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Le incongruenze tra normativa UE e armonizzazione dei principi attivi

"Davide Vernocchi (Alleanza Coop): "Frutta nelle Scuole, in Italia si mangia (anche) spagnolo"

L'Unione europea ha varato il programma "Frutta nelle Scuole" che, finalizzato ad aumentare il consumo di frutta e verdura da parte dei bambini e ad attuare iniziative a supporto di più corrette abitudini alimentari, consente ai prodotti ortofrutticoli comunitari di arrivare nelle scuole dei Paesi membri.

Il regolamento è stato recepito dall'Italia tramite un apposito bando di gara per l'affidamento della fornitura e distribuzione di prodotti ortofrutticoli per l'anno scolastico 2014/15.

"Ciò premesso - commenta a FreshPlaza Davide Vernocchi a nome del coordinamento del settore ortofrutticolo dell'Alleanza delle cooperative - posso solo biasimare un bando che, alla luce di una crisi economica generale, delle difficoltà del settore ortofrutticolo e persino dell'embargo russo, permette l'entrata nelle nostre scuole di frutta da altri Paesi quando gli agricoltori italiani ne hanno altrettanta a disposizione".

"Non inserire nel bando di gara ministeriale specifici criteri di aggiudicazione a favore dei prodotti ortofrutticoli nazionali, almeno per quelli di stagione dotati delle certificazioni, non solo vanifica l'importanza delle somme a vantaggio dei produttori che arrivano all'Italia tramite questo progetto, ma può anche determinare effetti speculativi".

"Per ora - continua Vernocchi - abbiamo avuto notizia della distribuzione in Italia di uva da tavola e cachi a produzione integrata di origine spagnola. Ma, così, torna attuale il problema della mancata armonizzazione dei principi attivi tra singoli Stati membri. Cosa succederà - si chiede - quando arriveranno sui banchi delle scuole italiane le pere trattate con i prodotti antiriscaldo, proibiti qui da noi?".

Uno tra tutti, l'etossichina, al centro di un "caso" aperto tre anni fa con la messa al bando da parte dell'Unione europea. Sostanza per la quale Spagna e Portogallo hanno concesso una deroga, a differenza dell'Italia bloccata dal proprio Ministero della Salute. Da qui l'incongruenza di alcune norme in vigore a livello comunitario, sottolineata da Vernocchi.