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Teli da pacciamatura: il futuro e' bio?

"Potrà apparire lapalissiano, ma il miglior modo di riciclare i rifiuti è quello di non produrli", chiosa Sara Guerrini di Novamont, azienda leader nel settore dei polimeri - e quindi delle plastiche - biodegradabili. Proprio di plastiche e teli per la pacciamatura biodegradabili s'è parlato ieri a Finale Emilia (MO) nel corso di un incontro organizzato appunto da Novamont, dal C.R.P.V - Centro Ricerche Produzioni Vegetali, Astra Innovazione e la Provincia di Modena.

La pacciamatura è una pratica diffusa in relativamente pochi paesi al mondo, si pensi, continua la Guerrini, "che Italia, Spagna e i paesi del Mediterraneo usano l'80% dei teli da pacciamatura che si vendono nel mondo". C'è un però: "Riciclare questa plastica - spiega - è difficile, prima di tutto perché è sporca, soprattutto di terra. E' stato calcolato che dall'applicazione alla rimozione lo sporco, la terra che rimane sul telo è l'80% del peso iniziale del telo. Così ci sono dei costi aggiuntivi e non visibili nell'uso di questi teli, ad esempio quelli per il lavaggio prima di avviarli al riciclaggio", ciò ammesso e non concesso che si cerchi di riciclarli.


Il tavolo dei relatori all'appuntamento di ieri. A sinistra Sara Guerrini di Novamont.

Sul piatto c'è infatti un altro elemento, quello del cosiddetto white pollution, ossia l'accumulo e l'abbandono di plastica; una forma d'inquinamento "a cui spesso nemmeno facciamo caso - spiega la Guerrini - ma ad esempio la Cina ha inserito il contrasto alla white pollution tra i suoi 3 pilastri per l'agricoltura".

In Europa non si è da meno. "La gestione ambientale - spiega Marco Cestaro, della Regione Emilia-Romagna, anche lui ieri al convegno a Finale - è obbligatoria nella nuova OCM ortofrutta, obbligo cui si assolve o prevedendo un minimo del 10% della spesa totale, dato non irrilevante se consideriamo che nel complesso, in Emilia-Romagna, la spesa totale è di 160 milioni di euro. Il 10% sono 16 milioni di euro. Oppure prevedendo un minimo di 2 azioni ambientali, una serie di azioni che puntano alla protezione del suolo, alla tutela delle risorse idriche, alla mitigazione dei cambiamenti climatici e alla riduzione dei rifiuti. Nel 2011 - secondo dati Ismea citati da Cestaro - le azioni per la riduzione dei rifiuti hanno coinvolto in tutta la penisola 15mila aziende agricole per un totale di 100mila ettari".


Il pubblico di ieri a Finale Emilia (MO).

Due esempi di buone pratiche ambientali citati da Cestaro. Il primo messo in campo negli scorsi due anni dall'Aop C.I.O - Consorzio Interregionale Ortofrutticoli per studiare l'uso di pacciamature biodegradabili sul pomodoro da industria. Si noti che quello del pomodoro da industria è un settore dove la pacciamatura non si usa visto che la raccolta è meccanica. "Qui quello che si è ottenuto - riprende Cestaro - è stata una precocizzazione delle culture, un contenimento delle infestanti e l'uso di meno acqua per l'irrigazione".

Il secondo caso è quello condotto invece dall'Op Apo Conerpo nel 2013-14. E' stato testato l'uso di erogatori biodegradabili per la confusione sessuale sul pero, confrontandone i risultati con gli erogatori più tradizionali. "Alla fine - chiude Cestaro - si è rilevato che la differenza tra i due erogatori è marginale, ma qui sfugge un dato: un erogatore in plastica di ferormoni pesa circa 2,74 grammi e in un ettaro se ne usano 1.000, cioè 2,74 chili di plastica per ettaro. Dati 28.000 gli ettari in Emilia-Romagna di pero e pesco dov'è usata la confusione sessuale si ricava che usando erogatori biodegradabili si risparmierebbero 76,7 tonnellate di plastica".


(Foto Novamont)

Da tempo la Novamont ha lanciato sul mercato Mater Bi, polimero biodegradabile a base di amido di mais con cui si realizzano teli appunto biodegradabili, tanto per la pacciamatura quanto per coperture maggiori, come le serre. Per conto di Novamont Astra ne ha saggiato l'efficacia nella pacciamatura su diverse orticole (melone, anguria, pomodoro da industrie e da mensa, zucchine, melanzane) in 6 aziende agricole emiliano-romagnole, di cui una biologica. Del Mater Bi è stata testata la facilità di posa - per la stesura è stata usata una normale macchina per la pacciamatura - e quali danni ha avuto durante l'applicazione, così come il degrado nel tempo della parte esposta, così come di quella interrata, le lesioni e la resistenza allo strappo.

Le performance del telo biodegradabile "sono in linea con quelle che si ottengono con teli tradizionali - spiega Paolo Pasotti di Astra Innovazione - ma se le piccole aziende lamentano che col biodegradabile non possono ammortare i costi usando il telo, passata la prima stagione, nelle colture protette per altri cicli produttivi, va detto che l'ammortamento arriva eliminando le spese per la rimozione e lo smaltimento dei teli".

Il Mater Bi infatti "sparisce" in circa un anno, così può essere posato per un ciclo colturale, poi fresato dopo la raccolta e lasciato in campo: alla stagione successiva non ci sono residui.


Il tavolo dei relatori. Da sinistra a destra Benedetto Accinelli (Riff 98), Sara Guerrini (Novamont), Enos Ardizzoli (vicepreside dell'istituto Calvi che ospitava il convegno), Vanni Tisselli (C.R.P.v) e Paolo Pasotti (Astra Innovazione e Sviluppo).

"Abbiamo testato il Mater Bi anche sulle fragole coltivate in tunnel - chiude la Guerrini - rilevando un aumento del grado zuccherino e del contenuto di acido ascorbico, così come un aumento di produzione delle fragole migliori e più grosse. In Puglia l'abbiamo testato invece sulle piante di vite, rilevando un'entrata in produzione anticipate di 18 mesi e un apparato radicale ben sviluppato".

Contatti:
C.R.P.V - Centro Ricerce Produzioni Vegetali
Via dell'Arrigoni, 120
47522 Cesena (FC)
Tel.: (+39) 0547 313571
Fax: (+39) 0547 317246
Email: ortofrutticola@crpv.it
Web: www.crpv.it

Novamont S.p.A.
Via G. Fauser 8
28100 Novara
Tel.: (+39) 0321 699611
Web: www.novamont.com