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A tre mesi da EXPO, il Ministro illustra le strategie di rilancio dell'ortofrutta

Intervista esclusiva di FreshPlaza al Ministro Martina: ecco i fronti aperti dall'Italia per rafforzare l'export extra-UE

Alla vigilia del Fruit Logistica di Berlino, dove peraltro non è ancora confermata la sua presenza, FreshPlaza rivolge alcune domande su questioni di stretta attualità al Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina.



FreshPlaza (FP) - Ministro, siamo tra i primi paesi produttori in Europa eppure - malgrado i fondi UE messi a disposizione per tamponare lo stop alle esportazioni in Russia - in proporzione abbiamo presentato meno domande di altri. Come si possono rendere più snelle le pratiche, se è questo l'ostacolo?

Maurizio Martina (MM) - L'Italia ha utilizzato quasi un quarto degli aiuti comunitari per il settore, il 23% del totale delle risorse messe a disposizione da Bruxelles tra il 30 settembre e il 31 dicembre dello scorso anno. Solo la Spagna ha ritirato una quantità superiore, ma costituita per quasi il 60% da agrumi. In particolare, sono state ritirate dal mercato 32.972 tonnellate di prodotti, a cui sono corrisposti aiuti comunitari per circa 11,98 milioni di euro. I ritiri hanno riguardato essenzialmente mele, pere e susine, oltre agli agrumi a cui abbiamo destinato l'intero contingente aggiuntivo di 3.000 tonnellate previsto dal regolamento. Per quanto riguarda la decisione di estendere, fino al prossimo 30 giugno, il periodo di intervento, ritengo inaccettabili i nuovi criteri di assegnazione del plafond nazionale per i ritiri.

FP - Cosa intende fare quindi il Mipaaf insieme ai ministeri di Francia e Spagna per modificare gli attuali criteri di assegnazione degli aiuti UE che penalizzano i principali produttori e soprattutto l'Italia?

MM - Siamo molto decisi a dare battaglia in sede comunitaria per far passare le nostre richieste e, per questo, ci siamo già mossi inviando una nota al Commissario Hogan in cui chiediamo di aumentare il plafond dei prodotti assegnato all'Italia. Nelle prossime riunioni del Consiglio europeo Agricoltura solleverò il tema e chiederò risposte. Nei mesi scorsi abbiamo battuto i pugni sul tavolo a Bruxelles perché le misure decise dalla Commissione non erano adeguate. Con Spagna e Francia abbiamo ormai stabilito da diversi anni un buon rapporto di collaborazione e più volte, insieme a loro, abbiamo agito nei confronti della Commissione per difendere gli interessi comuni dei nostri produttori. I nostri uffici sono in costante contatto con i ministeri francese e spagnolo, con i quali intendiamo predisporre una posizione comune per sostenere la necessità di emendare alcuni aspetti del regolamento, come i criteri di assegnazione e la lista dei prodotti che dovrebbe essere opportunamente integrata.

FP - Nell'ottica della diversificazione dei mercati di esportazione, con quali Paesi stiamo negoziando accordi di libero scambio che possano favorire anche le spedizioni ortofrutticole?

MM - Stiamo lavorando su numerosi fronti per sbloccare opportunità di mercato nuove per i prodotti italiani. Solo per citare alcuni paesi, sono in corso negoziati dell'UE per accordi di libero scambio, con gli USA, Giappone, Singapore, Vietnam, India, Ecuador, Cile, Sudafrica, Moldavia e Georgia. Con il Giappone, dopo un lungo negoziato durato decenni, abbiamo trovato un accordo in campo fitosanitario per l'esportazione delle arance Tarocco. E' uno sbocco importante per la nostra ortofrutta e siamo decisi ad allacciare rapporti commerciali sempre più stretti. Lo stesso vale per l'export di mele e pere verso gli USA il cui negoziato è partito, su nostra iniziativa, ben prima dell'inizio del TTIP. Recentemente abbiamo sbloccato l'esportazione di kiwi verso la Corea del Sud, dopo un negoziato bilaterale durato circa sette anni. Il Ministero ha in corso, da diversi anni, numerosi negoziati bilaterali con i Paesi terzi per trovare accordi di natura fitosanitaria che possano permettere la commercializzazione dei prodotti ortofrutticoli.

Attualmente sono in corso negoziati con l'India per il riso alimentare, con la Cina per gli agrumi, il tabacco, il riso per risotti, il materiale di riproduzione della vite, il frumento, con la Turchia e il Kenya per le piante ornamentali, con il Messico e il Sudafrica per i kiwi le mele, con il Vietnam soprattutto per le sementi, con il Canada per l'uva da tavola.

FP – Sul fronte della ricerca esiste un preciso piano di razionalizzazione per quanto riguarda l'accorpamento tra INEA e CRA? Con quali step?

MM - Vogliamo rilanciare le aree di intervento e di azione dei due enti, con un maggiore collegamento alle esigenze del mondo produttivo italiano e non solo. Il nuovo Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria è nato con questo obiettivo. Innovazione e ricerca sono parole chiave per il potenziamento del comparto agroalimentare e per il futuro di migliaia di aziende agricole del nostro Paese, che ogni giorno scrivono importanti pagine di successo del Made in Italy nel mondo. La fusione di Inea e Cra rafforza questa politica di sostegno, garantendo loro professionalità e competenza.

FP – Ministro, mancano tre mesi all'apertura di EXPO 2015. A che punto sono i lavori e quali sono gli aspetti più significativi della esposizione?

MM - Sono oltre 20 i Padiglioni che stanno chiudendo i lavori in questi giorni; 3.500 operai hanno lavorato senza sosta anche durante le feste di Natale e, nelle prossime settimane, arriveranno a quota 4.000. Dai Paesi stranieri, in termini di investimenti, è arrivato circa 1 miliardo di euro e le commesse, nell'80% dei casi, hanno coinvolto le oltre 1.000 aziende italiane impegnate sul cantiere.

L'obiettivo che ci poniamo con Expo è costituire la piattaforma ideale per discutere di un tema cruciale come la sicurezza alimentare. Come garantire cibo sano, sicuro e sufficiente a una popolazione mondiale che aumenta e che nel 2050 toccherà i 9 miliardi. E' questa la grande sfida che affronteremo e nei sei mesi lanceremo una nuova prospettiva per ripensare anche la politica del nostro Paese.

Entro fine febbraio già avremo una prima versione della "Carta di Milano", la prima eredità dell'Esposizione universale. La "Carta" rappresenterà un atto di impegno che vedrà protagonisti, per la prima volta, cittadini, Istituzioni, imprese, associazioni e l'intero sistema delle organizzazioni internazionali, come l'Onu, dove alla fine il documento approderà. L'appuntamento è per il 7 febbraio a Milano (vedi news). Lavoreremo concretamente con 500 esperti che daranno vita a 40 tavoli di confronto su quattro aree tematiche: le dimensioni dello sviluppo tra equità e sostenibilità; cultura del cibo; agricoltura, alimenti e salute per un futuro sostenibile; la città umana, futuri possibili tra smart e slow city.