).
"La presenza naturale del T-dna di Agrobacterium nella patata dolce e la sua ereditarietà stabile durante l'evoluzione è un bellissimo esempio della possibilità di scambio di Dna tra le barriere che separano le diverse specie", commenta Lieve Gheysen, della Ghent University (Belgio), tra gli autori del paper: "Questo dimostra che la modificazione genetica avviene anche in natura. In confronto però agli OGM 'naturali', che sfuggono al nostro controllo, gli OGM creati dall'uomo ci danno il vantaggio di sapere esattamente quali caratteristiche si aggiungono alla pianta".
Sebbene non sia la prima volta che del Dna estraneo viene ritrovato nel genoma di piante e animali, il fatto che il meccanismo scoperto per farlo sia lo stesso usato dai ricercatori ribadisce come anche con la tecnologia GM non ci siamo inventati nulla: abbiamo copiato quello che avviene già in natura.