Le produzioni si attestano intorno ai 3,5 milioni di tonnellate annue, con la preponderanza delle arance (63%), seguite dal gruppo dei mandarini-clementine (22%) dai limoni (14%) e dagli altri agrumi per l'1%.
La coltivazione degli agrumi si è diffusa con notevole facilità in Sicilia, dove ha trovato condizioni pedoclimatiche ideali per produzioni di particolare pregio. Allo sviluppo dell'agrumicoltura, introdotta dagli Arabi intorno al IX-X secolo con l'arancio amaro, contribuirono portoghesi e genovesi tra il 1400 e il 1500 importando l'arancio dolce. Va ricordato, però, che i primi impianti a fini commerciali furono realizzati solo a metà dell'Ottocento.
L'areale più importante è la Piana di Catania, con la coltivazione delle varietà pigmentate (Tarocco, Moro e Sanguinello), di grande interesse economico per gli operatori della filiera agrumicola siciliana. Il calendario di produzione è molto ampio, con una raccolta che parte a dicembre per continuare fino a giugno.
La qualità e la quantità dei frutti è influenzata dai volumi di acqua e dai turni di irrigazione adottati nell'agrumeto. Da questo presupposto, e dalle evidenze scientifiche di decenni di prove, possiamo affermare oggi che la variabile agronomica acqua è determinante per la coltivazione da reddito degli agrumi.
Le numerose esperienze hanno aperto la strada verso la recente riconversione degli obsoleti impianti a spruzzo (detti anche a baffo) verso i più efficienti impianti in subirrigazione a goccia. Le pressioni esercitate dal recente problema fitosanitario costituito dalla Tristezza degli Agrumi hanno ulteriormente incentivato questo processo di conversione.
L'irrigazione a goccia è strumento di produzione e di qualità che si applica in un periodo utile che va da maggio a ottobre. Una scarsa disponibilità d'acqua nel periodo delicato dell'allegagione, infatti, favorisce la cascola dei frutticini. Inoltre, gli stress idrici nelle fasi di sviluppo e ingrossamento dei frutti portano a riduzioni di pezzatura e deterioramento della qualità.
Emerge, pertanto, l’importanza di gestire correttamente l'irrigazione dell'agrumeto. Per il calcolo dei volumi di adacquamento bisogna conoscere le esigenze idriche delle piante, che possono essere ricavate incrociando una serie di coefficienti:
- il dato agrometeorologico, detto evapotraspirato o Et0;
- l'indice di copertura fogliare, noto anche come LAI (leaf area index);
- l'equivalente superficie di terreno coperta dalla chioma della pianta.
- il coefficiente, detto, colturale, che interpreta la fase fenologica della coltura applicando delle correzioni percentuali.
L'intervallo irriguo consigliato per terreni medio pesanti è ogni 3-4 giorni; su terreni sciolti ogni 1-2 giorni così come sui sabbiosi. L'obiettivo resta quello di reintegrare il fabbisogno irriguo cercando il più possibile di mantenere il suolo lontano da condizioni di asfissia. Tali condizioni, infatti, sono sgradite alle piante anche per motivi fitosanitari. Soprattutto, la gestione dell'irrigazione è mirata a evitare la saturazione idrica del terreno e la bagnatura del tronco e dei rami.
Le ali gocciolanti consigliate da Netafim sono del tipo autocompensante come DripNet o Uniram con gocciolatori distanti fra loro 60-80 cm a seconda delle caratteristiche del suolo e con portate che vanno da 1 a 2,3 litri per ora. Con la subirrigazione su agrumeti, infine, si localizzano acqua e i nutrienti agli apparati radical in maniera ancora più puntuale.