Pesche: l'aggregazione fa la forza, ma non a Pescantina
La sala del convegno.
Se, nella parte introduttiva della serata, i relatori hanno evidenziato gli aspetti positivi dell'associazionismo - con lo strumento prioritario indicato dall'UE delle Organizzazioni dei produttori (OP) - gli agricoltori e alcuni rappresentanti delle istituzioni locali hanno manifestato forti perplessità sui risultati che questo ha prodotto finora.
Dopo la panoramica introduttiva di Gianni Dal Moro, componente della Commissione Agricoltura della Camera, che ha indicato le tre regole per andare sui mercati internazionali (qualità, capacità logistica e identità territoriale), il presidente di Fruitimprese Veneto, Stefano Pezzo, ha ricordato il peso dell'export di pesche e nettarine sull'economia agroalimentare in generale e l'importanza di adattarsi al nuovo scenario internazionale determinato dall'embargo russo. Che ha generato un eccesso di offerta con la conseguente diminuzione dei prezzi in tutti i paesi produttori.
Da sinistra, in piedi, Gianni Dal Moro, quindi Raffaella Quadretti, che ha moderato l'incontro, Gabriele Ferri e Veronica Bertoldo.
Gabriele Ferri, coordinatore del Comitato di prodotto Pesche e Nettarine dell'OI Ortofrutta Italia e direttore generale di Naturitalia, ha spiegato perché aggregarsi. "Perché negli ultimi 10 anni il mercato è cambiato radicalmente - ha detto - e noi lavoriamo come 20-30 anni fa".
E, rivolgendosi direttamente agli agricoltori presenti, ha aggiunto: "Con un prodotto aggregato che non raggiunge il 50% del totale, sul mercato siete in competizione con tutti, e questo vi porta via solo denaro dalle tasche". Un modo efficace per dire cosa serve: rimuovere la concorrenza interna tra i partner; coordinare la diffusione della specie (tramite un Catasto da costruire); definire standard di qualità; ricercare varietà innovative; regolamentare l’immissione di prodotto sul mercato; incrementare l’export su nuovi mercati; promuovere i consumi e segmentare l’offerta.
"A chi indica la Gdo come il nemico, ricordo che anche le catene della distribuzione organizzata hanno i loro problemi. Se le cose non funzionano non si può incolpare gli altri, il maltempo o i competitor europei perché dipende solo dalla nostra disorganizzazione".
La slide conclusiva di Gabriele Ferri.
In merito alle possibilità di rilancio della peschicoltura veronese, Veronica Bertoldo della Regione Veneto ha citato gli strumenti a disposizione nell'ambito dell'Organizzazione di Mercato (OCM) ortofrutticola e del Programma di sviluppo rurale (PSR) veneto.
Per quanto riguarda l'OCM, Bertoldo ha ribadito il ruolo ormai fondamentale delle Op e l'importanza della loro programmazione attraverso specifici strumenti quali i Programmi operativi. Mentre, in ambito PSR, ha evidenziato il valore delle cosiddette misure "collettive" che mirano a un’ottica di aggregazione, cooperazione e filiera.
Opportunità che, però, per molti degli intervenuti - uno per tutti il sindaco di Villafranca di Verona Mario Faccioli - non sono state colte e applicate in modo corretto. Perché molti associati lavorano come prima. "Qual è il vantaggio di aderire a queste Organizzazioni di produttori - ha chiesto Faccioli - quando gli intermediari collocano subito il prodotto e garantiscono anche un prezzo? Se noi non siamo guidati e se le norme non sono chiare, io faccio l'individualista!".
E ancora: "Parliamo tanto di Igp, ma poi abbiamo perso la nostra italianità e il legame con il territorio continuando ad importare dall'estero materiale di moltiplicazione e nuove varietà".
Sta forse nel mezzo la verità?