"I ricercatori contro l'obesita' infantile: "per l'industria alimentare business da 20 miliardi di dollari l'anno", solo negli States"
Una serie di sei ricerche pubblicate su Lancet dimostrano infatti come, nonostante gli sforzi fin qui fatti, nessuno nel mondo sia riuscito a invertire il dilagare dell'obesità e del sovrappeso nelle fasce d'età giovanili. Chi ci si è avvicinato di più sono stati gli Stati Uniti e la Gran Bretagna, dove il tasso di obesità infantile si è stabilizzato; dato positivo che però, se analizzato nel dettaglio, mostra un rovescio della medaglia: tra le famiglie più povere, l'obesità tra i bambini risulta ancora in aumento. E non finisce qui, perché le ultime ricerche dimostrano che i bambini delle famiglie più povere non solo tendono a essere più grassi, ma tendono pure a vivere di meno.
Ad oggi, in Inghilterra (ma il dato è identico anche negli Stati Uniti) 1 bambino su 3 tra i 10 e gli 11 anni è in sovrappeso o obeso, mentre tra i bambini di 4 o 5 anni il dato è di 1 bambino su 5. I bambini in sovrappeso o obesi avranno da grandi molti problemi di salute in più rispetto ai coetanei normopeso.
L'andamento negli anni dell'obesità infantile: a oggi nessun paese al mondo è riuscito a invertirne sensibilmente il trend. (Fonte: Guardian su rielaborazione dati World Obesity Federation)
L'appello all'OMS parte dalla Nuova Zelanda, terzo paese più grasso al mondo. Tim Lobstein e colleghi chiedono un codice di comportamento simile a quello che regola il marketing dei produttori di latte per bambini: va bene la pubblicità, ma a patto che non penalizzino l'allattamento al seno. "L'industria alimentare - scrivono gli esperti - ha un chiaro interesse nel lanciare campagne di marketing mirate sui bambini. Da un lato possono influenzarne le preferenze alimentari nell'immediato, dall'altro possono costruirne i gusti e la preferenza di marca fin da piccoli; gusti e preferenze che poi dureranno anche in età adulta".
Lobstein e colleghi hanno calcolato a quanto può ammontare questo business: solo negli States, spiegano "20 miliardi di dollari all'anno". Il calcolo che hanno fatto è il seguente: negli Stati Uniti, i bambini pesano in media 5 chili in più di 30 anni fa, il che significa un consumo giornaliero superiore di 200 Kcal, ossia 73mila Kcal all'anno. Se il costo medio dell'alimentazione è di 56 centesimi di dollaro per ogni 100 Kcal, allora il surplus di peso costa 1,12 dollari al giorno in più di 3 decenni fa: 400 dollari all'anno. Considerato che negli Stati Uniti ci sono circa 50 milioni di bambini, il calcolo sull'intera nazione sale appunto a 20 miliardi di dollari. "Un'alta percentuale di questi bambini - proseguono Lobstein e colleghi - continuerà a consumare più del necessario anche da adulti, creando un mercato che stimiamo possa valere molto più di 60 miliardi di dollari, l'anno".
Il cosiddetto junk food, alias il 'cibo spazzatura'.
Per proteggere la salute dei bambini, si legge nell'appello degli esperti di alimentazione e obesità su Lancet, servono "la modifica sostanziale della governance di approvvigionamento alimentare, controlli in materia di concorrenza commerciale e misure per proteggere e promuovere l'alimentazione più salutare e l'approvvigionamento di alimenti salutari".
Tra i documenti pubblicati da Lancet, il più importante è quello scritto da Christina Roberto, Dell'Harvard T.H. Chan School of Public Health degli Stati Uniti, e colleghi. Qui i ricercatori spiegano che troppo spesso il tema dell'obesità è ridotto a una responsabilità personale e all'intervento dello Stato che però si limita a un'attività di consiglio di un'alimentazione più sana. "La nostra comprensione dell'obesità - spiegano - deve essere completamente riformulata. Le persone hanno una responsabilità individuale verso la loro salute, ma esiste pure un ambiente biologico (come la preferenza per i cibi zuccherati), uno psicologico (vedi il marketing), uno sociale ed economico (come la convenienza e il costo), che rende più facile mangiare cibi non sani".
Rielaborazione FreshPlaza su fonte www.theguardian.com