Iscriviti alla nostra newsletter giornaliera e tieniti aggiornato sulle ultime notizie!

Iscriviti Sono già iscritto

State utilizzando un software che blocca le nostre pubblicità (cosiddetto adblocker).

Dato che forniamo le notizie gratuitamente, contiamo sui ricavi dei nostri banner. Vi preghiamo quindi di disabilitare il vostro software di disabilitazione dei banner e di ricaricare la pagina per continuare a utilizzare questo sito.
Grazie!

Clicca qui per una guida alla disattivazione del tuo sistema software che blocca le inserzioni pubblicitarie.

Sign up for our daily Newsletter and stay up to date with all the latest news!

Registrazione I am already a subscriber
Il direttore del Consorzio ha spiegato le nuove strategie per l'export

"Gerhard Dichgans (Vog): "E ora puntiamo all'India e al sud-est asiatico"

Al convegno preparatorio di Fruit Innovation, organizzato ieri a Milano (vedi articolo correlato), Gerhard Dichgans, direttore generale del consorzio Vog, ha esposto il "modello vincente" del Consorzio delle Cooperative ortofrutticole dell'Alto Adige: 16 cooperative, 5.000 frutticoltori, 10.800 ettari e 760.000 mele raccolte nel 2014 per un fatturato di 380-440 milioni di euro.



L'anno scorso, sette varietà di mela hanno rappresentato oltre il 90% della produzione: Golden delicious (24%), Gala (21%), Red delicious (11%), Grenny Smith (10%), Fuji (10%), Braeburn (8%), Cripps Pink - Pink Lady (6%).

Cinque le aree commerciali strategiche: mercati e grossisti nazionali, Grande distribuzione organizzata e Distribuzione organizzata italiana, Germania e Mittel Europa, Europa nord-orientale, area mediterranea.



"Il Vecchio continente - ha detto Dichgans - si contraddistingue per la staticità della popolazione, consumi in calo, mercati importatori che stanno arrivando all'autosufficienza grazie alla produzione locale (ad esempio la Germania, NdA), nuovi impianti nell'Europa dell'Est e una sovrapproduzione strutturale in arrivo".

"Gli sbocchi sui nuovi mercati - ha continuato Dichgans - sono condizionati dalla globalizzazione del business delle mele. La competitività è a livello mondiale, con sovrapposizione dei cicli commerciali. I mercati, poi, sono super reattivi e trasparenti e i prezzi, purtroppo, sempre più vicini ai costi di produzione". Per non parlare di rischi politici, valutari e di solvibilità.

Le opportunità
"Nel 2014 – ha ricordato il direttore di Vog – abbiamo iniziato con nuovi mercati, quali Africa, Maghreb e Arabia. C'è un ritorno alle varietà classiche ma il giusto mix varietale giallo/rosso/bicolore e l'innovazione varietale restano strategici".

Tra i punti di forza, Dichgans ha anche citato la spinta di specializzazione dell'Alto Adige e la competitività a livello di costi e servizi. Ma è il rapporto con il cliente il focus strategico del Consorzio altoatesino, che è stato capace di creare un rapporto di fiducia, basato sulla affidabilità nel garantire un elevato livello qualitativo del prodotto, servizio, know-how, programmazione.

Per sviluppare la sua attività, Vog ha tessuto alleanze a livello locale, europeo e mondiale con SK (Joint Venture per l'innovazione varietale), IFORED (sviluppo di mele a polpa rossa), IPA (International PomeFruit Alliance), Club varietali per innovare il portafoglio prodotto e From per la conquista di nuovi mercati.



Nel 2009, il nuovo orizzonte era la Russia e quindi, come From, i cinque fondatori - La Trentina, Melinda, VI.P, Vog e Vog Products, che valgono il 70% della produzione italiana - hanno affrontato quel mercato. Da una vendita stagionale, si è passati così a una presidio strategico del mercato, con la costruzione e lo sviluppo di una marca, del marketing e della comunicazione.

Dopo cinque anni di esperienza, con la chiusura del mercato russo per via dell'embargo, ci sono nuovi mercati di riferimento. Ad esempio l'India, ma anche il Sud-est asiatico, in particolare Thailandia, Taiwan, Vietnam, Indonesia e Bangladesh. "Ma per arrivare in quei paesi - ha chiosato Dichgans - abbiamo bisogno del supporto istituzionale, soprattutto per la rimozione delle barriere all'export".