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Direttore commerciale di un importante Gruppo cooperativo calabrese

"Cirino Scata': "Ennesima stagione di risultati negativi per gli agrumi. In futuro necessaria una nuova progettualita' agricola"

La stagione di raccolta e commercializzazione degli agrumi nella Piana di Sibari si è virtualmente conclusa il 31 dicembre 2014 in concomitanza con la grave gelata che tra la notte del 30 e quella del 31 (cfr. FreshPlaza del 26/01/2015) ha gravemente danneggiato la produzione ancora pendente dalle piante (circa il 40% della stima stagionale), per esaurirsi concretamente entro il mese di gennaio 2015 allorquando, ostinatamente e per spirito di conservazione, si è voluto tentare comunque di collocare modesti quantitativi di produzione più o meno gravemente compromessa dagli effetti del gelo.

"In altre annate, con un andamento climatico normale e un'adeguata domanda del consumo, a fine dicembre la situazione sarebbe stata diversa - dichiara a FreshPlaza Cirino Scatà, direttore commerciale di un importante Gruppo cooperativo calabrese che si occupa della commercializzazione di drupacee e agrumi - Purtroppo, le circostanze che si sono verificate non hanno favorito una più rapida commercializzazione della produzione".

L'autunno ha infatti lasciato posto a un'eccezionale "primavera fuori stagione" che ha dominato i mesi di ottobre e novembre 2014 con giornate assolate e temperature medie giornaliere tra 23 e 25 °C. "Con simili condizioni atmosferiche la pianta di agrume è rimasta sempre attiva nella sua funzione fisiologica e pertanto il frutto pendente ha continuato a maturare, fino al punto che una disidratazione delle celle oleose ha causato l'avvizzimento della buccia - continua Scatà - Il rovescio della medaglia è stata l'assenza di piogge nei mesi di ottobre e novembre, la cui persistenza normalmente avrebbe provocato fitopatie fra le quali, molto grave, la phitophtera o allupatura dei frutti".

Le condizioni favorevoli di un clima asciutto hanno consentito agli operatori, con disponibilità di celle frigorifere, di raccogliere e conservare discrete quantità di clementine. Tali volumi, sottratti al danno del gelo, sono stati commercializzati consentendo una più prolungata presenza sul mercato e un miglioramento del prezzo di vendita.



In merito all'andamento commerciale della stagione, Scatà conferma le preoccupazioni già anticipate (cfr. FreshPlaza del 08/09/2014). "Le nostre previsioni non vedevano ragionevoli spazi e prospettive perché la stagione 2014/15 potesse registrare condizioni di positività. La riduzione dei consumi è continuata nella sua lenta marcia, le temperature non sono state mai veramente invernali e tali da spingere verso il consumo di agrumi, l'embargo russo non si è allentato e anzi si è aggiunta la guerra di confine tra la Russia e l'Ucraina che ha penalizzato l'esportazione verso questo Paese, con cui nelle ultime due stagioni erano stati registrati ottimi flussi".

"Dinanzi a tali condizioni di negatività oggettive, aggravate da una nostra grave carenza di penetrazione sui mercati esteri, la produzione nazionale di clementine ha potuto trovare collocamento soprattutto sul mercato nazionale. Le quotazioni delle clementine dei nostri concorrenti, soprattutto spagnoli, non ci hanno consentito di poter essere presenti sul mercato europeo - spiega il direttore commerciale - Per necessità di smaltimento siamo riusciti a esportare il calibro medio-piccolo, non interessante per la distribuzione nazionale, verso Polonia, Romania, Bulgaria, Slovenia, Slovacchia e Repubblica Ceca. Inoltre, altre grosse quantità di clementine, inviate in conto commissione da operatori improvvisati, sono state vendute sui mercati di Verona e Padova con quotazioni da saldo di stagione. I risultati di tale operazione commerciale sono stati tutti negativi e il ricavo finale non poteva che essere in linea".

In sintesi è stata un'ennesima stagione di risultati negativi, salvo quelli ottenuti per le produzioni precoci la cui media di ricavo è risultata di circa 0,25-0,30 euro/kg. Il prezzo di vendita spuntato dal produttore in campagna per frutto pendente dalla pianta ha oscillato, a partire dalla terza decade di novembre e fino al mese di dicembre da 0,20 a 0,10 euro/kg. "Ad appesantire il già negativo bilancio, un buon 30% di produzione si è perduta per effetto di un andamento climatico decisamente sfavorevole, ma anche per una mancata vendita, dovuta a carenza di domanda, nel momento in cui la produzione doveva essere raccolta e avviata ai mercati".

Dinanzi a un bilancio negativo, normalmente si analizzano i fattori e le responsabilità che hanno generato il risultato. "Le Organizzazioni di settore e le Istituzioni sarebbero invitati ad approfondire, con quella competenza e responsabilità che loro compete, una così grave situazione. L'economia e l'occupazione sono fortemente minati e i consuntivi di questi ultimi anni sono sotto osservazione degli addetti ai lavori. Le giornate lavorative registrate all'INPS sono sempre meno, i bilanci presentati dalle aziende agricole agli Istituti di credito sono sempre più in rosso".

E' d'obbligo quindi chiedersi quali saranno le prospettive future dell'agrumicoltura nella Piana di Sibari. "Incominciamo col dire che le precarie prospettive di un'agrumicoltura in affanno non riguardano solo la Piana di Sibari, ma l'agrumicoltura nazionale - specifica Scatà - Per quanto riguarda il futuro del nostro territorio e in particolare il settore agrumicolo, c'è bisogno di un'attenta autocritica e dobbiamo domandarci cosa si è fatto in quest'ultimo decennio per migliorare e aggiornare quella indispensabile programmazione che nell'impresa va costantemente revisionata e coniugata nel confronto con il mercato".

In verità si è fatto poco o quasi niente. "Abbiamo vissuto di rendita e con grande miopia non abbiamo voluto vedere lo sviluppo del settore in tutte le aree mediterranee vocate all'agrumicoltura o più in generale all'agricoltura. Nell'ultimo decennio, con l'avvento della globalizzazione, il mondo economico e produttivo è stato completamente modificato e le regole del gioco sono state stravolte. L'agrumicoltura e più in generale l'agricoltura nella Piana di Sibari è rimasta alquanto statica e non si sono registrati progetti innovativi. Modesti i casi di riconversione a favore di nuove cultivar di clementine (ibridi o triploidi)".

Nello specifico delle clementine, il prossimo futuro si presenta alquanto complicato e le prospettive abbastanza incerte. Non si è fatto nulla per affrontare le sfide della competizione commerciale. Fra queste, le più essenziali risultano:
  • rinnovo dei vecchi impianti e recupero del degrado colturale a favore della qualità del prodotto;
  • programmazione per una mirata riconversione, nel rispetto delle condizioni pedoclimatiche, a favore di varietà che rafforzino l'ala precoce e quella tardiva delle clementine;
  • conseguente ampliamento dell'arco commerciale a fronte di 45 giorni effettivi, dentro i quali oggi si conclude la stagione di vendita del prodotto;
  • convinto sviluppo della cooperazione indispensabile ad aggregare masse importanti di produzione;
  • creazione di un Organismo Interprofessionale che abbia la regia del settore nel coordinamento delle produzioni attraverso le OP.
"Non aggiungo nulla di nuovo a problematiche che vengono denunciate da diversi decenni. L'eloquenza dei risultati di queste ultime annate denuncia apertamente una grave crisi per il settore, né le condizioni economiche del Paese fanno sperare in migliori condizioni nel breve periodo - conclude Scatà - Possiamo augurarci che le Istituzioni di categoria e quelle regionali si attivino perché il comparto possa essere concretamente sostenuto a salvaguardia dell'agricoltura e dell'occupazione. Il sostegno deve essere rivolto però a una nuova progettualità agricola e non certamente alla solita questua elargita a pioggia. Ci auguriamo che dall'Expo 2015 possano venir fuori le linee guida di un'agricoltura moderna ed eco-sostenibile".