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A Vignola i risultati degli studi a livello europeo, gli usi eccezionali e un piano comune di difesa

Drosophila: sul ciliegio primi importanti passi avanti della ricerca

Mercoledì 25 febbraio 2015 il Convegno nazionale del Ciliegio 2.0 di Vignola (MO) si è concluso con una interessante tavola rotonda alla quale hanno partecipato i principali esperti della ricerca europea su Drosophila suzukii.

Insieme a Tiziano Galassi del Servizio fitosanitario dell'Emilia-Romagna, erano presenti: Lucía-Adriana Escudero-Colomar e Judit Arnò dell'Istituto di ricerca spagnolo IRTA, rispettivamente dei centri di Girona e di Cabrils (Barcellona); Claire Weydert del Ctifl Centro tecnico interprofessionale per l'ortofrutta di Balandran e Benoit Dufaÿ dell'Azienda sperimentale La Tapy a Carpentras, entrambi nel sud della Francia; Silvia Schmidt e Massimo Zago della Stazione sperimentale di Laimburg (BZ); Claudio Ioriatti e Alberto Grassi della Fondazione E. Mach di S. Michele Adige (TN).

Un primo giro di tavolo ha confermato la gravità delle infestazioni di D. suzukii in tutti i principali paesi produttori europei, dopodiché si è entrati nel vivo della questione approfondendo le ricerche in corso nei diversi istituti.


Da sinistra, Tiziano Galassi, Alberto Grassi, Claudio Ioriatti, Massimo Zago, Silvia Schmidt, Benoit Dufaÿ, Claire Weydert, Judit Arnò, Lucía-Adriana Escudero-Colomar e Raffaella Quadretti di FreshPlaza, che ha moderato l'incontro.

Spagna
Le attività di ricerca si concentrano nel monitoraggio del parassita, il suo controllo a livello di campo e lo studio e lo sviluppo di trappole e attrattivi.

Per quanto riguarda gli studi su trappole e attrattivi, dal 2011 sono in corso prove in campi di ciliegio che hanno portato come risultato uno specifico modello di trappola commerciale e un attrattivo commerciale da utilizzare nel monitoraggio del parassita.


Un passaggio dell'intervento di Lucía-Adriana Escudero-Colomar.

L'unico modo per gestire il parassita prevede l'impiego di insetticidi. In Spagna sono state condotte prove con diversi prodotti in condizioni di laboratorio e semi-campo che hanno dimostrato l'elevata efficacia di alcune formulazioni nel controllo del parassita. Inoltre, si sta indagando sulla suscettibilità di alcune varietà di ciliegio e nei diversi stadi di maturazione per individuare il momento migliore per il trattamento. Sono in corso infine prove di validazione di un modello di campionamento che permetta di decidere quando trattare in modo più preciso, in modo da minimizzare l'uso degli insetticidi.

La ricerca si focalizza poi sulla comprensione della biologia e dell'ecologia dei parassitoidi, strumento di controllo biologico delle popolazioni in grado di ridurre l'uso di pesticidi. Finora sono state trovate due specie di parassitoidi che si riproducono spontaneamente in pupe di D. suzukii.

Francia
Le indagini francesi riguardano il monitoraggio per conoscere il livello della popolazione di D. suzukii. La protezione chimica su ciliegio prevede molte applicazioni (strategie basate su Dimetoato e Phosmet, completati con i prodotti adulticidi come Lambdacyalothrine, Spinetoram, ecc.). Spinosad può essere utilizzato in colture biologiche, allo stato attuale nessun altro prodotto alternativo può essere raccomandato. Estratti a base di aglio, oli vegetali o altri prodotti repellenti non hanno mostrato alcuna efficacia.


Al microfono Claire Weydert.

Le reti antinsetto hanno dimostrato un'efficienza vicina al 100%, anche se devono ancora essere studiati eventuali effetti secondari (es. microclima, malattie, impollinazione). Si studiano anche trappole, attrattivi e cattura massale. In quest'ultimo caso, però, i risultati devono essere verificati.

In Francia esiste un progetto nazionale che coinvolge 13 partner nello studio della biologia e del comportamento del parassita; sanitazione, insetticidi e prodotti alternativi, reti antinsetto; ricerca di predatori e parassitoidi con trappole specifiche.

Italia
L'anno scorso a Laimburg la difesa nel ciliegio è stata perlopiù di tipo chimico. Monitoraggio del volo e delle prime ovodeposizioni nei diversi comprensori e poi copertura con insetticidi. In alcuni impianti, invece, sono state fatte prove con reti antinsetto, copertura solo laterale (con sopra copertura antipioggia e rete antigrandine/uccelli) che hanno dato buoni risultati.

Quest'anno saranno osservati altri impianti con rete antinsetto nera e con diversi tipi di maglie (anche superiori a 1 millimetro quadrato) e in condizioni difficili, cioè vicino al bosco, per valutare se effettivamente D. suzukii non superi la barriera dall'alto all'interno dell'impianto, visto che la gabbia è posta solo lateralmente.

In laboratorio, le prove riguardano il meccanismo d'azione dell'insetticida Spinosad, cioè l'eventuale efficacia su larve e/o uova, oltre che l'efficacia adulticida. E' stata anche confrontata l'efficacia e persistenza d'azione adulticida in prove di semi-campo di alcuni insetticidi: Spinosad, Spinetoram, Phosmet e Dimetoato (dose ridotta, come da autorizzazione straordinaria). Quest'anno in prove di laboratorio sarà esaminato anche il nuovo principio attivo Cyazipyr (Exirel).

I ricercatori di Laimburg si concentrano poi sulla biologia dell'insetto e la valutazione della fertilità e durata di vita degli adulti in funzione del tipo di alimentazione, per comprendere l'importanza della componente proteica e l'eventuale ruolo di microorganismi epifiti.


Alberto Grassi spiega lo studio sullo svernamento di Drosophila.

Contro Drosophila suzukii, la Fondazione Edmund Mach prosegue le attività di sperimentazione e ricerca in rete con alcune tra le più prestigiose istituzioni accademiche internazionali, quali: le Università dell'Oregon, del North Carolina e, in California, di Davis e di Berkeley.

Al momento l'unico efficace strumento di contenimento è dato dalle reti antinsetto, le cui applicazioni sono state messe a punto dalla FEM dopo tre anni di sperimentazione.

Per migliorare l'attrattività delle trappole, la Fondazione Mach ha scoperto che alcuni ceppi di batteri lattici, comunemente isolati in vino durante la fermentazione, hanno la capacità di produrre composti volatili fortemente attrattivi verso questo insetto infestante. Nel 2014, i microorganismi impiegati insieme all'attrativo Droskidrink in diverse colture hanno sempre dimostrato una capacità superiore a quella delle comuni trappole per la cattura massale attualmente in commercio. L'attività è stata particolarmente elevata nei mesi primaverili ed estivi quando le elevate temperature ne hanno favorito la proliferazione.

Nell'ambito del progetto LEXEM, in collaborazione con ricercatori americani, la FEM ha anche messo a punto un modello di simulazione e previsione di sviluppo delle popolazioni, uno strumento di valutazione del rischio che permette di mettere in atto le misure più opportune per il contenimento e la difesa a livello territoriale.

I ricercatori della FEM hanno anche identificato le prime specie di parassitoidi locali in grado di adattarsi al nuovo invasore, valutando il loro possibile positivo impatto sulle popolazioni di D. suzukii. Anche se queste specie non rappresentano la completa risoluzione del problema, daranno certamente un contributo significativo alla mitigazione delle infestazioni e alla efficace gestione delle popolazioni di D. suzukii.

Nel corso della tavola rotonda sono anche stati presentati gli studi condotti dalla FEM sulla fase dello svernamento, un momento chiave dell'intero sviluppo di Drosophila. Nel 2014, ad esempio, grazie a condizioni climatiche insolitamente miti e umide, popolazioni di adulti di gran lunga superiori alla stessa fase dell'anno precedente hanno potuto affrontare e superare indenni l'inverno. E' il caso delle femmine che, con ovarioli in stadi più avanzati di maturazione rispetto alla stagione precedente, hanno avuto una più veloce e anticipata ripresa della maturazione e disponibilità di uova mature in primavera. Anticipo nell’ordine di un mese circa, confermato anche dal modello previsionale.

Il monitoraggio del volo durante la fase invernale ha anche permesso di comprendere che gli adulti sembrano in grado di riconoscere i punti più favorevoli sul territorio dove concentrarsi per svernare: si tratta perlopiù di posizioni di fondovalle, o a mezza quota se ben esposte al sole del mattino.


La parola a Tiziano Galassi, primo da sinistra.

Il confronto
I ricercatori si sono anche confrontati su alcune problematiche di stretta attualità. Ad esempio, in Italia, il decreto di recepimento della Direttiva Habitat che, in maniera restrittiva, impedisce di importare e liberare animali che non siano indigeni, compresi i parassitoidi che sono invece alla base della lotta biologica.

Per quanto riguarda gli usi eccezionali e i problemi legati ai residui nei diversi Paesi, Tiziano Galassi del Servizio fitosanitario dell'Emilia-Romagna ha sottolineato la necessità che i Paesi membri arrivino a una maggiore sinergia per affrontare le criticità comuni. Senza dimenticare che, per quanto riguarda la gestione dei residui, sono già stati fatti enormi passi in avanti. "Abbiamo un unico residuo per tutti i prodotti nell'Unione europea – ha detto Galassi – e questo è un importante punto di arrivo".

Per quanto riguarda gli usi eccezionali nel 2015, stiamo aspettando a breve le comunicazioni del Mipaaf. Nello specifico: per Spinetoram non risulta ci sia in corso una discussione; la procedura Cyazipyr è bloccata dalla mancanza di residuo: deve cioè essere prima fissato il residuo a livello europeo; per il Dimetoato dovrebbe essere firmato a breve il decreto che consentirà un trattamento l'anno con vincoli relativi a tempi di carenza. "Si tratta comunque – ha ricordato Galassi - di usi eccezionali che non saranno reiterati all'infinito".

Un'ultima nota dolente: gli scarsi fondi per la ricerca e le carenze italiane. "Ci piacerebbe ci fossero bandi europei – ha concluso Galassi – e potervi partecipare, ma l'Italia strutturalmente non è organizzata per concorrere. Quindi, va bene alimentare le speranze per arrivare a un progetto europeo, ma intanto si possono avviare - come sta accadendo - sinergie con altri Paesi per condividere esperienze e confrontarci trovando soluzioni per gli agricoltori".


L'assessore all'Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, Simona Caselli.

Le conclusioni della giornata sono state affidate all'Assessore all'Agricoltura dell'Emilia-Romagna, Simona Caselli, che ha ricordato l'importanza della ricerca per un'agricoltura sostenibile, competitiva e internazionalizzata. L'assessore ha dichiarato che a giorni sarà ultimato il Programma di sviluppo rurale della sua regione che presumibilmente sarà approvato tra aprile e maggio, dopo aver seguito la procedura, e che da qui al 2020 metterà a disposizione 1,2 miliardi di euro per gli agricoltori emiliano-romagnoli.