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In 30 anni di cooperazione Italia-Kenya migliorata dieta, scolarizzazione e reddito

Kenya: quegli alberi da frutto che nascono nel deserto

Il Kenya è uno dei paesi più aridi del mondo; al Nord ci sono zone dove non piove da due anni e nella regione di Garissa, oggi, sono 160mila le famiglie che soffrono la fame a causa della siccità. Ma nel paese africano alla terra arida fanno da contraltare i campi verdi della Kerio Valley, frutto - come riporta La Stampa - di quasi 30 anni di cooperazione Italia-Kenya, perché il paese africano ha un potenziale di oltre mezzo milione di ettari irrigabili, di cui a oggi più di 4 su 5 ancora non raggiunti dall'acqua.

Nel 1986 la Cooperazione Italiana ha avviato un programma di sviluppo insieme ai colleghi kenioti del Ministry of Regional Development Authorities. Lo scopo era la lotta alla povertà, puntando su sviluppo rurale, acqua e salute; e in queste tre decadi di cooperazione sono arrivati in Kenya, dall'Italia, più di 134 milioni di euro come donazioni, più altri 50 a credito.


Agricoltore in Kenya.

Tra i progetti nati dalla cooperazione c'è anche quello di creare nella Kerio Valley, e precisamente nel villaggio di Sigor, un perimetro irriguo a servizio di 275 ettari, sfruttando la portata d'acqua del fiume Wei Wei. Il progetto è giunto oggi alla sua terza e ultima fase, per un valore degli investimenti di 9,5 milioni di euro complessivi per irrigare altri 325 ettari, creare una barriera antierosione nel bacino di Korellach, fornire macchine agricole, concimi, sementi, prodotti fitosanitari e formazione per i lavoratori.

Nel villaggio l'Italia mette sul piatto il proprio know how tecnico e le attrezzature più complesse, mentre la manutenzione dei canali irrigui è affidata direttamente ai kenyoti. Il Kenya, spiega Teresa Savanella, direttrice del Development Cooperation office a Nairobi, interpellata da La Stampa, "ha tassi di crescita economica importanti, ma ha un profondo problema di diseguaglianza sociale, soprattutto tra la popolazione delle aree urbane e di quelle rurali. Investire a Sigor non significa solo portare acqua, ma aiuta a ridistribuire la ricchezza".

Ma la mano italiana nella Kerio Valley non si limita solo alla creazione di canaline per l'acqua, o meglio non è questo il suo unico effetto. Infatti di base tutti i campi irrigati nella Valley sarebbero coltivati a mais, che è più facile da commercializzare; ma il progetto italiano punta piuttosto sulla produzione di frutta e verdura. Da un lato ciò garantisce una dieta più equilibrata agli abitanti, dall'altro permette di vendere i prodotti nei piccoli mercati della comunità


Un mercato di frutta e verdura in Kenya.

Dai 275 ettari irrigati le donne di Sigor, in collaborazione con la Wei Wei Women Group, producono olio di semi, conserve di verdura, succhi di frutta usando i macchinari forniti dall'Italia, mentre gli agricoltori sono organizzati all'interno di un'associazione, la Wei Wei farmer's Association, che gestisce i canali, il parco macchine agricolo e il 'produce marketing'.

In questi anni di progetto, i redditi degli agricoltori sono cresciuti di ben 15 volte, idem per il commercio e l'indotto; è cresciuta la scolarizzazione e l'uso dei servizi sanitari. E se direttamente il progetto di cooperazione si rivolge a 12mila persone, in realtà porta benefici indiretti sull'intera popolazione del distretto. Inoltre nella zona sono scomparsi quasi totalmente gli scontri armati tra gruppi etnici confinanti e le razzie di bestiame.

Ma oltre a questo l'Italia finanzia anche altri progetti di cooperazione. Sono state ricostruite, ristrutturate e completamente attrezzate 6 scuole. In 18 scuole rurali della Wei Wei Valley sono state spedite 75 tonnellate di alimenti, nel villaggio di Masol è stato costruito ed equipaggiato un dispensario medico con annesso impianto idrico, lo stesso a Sigor. Il bacino irriguo di Sangat sfama 5mila persone con ortaggi, frutta e cereali.

Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.lastampa.it